II giulio delle locuste di Andrea Di Robilant

II giulio delle locuste II giulio delle locuste L'Iraq caccia uno sminatore Onu Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Al Palazzo di vetro scoppia il giallo delle locuste. I rapporti tra Onu e Iraq sono spesso complessi, perfino esasperanti. Ma la direzione che hanno preso nelle ultime 24 ore assume un aspetto a dir poco bizzarro. La vicenda conùncia martedì scorso, quando il governo di Baghdad manda una nota verbale alle Nazioni Unite per denunciare le azioni criminali di Ian Broughton, un ragazzo neozelandese che lavora per una ditta britannica impegnata in operazioni di sminamento nell'Iraq del Nord per conto delle Nazioni Unite. Baghdad accusa Broughton, detto anche Red - il rosso - per via dei suoi capelli, di aver sepolto lo scorso 8 uprile, attorno al villaggio di Kalar, tante scatolette piene di uova di locuste. Il messaggio iracheno è chiaro: Broughton si e adoperato per scatenare una piaga e mettere in ginocchio l'economia irachena. Deve lasciare il Paese (Mitro 72 ore. Al Palazzo di vetro ordinano al coordinatore umanitario dell'Onu in Iraq, Hans von Sponeck, di fare una rapida indagine sulle accuse irachene e di raccogliere la testimonianza di Broughton, del suo immediato superiore e di tutti i suoi colleglli. Von Sponeck conclude che l'ii aprile né Broughton né alcun impiegato si era trovato nella zona indicata nella nota verbale. E suggerisce agli iracheni che forse hanno individuato la persona sbagliata. Ma le autorità di Baghdad confermano: Broughton il Bosso disseminò uova di locuste in Iraq del Nord e dunque deve andarsene. A quel punto - e arriviamo a ieri mattina - l'ultimatum sta per scadere e non c'è più nulla da fare. L'Onu ordina la partenza del neozelandese, che lascia Baghdad (! si reca ad Amman. Nella capitale giordana il direttore esecutivo del programma Onu in Iraq, Benon Sevan, esprime disappunto. E' reduce di una visita di venti giorni in Iraq che gli era parsa un successo, e questa vi¬ cenda delle locuste torna a rovinargli il sonno. Sì, perché già all'inizio del mese di giugno i media iracheni avevano accusato un impiegato dell'Onu non meglio identificato di aver «piantato» uova di locuste. Anche in quell'occasione era stata fatta un'indagine «dalla quale risultò si legge in un documento Onu che la notizia diramata dai media non aveva alcuna base nei fatti». Ora risulta che, per fugare ogni dubbio sulla questione, Sevan decise di sollevare lui stesso la questione durante la sua visita di tre settimane in Iraq. Durante un suo colloquio al ministero dell'Agricoltura chiese di poter visitare i luoghi dove il presunto impiegato dell'Onu aveva sepolto le uova di locusta. Ma da parte dei funzionari iracheni non ci fu alcuna risposta. Sevan lasciò Baghdad soddisfatto, per poi vedere il giallo riesplodere non appena è arrivato ad Amman. Al Palazzo di vetro si grattano il capo. Gli iracheni non sono nuovi a polemiche di questo tipo, destinate a delegittimare l'Unscom e a dividere i membri del Consiglio di sicurezza sulla politica da tenere nei confronti Baghdad. Ma la storia delle locuste, con quel suo strano richiamo biblico, ha una genesi più oscura e una funzione più misteriosa. Baghdad accusa l'operatore di aver interrato migliaia di uova, il Palazzo di vetro smentisce ma lo richiama