Portare Walter a Palazzo Chigi? Il piano-Prodi agita Botteghe Oscure

Portare Walter a Palazzo Chigi? Il piano-Prodi agita Botteghe Oscure RITORNA LA PAURA DELLA CRISI Portare Walter a Palazzo Chigi? Il piano-Prodi agita Botteghe Oscure Augusto Minzolini POTRÀ' sembrare paradossale, un episodio originale di una liturgia tutta italiana, ma proprio all'indomani del dibattito parlamentare che ha dato il via libera al governo, si torna a parlare di crisi in autunno. E quella parolina, la più in uso nel costume della politica in f>0 anni di storia repubblicana, non e uscita dalle bocche dei solili «peones» ma da quelle dei grandi protagonisti della maggioranza di governo e, sia pur indirettamente, ha fatto capolino anche in un discorso del Capo dello Stato che ha scelto proprio la giornata di ieri per fare una raccomandazione al Parlamento: i governi debbono durare un'intera legislatura. Il rischio di una crisi è venuto fuori anche nei colloqui che Veltroni ha avuto ieri mattina con D'Alema e Prodi, prima di dare alle stampe la lunga lettera in cui chiede al ieader dei Democratici di mantenere l'appuntamento del vertice del 16 giugno (quello che dovrebbe fondare l'Ulivo Due). Al di la delle schermaglie su ([nella scadenza, infatti, la vera posta in gioco di queste settimane è la sopravvivenza del governo D'Alema. Non per nulla di crisi ha dissertato il premier che ha parlato apertaniente di questa eventualità con il segretario della Quercia, D'Alema a quanto pare - ha addirittura chiesto al suo interlocutore se queste «voci» di un Prodi che lavora per un governo Veltroni siano vere. E, ovviamente, ha ricevuto come risposta uno sdegnato «no». Un «no» ohe deve averlo convinto visto che qualche ora dopo dissertando sul problema, D'Alema ha spiegato al suo staff: «Se Prodi pensa che Walter si presterà all'operazione di sostituirmi a Palazzo Chigi, si sbaglia. Se i prodiani vogliono una crisi presentino una mozione di sfiducia in Parlamento, andranno incontro ad un suicidio elettorale». E più o meno la slessa logica ha usato Veltroni nello scambio di idee che ha avuto con il Professore. «Caro Romano - ha fatto presente l'inquilino del Bottegone a Prodi - dopo la crisi non ci sarà un governo istituzionale, di decantazioonc o quant'altro, ma solo le elezioni... Per cui la pace conviene a tutti». Un avvertimento buttato li, sperando che abbia qualche effetto su quel testardo del Professore. Per saperlo, però, bisognerà attendere l'autunno, l'appropinquarsi dell'esame della legge finanziaria: Prodi ha imparato a sue spese da D'Alema die se si vuole spuntare l'arma delle elezioni anticipate in mano al premier, bisogna aprire la crisi solo in quel momento; a quel punto Ciampi, posto di fronte all'alternativa se mandare a votare un Paesi: privo del documento base della politica economica o dare il via libera alla nascita di un altro governo, molto probabilmente sarà costretto a scegliere la seconda ipotesi. Ciustappunto come Scalfaro un anno fa. Ma intanto, aspettando quella data, il vertice diessino si scervella su quello che potrebbe avere in testa il Professore e sui «perché» dell'atteggiamento aggressivo dei Democratici. Lo stesso Veltroni si lascia andare a voli pindarici: ipotizza, ad esempio, che l'attacco a D'Alema sia l'unico espediente in mano a Prodi per tenere insieme i Democratici. «Quelli sono divisi tra Di Pietro, che vuole fare l'antipartito con la Bonino, e i sindaci che non ci pensano affatto». Ed ancora, intravede dietro le mosse del Professore un piano ambizioso: «Vogliono ristrutturare il centro-sinistra, per creare un centro egemone e una sinistra marginale». E, proprio scegliendo questa chiave interpretativa, qualcuno vicino al segretario arriva a fare delle supposizioni stravaganti che, perù, lo stesso Veltroni non esclude del tutto: «Prodi potrebbe anche mettere nel conto una sconfitta del centro-sinistra alle prossime politiche per ripresentarsi lui stesso fra cinque anni nel molo del salvatore». Una tesi fin troppo capziosa, ma clic al Bottegone comincia a far proseliti. «Se Prodi pensa a questo - si domanda lo stesso Veltroni - lui rischia di fare la fine di Bertinotti, ma intanto ci espone tutti alla sconfitta. Non capisco perché lo fa...». La risposta sarebbe alquanto semplice: per preparare la sua rentree. Ma le logiche dei ds rifuggono dalle ovvietà anche se spesso corrispondono alla realtà. Lo stato maggiore dei ds preferisce mettere in piedi solo le possibili contromosse: Veltroni e convinto, ad esempio, che l'unica strada per mettere in difficoltà il Professore e quella del richiamo all'unità, magari proponendogli di andare con il simbolo unico dell'Ulivo fin dalle elezioni regionali. Si vedrà nei prossimi mesi quale esito avrà questa strategia. Per ora l'unica cosa di cui si sono convinti i ds è che il Professore punti davvero alla crisi. «Se uno - spiega Claudio Burlando - vuole portare nell'Ulivo Due sole quelli dell'Ulivo Uno prevede clic all'indomani della riunione gli esclusi, cioè Mastella e Cossiga, aprano la aisi di governo. Onesto e sicuro». Non fa una piega.