Berlinguer: né vincitori né vinti

Berlinguer: né vincitori né vinti IL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE «NON PARLATE DI MIRACOLO, SONO ATEO» Berlinguer: né vincitori né vinti «Una buona mediazione, non un baratto intervista Pierluigi Battista Mi INISTRO Berlinguer, come si sta dopo il miracolo? «Ma quale miracolo. Io sono ateo». E allora dica lei come ha fatto a mettere d'accordo Giorgio La Malfa e Rocco Buttigliene sulla parità scolastica. «Prima di tutto non accettando una logica di baratto. O peggio, una spartizione indecorosa con tutte le parti soddisfatte per aver portato a casa un brandello. Come ho fatto? Proponendo, se mi permette, una mediazione di alto profilo, senza la tentazione del mors tua vila mea, della logica tribale dei vincitori e dei vinti». Ammetterà che la battaglia sulla scuola si era infiammata oltre il limite di guardia. «Esatto: oltre il limite di guardia. Ricorderà die con La Malfa si era arrivati alle contumelie». Eppure? «Eppure è prevalso il buon senso di fan; un passo in avanti su una infestione che forse non è la più grande, ma certamente la più spinosa tra quelle che la coalizione di centro-sinistra doveva affrontare». Perché i sostenitori della parità scolastica dovrebbero essere soddisfatti della sua «mediazione»? «Per tre motivi. Il primo è l'esplicito riconoscimento dell'autonomia e del valore di funzione pubblica esercitato dalla scuola non statale. Si dice in sostanza che all'interno di precise regole di garanzie sulla trasparenza e il valore degli istituti e del corpo insegnante, ogni scuola ha il diritto a un proprio progetto educativo. Non mi sembra che sia cosa da poco». Il secondo motivo. «Il fatto che siano state destinate somme rilevanti alla scuola materna, anche non statale. Il terzo motivo, determinante, é che c'è la precisa volontà di riconoscere in una legge che il diritto allo studio è un valore in sé, a prescindere da quale scuola venga frequentata. E' chiaro? I,a possibilità di usufruire di sostegni statali per le famiglie dei ragazzi che frequentano scuole non statali e un grande passo avanti sia per l'esercizio di un diritto fondamentale comi! quello allo studio sia il riconoscimento di un valore connesso alla scuola non statale». L'onorevole Aprea, responsabile scuola di Eorza Italia, dice che questa logica dei sussidi alle famiglie non abbienti dovrebbe riguardare il ministro Turco che si occupa della famiglia e non il ministro della Pubblica Istruzione che si occupa della scuola. «Obiezione che, letteralmente, fa ridere. A chi la formula consiglie¬ rei vivamente di andarsi a leggere, se ancora non l'ha fatto, l'articolo 34 della Costituzioni! dove si dice che i cittadini hanno il diritto di raggiungere il più alto grado di istruzione. Qui non c'entra la tutela delle famiglie. Qui ci si occupa dell'istruzione, e solo dell'isimzione. Piuttosto mi pare di scorgere in queste reazioni scomposte dell'opposizione una pericolosa sindrome ostnizionistica. Sono diventati il fronte del "no" in una materia che richiede coraggio ma anche sensibilità. L'ostruzionismo si fa quando si ha a che fare con una legge liberticida, non in presenza di un dissenso culturale anche aspro sui modelli scolastici». Ma ha proprio tutti i torti l'opposizione quando sostiene che se due campioni del monopolio di Stato dell'istruzione come Boselli e La Malfa sono contenti della sua «mediazione», allora vuol dire che ha perso il principio della parità scolastica? «Chi ragiona cosi adotta inconsapevolmente una logica stalinista per cui il nemico deve essere annientato e non convinto. Emerge da questi atteggiamenti una cultura del sospetto come forse non esisteva nemmeno nel vecchio Partito comunista». Sì, ma perché Boselli e La Malfa cantano vittoria? «Non cantano vittoria, ma re sponsabilniente hanno accettato un buon livello di mediazione. Loro erano contran a quello che ' veniva definito il "servizio pubblico integrato" perche metteva la scuola statale e quella non statale sullo stesso piano Adesso - e j qui sta il punto di mediazione - j noi abbiamo accettato di parlare di "sistema scolastico nazionale" j in cui viene sancita la priorità della scuola statale nel pieno rispetto del secondo comma dell'articolo 33 della Costituzione che impone l'obbligo di istituire scuole statali ovunque». Questo è il punto sul quale i cattolici della maggioranza hanno ceduto? «Non ha ceduto proprio nessuno. Ma tutti hanno accettato una mediazione nella quale tosse messo in chiaro da una parte che il diritto allo studio vale a prescindere dal tipo di scuola frequentata e che la scuola non statali! ha diritto a un proprio progetto educativo, e dall'altra che viene riconosciuta la priorità della scuola statale». La quadratura del cerchio. «Non mi piace la definizione: direi una prova matura di cultura riformista che non prevede lo spargimento del sangue degli sconfitti. Ora però viene il difficile. Non c'è ancora una legge pubblicata sulla Gazzella Ufficiale e attraverseremo altri momenti di tempesta. Per oggi, mi lasci dire che sono molto soddisfatto». 66 Ce la precisa volontà eli riconoscere che il diritto allo studio è un valore in sé, a prescindere dalla scuola frequentata lj l| 66 Ma adesso viene il difficile. Non c'è ancora una legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: attraverseremo altre tempeste J J| EO» vinti atto ptrascurate, o hanno finitologica di accordo. Anche tpresto il ministro Berlinggnificando l'«evento» e il «lui, ieri non e stato un bruma è di capire se lo sia stadenti, porgli insegnanti, peSi vedrà. Come tutti i comna», anelli- questo pare, a impossibile - o ai limili dpure, l'idezonte dellaagli scolarpreziosa. 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