Anche Mina diventa giapponese di Marinella Venegoni

Anche Mina diventa giapponese L'ultima major discografica della musica popolare italiana passa agli stranieri Anche Mina diventa giapponese Mediaset ha venduto la Rti al colosso Sony Marinella Venegoni KTl dol gruppo Mediasi:!, l'ultima grande caso discografica italiana, diventa giapponese e i rascina con sé nel musiebusiness del Sol Levante anche la l'du, l'etichetta luganesc di Mina, che detiene al 10(1 per cento In qualche modo, finisce nella compravendila anche Adriano Celcnlano: il Clan resia di sua proprietà, pero legalo a IVI l da un contratto di distribuzione. Uopo mesi di trattative con varie altre case internazionali e illazioni che davano per concluso l'affare Ira Mediasi:!, e Warner Music, l'ha invece spuntata il colosso Sony, la major di Spring si.een e di Michael Jackson, che spazia a lutto campo nel mondo della comunicazione. Berlusconi non uscirà pero del tutto dalla musica: l'accordo (che sarà perle zionalo in settembre) prevede infatti una collaborazione nel dovizioso settore delle edizioni musicali legale alle attivila televisive. Alla guida di KTl resterà Roberto Magrini, veterano della discografia italiana, uomo di grande esperienza, che concluse l'acquisto della casa discografica di Mina e convinse anche Mina e Cclontano a cintare insieme, pollandosi a casa l'anno scorso un 9,8 por cento delle classifiche di vendila: la sua abilita viene ora premiata .inchecon una partecipazione nella Società. E' un addio definitivo alla gran de discografia italiana Finisci¬ un'epoca di talenti locali ricercati 0 poi allevati con pazienza e passione: una per una, anno dopo anno, dal '90 ad oggi tutte le etichette che hanno fatto la storia della musici, lirica prima 0 popol.iii- poi, sono finite nelle mani delle multinazionali che governano il mercato grazie a un complesso intreccio di vendite di repertori nazionali ed esteri. Si vede ora all'orizzonte la crescita della Sugar guidata da Caterina Caselli, che sta spopolando in lutto il mondo grazie al successo di An drea Bocelli. E restano come patrimonio del paese del belcanto solo etichette chi.' producono soprattutto musica dance, l'unico genere che l'Italia riesce a esportare con sicurezza nel mondo. KTl rappresenta il 5 percento tlel mercato italiano, il che la dice lunga sull'esiguità di potenziale del nostro territorio Ma alle radici di questa nuova e inquietarne situazione c'è soprattutto una sana ignoranza, che altra versa ogni ambiente e classe sociale. L'Italia non i: più (o non ò mai stato?) il paese della musica: che non viene studiata nelle scuole, non viene incoraggiata, non viene diffusa come patrimonio e perciò ha finito per imporsi soltanto come prodotto (il che, se ci si pensa bene, è molto italiano). (ili artigiani volonterosi ecapaci che hanno fattograndi le stagioni dei Sessanta e Settanta sono andati in pensione. Non c'è più humus e ambiente adatto, non la dedizione e la passione che aveva trasformato in star ragazzi e ragazze qualunque pescati nell'Italia che usciva dal do|X)guerra. Il paradosso è che l'Italia discografica chiude bottega proprio mentre sta trionfando in tutto il mondo il genere classico/ pop, che affonda nella nostra tradizione. Nessun governo si è mai occupato di musica se non quando serviva per le campagne elettorali: e questo è il risultato finale. mariveneivrtm.it

Persone citate: Adriano Celcnlano, Berlusconi, Bocelli, Caterina Caselli, Michael Jackson, Roberto Magrini, Warner Music

Luoghi citati: Italia