DOLCE SARCASMO DI LEHAR di Sandro Cappelletto

DOLCE SARCASMO DI LEHAR DOLCE SARCASMO DI LEHAR UNA vedova ricchissima e un attaché d'ambasciata, un ambasciatore, sua moglie e un ufficiale galante. Un palazzo parigino e un immaginario principato mitteleuropeo in bancarotta da salvare grazie a una combine matrimoniai-finanziaria. Come un film di James Borni: belle donne, uomini ambiziosi, ristoranti di lusso, intrighi diplomatici, comunque il lieto fini'. All'inizio del Novecento Vienna ha già sufficienti motivi per piangere, per pretendere di ridere almeno quando va a teatro ad assistere ad un'operetta, il genere dovi' l'inverosimile diventa il solo criterio utile per riflettere sulla realtà. Gli artisti, veri cani da tartufo, hanno già intuito che un intero sistema di convivenza civile sta colando a picco. Addio, Vienna felix e Francesco Giuseppe. E scelgono: chi, come Murder, il compianto e il velo della memoria, chi la lucidità del cinismo come Karl Kraus, chi il più dolce dei sarcasmi, come Franz Lehar. Nato in Ungheria, diplomato al Conservatorio di Praga, direttore di bande militari, arriva a Vienna - capitale dell'Impero austro-ungarico, dunque la sua capitale poco più che trentenne, deciso ail ereditare il posto di principe del teatro leggero, lasciato vacante dalla morte di Jacques Offenbach e Johann Strauss jr. Coincidenze: come Parigi aveva amato l'operetta negli anni a cavallo della disfatta subita dui francesi per mano dei prassi.mi, cosi Vienna le riserva particolare successo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e del crollo dell'impero. Ancora oggi, in Italia, e la più asburgica delle nostre città, Trieste, a tener viva la memoria dell'operetta, dedicandole ogni estute un Festival, molto seguito. Gli altri teatri sono pia distratti e, quando si ricordano del genere, la fantasia si ferma ai primi titoli che vengono in mente; ma il repertorio è molto più ampio. Oliando nasce «Vedova alle¬ gra» 119051, Puccini e Strauss, con ■'Madami'. Hutterlly» e «Salomé», indagano i territori di contine fra tragedia, pulsione erotica ed esotismo. Lehar, invece, seduce le sue principesse inebriandole di champagne, facendole danzare al ritmo sfibrante di danze slave Non si muore sul palcoscenico dell'operetta: se una vedova c'è, e certamente pili allegra di prima 11 matrimonio non e un progetto, ma un interludio tra un amante e il successivo. «Nell'operetta l'assurdità è sottintesa», ha scritto Karl Kraus, che la preferivi! all'opera seria jEssìi presuppone un mondo dove il rapporto tra causa ed effetto e sospeso, dove si continua a vivere allegramente secondo le leggi del caos... La funzione della musica sciogliere il crampo della vita e stimoline di nuovo l'attività del pensiero, dopo averne allentato la tensione - si congiunge con unii irresponsabile ilarità». Lehar rimpiange troppo Mozart per non dichiarare il suo debito: il giardino notturno dove si svolge il secondo atto della «Vedova» è una citazione diretta del quarto atto delle «Nozze di Figaro» impastata con la trama del secondo II sorriso della commedia sfiora per un attimo il precipizio del dramma, ma, tra un valzer Chez Maxim's e un languido «Lippen schweigen» (Tace il labbro), la «favola bella» di questa musici potrà continuare: oggi principessa, Hanna Glawari era splendida, ma purtroppo contadina quando il conte Danilo si innamoro di lei. Un matrimonio blu e fortunatamente breve di lei rende possibile l'incontro predestinato con lui Un'eredità multimilionaria portata in dote non guasta, Pontevedro come il Principato di Monaco: il primo inventato da Henry Meilhuc. autore francese delia commedia che da origine al libretto usalo da Lehar, il secondo dai rotocalchi di oggi. In genere, funziona meglio l'originale. Sandro Cappelletto

Luoghi citati: Italia, Parigi, Praga, Principato Di Monaco, Trieste, Ungheria, Vienna