Il cervello di Einstein di Ezio Giacobini

Il cervello di Einstein RIESAMINATO IN CANADA Il cervello di Einstein Aveva in effetti caratteristiche insolite SECONDO un recente studio canadese il cervello di Einstein mostrerebbe il lobo parietale sinistro più ampio del normale e mancante di un solco. Ciò lo fa apparire stranamente simile al destro. Possiamo spiegare la si raordinaria intelligenza di Einstein su questo basi? E' il destino dei cervelli appartenenti a persone di intelligenza eccezionale di finire in formalina in un Istituto Anatomico per essere fotografai i, pesati, sezionati ed analizzati con cura. Da quello del matematico Gauss a quello degli scrittori Turgheniev (peso di 2012 grammi) e Aliatole Franco (poso di soli 1017 grammi) fino a quello di Lenin (poso normale) ora anche il corvello di Einstein (peso normale) è stato (ri)-esaminato dal Dipartimento di psichiatria e neuroscienze dell'Università Mac Master di Hamilton in Canada. I risultati vengono riportati in un articolo dell» rivista inglese Lancet. Perché un interesse così in ritardo (Einstein mori per la rottura di un aneurisma aortico nel 1955 a 70 anni di età!? Intorno al giro del secolo esist èva un ini eresse molto maggiore di adesso per lo studio di possibili relazioni tra intelligenza e caratteristiche anatomiche del cervello. Il rinnovato interesse è dovuto al fatto che la moderna neurobiologia e le scienze cognitive stanno dando un significato molto più preciso allo facoltà intellettuali di quello fornito dall'anatomia descrittiva di un tempo. Utilizzando tecniche come la Pel (tomografia ad emissione di positroni) e la risonanza magnetica funzionale si possono per la prima volta esaminare le varie funzioni del cervello inclusa l'intelligenza (intesa come capacità di risolvere problemi) mentre si osserva contemporaneamente l'attivazione di varie aree cerebrali nell'individuo vivo e non anestetizzato. La conoscenza della relazione tra struttura cerebrali.- e funzioni psicologiche era assai limitata all'inizio del .secolo in quanto poco si conosceva circa la loro localizzazione corticale e la funzione cognitiva in generale. Il cervello di Einstein prelevato sette ore dopo la morte per sua espressa volontà e con il permesso dei familiari non presentava dei segni patologici particolari ad un esame esterno; neppure era più pesante o più voluminoso della nonna. Ciò dimostra che non è necessario possedere un grosso cervello per «esserne» uno. Ma ad un esame più particolare delle varie regioni non sfuggiva ai ricercatori canadesi una caratteristica assai rara dei lobi parietali e particolarmente di quella parte inferiore che si estende a livello dell'orecchio per due terzi posteriormente a questo. Paragonato ad altri 182 emisferi appartenenti a 91 indivìdui normali di ambo i sessi e della slessa età il lobo parietale, specie quello sinistro, del cervello di Einstein appariva più ampio di circa il 15%. In effetti era di dimensioni e forma eccezionalmente simile a quello di destra. Il lobo parietale interiore e ben sviluppato nell'ili) mo e si associa a funzioni quali il riconoscimento visivo e spaziale, al pensiero materna! ico e di sintesi e a come ci immaginiamo i movimenti del corpo Lo sviluppo intellettuale eccezionale e il procosso mentalo caratteristico del pensiero di Einstein («le paiolo non mi dicono mollo, ina è la loro associazione e l'immagine visiva di esse che conta»l potrebbero giustificare uno sviluppo maggiore di questa regione coinvolta appunto nell'ideazione matematica e nella formulazione del pensiero. A livello microscopico non si rivelavano differenze particolari tolto un possibile aumento di alcune cellule di sostegno (glia) sempre nella corteccia parietale di sinistra. Non veniva poro conlato con precisione il numeri) dei neuroni o dolio loro connessioni sinaptiche. Aspetti, questi, del grado di sviluppo della rete nervosa, ciuciali por la funzione cognitiva Chiaramente lo studio canadese non risolve il problema della relazione cervello/intelligenza e del substrato anatomico di essa ma pone piuttosto un'ipotesi utile per studi futuri con tecniche più fini conio la l'ut e la risonanza magnetica funzionale associata a test neuropsicologici. Per questo gli autori dello studio si rivolgono a tutti gli individui di intelligenza normale e superiore affinché facciano dono post-mortem del proprio cervello alla scienza nell'interesse dello ricerche sulla funzione e sudo malattie del sistema nervoso centrale così come esplicitamente dispose Einstein quattro anni prima della morte. Ezio Giacobini Albert Einstein, padre della Relatività

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