Una vista da cavallo...

Una vista da cavallo... STORIA DELL'OCULISTICA Una vista da cavallo... /primi trapianti di cornea equina QUARANTANNI fa, a Torino, ogni mattina un uomo att raversava la città al volante di una Fiat 1500 color latte. Portava con so una valigetta a soffietto dal contenti lo insolito: occhi di cavallo appena estratti dalle orbite. Quel signore non era un sadico, ma il dottor Tommaso Pansini, un oculista assistente all'ospedale Maria Vittoria. Ogni giorno doveva procurare bulbi oculari al suo primario, Piero Giani, il primo chirurgo italiano che abbia tentato innesti parziali di ( ornee fresche dagli animali all'uomo. Pansini si recava al mal tatoio pubblico per prelevare lo cornee dei cavalli destinati al macello: ila 30 a 40 ogni settimana. Il prelievo lo eseguiva Mario Milena, l'addetto al macello che, con una grossolana enucleazione, asportava i bulbi oculari e li consegnava a Pansini per la conservazione alla temperatura di 4"C e l'utilizzo entro le 24 oro successive. A questo punto interveniva Piero Giani, allora cinquantasettenne, Dopo oltre 150 studi sulla cornea (nonostante il problema fosse stato dimenticalo ila più di mozzo secolo) aveva ripreso in esame la possibilità di praticare clero-innesti, rimettendo in discussione un vecchio dogma, ossia l'impossibilita ili usare cornee animali per trapianti corneali sull'uomo, e confidando nei risultati ottenuti da Paul Payrau (un insigne clinico all'ospedale Val de Giace ili Parigi) in seguito ad etoro-innesti, ma servendosi di cornee trattalo con la silico-disseccaziono. Nel discutere questo metodo con il Payrau noi 1951 a Parigi, Giani espresse al collega i suoi dubbi che il semplice disseccamento potesse eliminare completamente il potere antigenico delle cornee e, per questo, si sentiva tentato di usare la cornea animale fresca. I primi duo interventi furono eseguiti il 15 aprile del 1901, seguiti da altri sei prima di giugno: sotte pazienti ricevettero la cornea fresca di cane; innesti perfettamente riu- sciti tanto da ossero presentati dal Payrau a Parigi e pubblicati in una comunicazione sulle «Annales d'Oculistique». Nessuno, prima di Giani, lo aveva mai l'alto perdio nessuno era abbastanza ottimista per tentare la prova, in quanto tutti convinti che soltanto il disseccamento potesse eliminare il potere antigenico dello cornee animali. Ma in die cosa consisteva l'intervento del Giani? Dopo aver stabilito che il soggetto era cieco per scomparsa della trasparenza corneale (la causa della cecità era la cheratite erpetica, una malattia che colpisce l'uomo e alcuni animali a causa del virus «Herpes simplex») pro¬ cedeva all'asportazione parziale della cornea opaca e alla sostituzione con una cornea trasparente di vitello, cane o cavallo, effettuando così l'innesto: unico rimedio, perche allora non esistevano ancora appropriati l'armaci antivirali. Con questa tecnica, Giani (aiutato da Amerigo Liborio e Tommaso Pansini) ha ridato la vista a decine di persone affette da esili cicatriziali causati da leucoma corneale. Il problema ilei rigetto - spiega Pansini - era ben «controllalo» grazie a un procedimento di disidratazione iniziale del tessuto da innestare, successivamente rimiratalo con soluzione fisiologica, che ne riduceva il potere allergonico; ma anche perche alcuni animali, conio il cavallo e il cane, sono immuni dalla forma virale erpetica che colpisco l'essere umano Confortato da questi risultati, Giani divenne sempre più convinto che la cheratoplastica poteva tentare altro strade. In sostanza sosteneva che il tessuto corneale animalo, soprattutto del cavallo, può essere trapiantato in sede non solo extracorneale ma addirittura oxtraoculare per plastiche mucose e cutanee. Un primo trapianto in una mucosa cuccale fu fatto nel settembre 1902, con ottimi risultati. Piero Giani era nato a Torino nel 1904. Laureatosi in medicina, si dedico a studi di batteriologia e immunologia all'ospedale Maria Vittoria (qui fu primario di oculistica por 25 anni), in particolare sulla immunizzazione dell'occhio con antivirus e sulla microbiologia del tracoma. Affascinato dai problemi della cheratoplastica, iniziò una serie di studi sui trapianti corneali. Dopo la sua morte (8 marzo 19G3, a 59 anni) l'indicazione di innesto di corneo animali per il trattamento della cheratite oqietica non ebbe seguito, soprattutto perché alcuni anni dopo furono realizzati nuovi farmaci antivirali in grado di curaro questa malattia. Ernesto Bodini I pionieristici esperimenti eseguiti a Torino da Piero Giani negli Anni 60

Luoghi citati: Parigi, Torino