Calcio-overdose, ci rimette Fazio di Roberto Condio

Calcio-overdose, ci rimette Fazio Una o più partite in tv al giorno: i ristoratori minacciano boicottaggi, le casalinghe prevedono «uomini rincitnilliti» Calcio-overdose, ci rimette Fazio Senza materia prima, «Quelli che» potrebbe saltare Roberto Condio Una stagione potenzialmente lunga un anno esatto, dal 3 luglio 1999 di Perugia-Pobeda (avvio dell'elettrizzante Intertoto) al 2 luglio 2000 della finale degli Europei, evidentemente non bastava. E cosi, onnipresente e onnivoro, il calcio italiano ha completato la sua invasione del calendario: per i miliardi delle tv, giocherà ogni giorno. Serie A e B, Coppa Italia e Uefa, Champions League; Rai, Mediaset, Tmc, Telepiù e Stream; tv in chiaro, pay-tv e pay-per-view: ci saranno piatti per ogni gusto, ma l'abbuffata è garantita, a patto di aprire il portafogli per comprare decoder, parabola e smart-card. Per tentare indecisi e tirchi, tra un po' i diavoletti che organizzano i palinsesti delle tv senza idee dell'estate cominceranno a gettare ami sotto forma di interessantissime amichevoli giocate in amene località turistiche fra squadre ancora palesemente imballate. Qual- cimo, in crisi di astinenza, abboccherà e cosi arriverà senza accorgersene al fatidico 29 agosto, giorno del debutto di A e B ma soprattutto della nuova era «no limits» del calcio in tv. Nei periodi santificati alle eurocoppe, il calciomaniaco potrà trastullarsi con 10-12 dirette a settimana. Aggiungiamo qualche partita in differita, qualche altra trasmessa da canali satellitari esteri, interviste, commenti, processi vari e assortiti, e il rischio di overdo¬ se sarà più che concreto. Tra i primi ad accorgersene è stato proprio un volto noto della tv, personaggio più che mai coinvolto nella svolta perché il doppio anticipo della A al sabato e il posticipo alla domenica sera mettono in discussione il suo programma. Marino Bartoletti, autore con Fabio Fazio di Quelli che il calino, lancia provocatoriamente l'allarme: «Nella migliore delle ipotesi bisognerà ripensare il programma, dando più spazio allo spettacolo e meno al calcio. Nella peggiore, visto l'impoverimento della materia prima della trasmissione, potremmo decidere di non farlo più». Bartoletti ha parole dure per il mondo del calcio: «Fa una politica miope perché dai guadagni delle società a breve termine si passera a una disaffezione totale da parte di chi, come la Rai, ha sempre fatto il successo del calcio. Si è in una fase di autodistruzione e, nel caso di Quelli che il calcio, si dimentica che ha avvicinato tante persone in più a questo sport». Intanto, si allunga la lista di chi si schiera contro il football cliente fisso e quotidiano della tv. Alle immediate proteste degli altri sport, sempre più timorosi di essere soffocati e di vedere crollare ulteriormente gli introiti delle schedine, linfa vitale per il Coni, ieri si sono aggiunte quella attesa della Federcasalinghe («Le partite anche il sabato sono una tragedia: gli uomini diventeranno dei rincitnilliti davanti alla tv») e quelle interessate di due categorie che già annusano gravi danni economici: gli esercenti del cinema e dei locali pubblici. «Anche se non tutto il pubblico cinematografico segue costantemente le partite è indubbio che l'affollamento in tv di calcio porta via spettatori al grande schenno ha detto Lionello Cerri, vicepresidente dell'Altee -. Sarebbe bello che la tv oltre a tanto football, parlasse un po' più di cinema e dei suoi personaggi». «Nel weekend si concentra il 40% del fatturato settimanale delle attività di ristora¬ zione - ha commentato Edi Sommariva, segretario generale della Fipe -: corriamo il rischio di avere sempre meno clienti. Mi chiedo se per pagare ingaggi e acquisti miliardari, poche società di calcio debbano piegare il Paese ai loro interessi e a quelli delle tv». Tira aria di bufera, insomma. Si attendono reazioni concrete. In Spagna, dove l'invasione del calcio in tv è ormai vecchia di due anni, furono proprio i ristoratori a urlare più forte: minacciarono lo sciopero e il boicottaggio dei fornitori che facevano pubblicità negli stadi. Poi, i club iberici si accordarono per lasciar liberi almeno i lunedi e i venerdì. Ma in Italia, a quanto pare, vogliamo esagerare. Chi non si pone il problema è invece la Gei: «La Chiesa non ha mai fatto ostracismo - dice Monsignor Boccaccio -. Il tempo per pregare il cristiano lo può sempre trovare. Il problema semmai e come le persone usano il loro tempo del riposo e l'esercizio delle liberta». Fabio Fazio (foto) ieri ha discusso con Marino Bartoletti il futuro di «Quelli che il calcio», messo in dubbio dal doppio anticipo al sabato del campionato di A

Persone citate: Bartoletti, Edi Sommariva, Fabio Fazio, Lionello Cerri, Marino Bartoletti

Luoghi citati: Italia, Perugia, Spagna