Amava l'America e la lotta di classe di Lorenzo Mondo

Amava l'America e la lotta di classe Il testo uscì sulla «Gazzetta di Parma» nel 1947 e non è mai stato ripubblicato Amava l'America e la lotta di classe Lorenzo Mondo " s\ I uesto articolo di Cesare Pavese, I I sconosciuto alle raccolte canoniche I I dell'autore, è comparso sulla Gaz Y netta di l'arma del 1 maggio 1947, 1 con il titolo "Messaggio umano di Ragazzo negro", li' una recensione del racconto autobiografico di Richard Wright uscito da Einaudi nella traduzione di Bruno Ponzi alla fine del '46. Era già noto, su Wright, il testo pavesiano Un negro ci parla trasmesso alla radio nello slesso maggio (sta ora in Letteratura americana e altri saggi). L'ispirazione ò analoga. Nello scritto ritrovato viene segnalata "forse la prima voce negra che ci giunge dall'America con un serio messaggio umano, liberata finalménte da ogni esotica compiacenza coloristica". 1 negri - si argomenta - non sono un popolo primitivo e inassimilato, da qualche secolo appartengono a buon diritto alla società americana: la loro diversità nei confronti dei bianchi è la stessa del servo rispetto al padrone, ò fondata esclusivamente sulla povertà e sull'esclusione. Cosi, nella recensione radiofonica, si ravvisa "il frutto autentico e sofferto di un'umana sofferenza e avventura che ci concerni' tutti quanti". L'universalità di una esperienza che non dipende solo dal colore della pelle viene confermata da Pavese con il ricordo di anni recenti, in cui la fatile e la persecuzione razziale non avevano risparmialo le tribù bianche d'Europa. Mentii: nel vecchio continente dolgono ancora la cicatrici della guerra, lo scrittore sembra uniformarsi al suo temporaneo engagement! risolvendo la questione negra nella lotta di classe (non dimentichiamo che nel 1947 esce il romanzo intitolato quasi programmaticamente // compagno). Appare comunque lontano l'entusiasmo giovanili! pei' Sherwood Anderson, (piando Pavese traduceva Riso nero che è un vero e proprio inno albi positiva diversità dei negri del Sud, espressa nei gesti, nelle danze, nei canti che sgorgano dalla loro "ugola rossa". Ciò detto, resta il problema dell'origine e della localizzazione di questo articolo. Come mai ha visto in luce a Parma? Sappiamo che Parma è stata un crocevia delhi letteratura italiana del Novecento. Mu il diario e l'epistolario non documentano, per dire, rapporti di Pavese con uno Zavattini o un Bertolucci, non aiutano a capire da chi sia stata sollecitala l'occasionale collaborazione alla Gazzetta. Si può ricordare, volendo, che egli ha avuto un solo e, tutto sommato, spurio legame con la città granducale. E' la sua breve amicizia con Libero Novara, chiamato familiarmente Berin. Torinese di nascita, di un anno più grande di Cesare, Berin si era trasferito a Parma dove, ultimati gli studi di medicina, avrebbe svolto una lunga attivila di chirur go. Pavese si ricorda del compagno di piccola bohème nelle piole della collina (piando sta traducendo Mohy Dick. Gli scrive quattro lettere - siamo nel 1931 - per chiedergli informazioni sul gergo marinaio sco (Berin era stato mozzo su un veliero) nonché, di passata, sugli "usi e costumi'' dei suonatori di chitarra (gli torneranno buone, forse, per ambientare successivamente il "compagno" Pablo, virtuoso della "fruja"). Ma, per (pianto tentante, il rapporto tra i due non va aldilà del 1933, quando il tenuissimo filo con Parma si spezza. Resta irrisolto il piccoli! problema di geografia letteraria che bisognerà affidare alla soler zia e alla fortuna di qualche futuro biografo.

Luoghi citati: America, Europa, Novara, Parma