Belgrado

Belgrado Belgrado Freddato il capo della polizia Ingrid Badurina ZAGABRIA Il capo della polizia del commissariato centrale di Belgrado, Dragan Simic, ò stato ucciso ieri mattina davanti a un bar nel centro della capitale jugoslava. Simic e stato freddato con alcuni colpi di arma da fuoco verso le 7,30, poco prima di recarsi al lavoro. Per il momento non ci sono altri dettagli sull'agguato teso all'alto dirigente delle forze dell'ordine serbe. La notizia della sua uccisione e stata riportata dalla televisione indipendente Studio 13, attualmente controllata dal leader del partito del rinnovamento serbo Vuc Draskovic. Subito dopo l'agguato la polizia ha circondato tutta la zona, istituendo posti di blocco nelle strade principali di Belgrado. Simic era un personaggio in vista, perché il suo commissarialo è il più grande della città. Non è la prima volta che un dirigerne della polizia jugoslava viene ammazzato dai killer nel centro di Belgrado. Due anni fa in un noto ristorante della capitale ò stato ucciso Kadovan Stojcic, capo della polizia serba. Mentre era a cena con il figlio e un gruppo di amici Stojcic ò stato colpito alla schiena da un uomo armato che è riuscito a scappare a bordo di una limw guidata da un complice. Ma l'omicidio di Stojcic non è ancora stato risolto. A Belgrado si ò parlato di un regolamento di conti della mafia, ma c'è chi ha riconosciuto nell'attentato la matrice politica: Stojcic era infatti vicino alla famiglia di Milosevic. La tensione regna anche all'interno dell'assemblea municipale della città dove ieri si sono picchiati gli esponenti del partito radicale di Vojislav Seselj e quelli del partito del rinnovamento serbo di Draskovic. Tutto e iniziato con l'espulsione dall'aula del radicale Pavle Jeremic, seguace del leader ultranazionalista. «Farabutto» ha gridato Seselj al sindaco di Belgrado, che fa capo al partito di Draskovic, e ha insultato i socialisti di Milosevic che hanno approvato l'espulsione del suo uomo «vi pentirete di ciò che avete fatto». Dalle parole i radicali sono poi passati alle mani ed è scoppiata una vera rissa con gli esponenti del partito del rinnovamento serbo. Amici intimi in passato (Seselj è persino stato testimone alle nozze di Draskovic) i due leader politici serbi sono «in guerra» da anni, in una lotta senza mezze misure dove non si risparmiano armi e munizioni.

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