Rugova: il Kosovo sarà indipendente

Rugova: il Kosovo sarà indipendente L'ambasciatore di Belgrado ribatte: sarebbe in contrasto con gli accordi suggellati dall'Onu Rugova: il Kosovo sarà indipendente «La questione dei confini non è più rinviabile» Maurizio Molìnari ROMA Botta e risposta fra Ibrahim Ru gova e l'ambasciatore jugoslave a Roma, Miodrag Lekic, sull'indipendenza del Kosovo. Rompendo la fitta cortina di silenzio che lo circonda da quando la Nato è entrata a Pristina il leader kosovaro Rugova è tornato a parlare in pubblico ieri sera in Piazza Santa Maria in Trastevere, a due passi dalla Comunità di Sant'Egidio che sente quasi oramai come una sua seconda casa. Elegante ed abbronzato, Rugova ha parlato dell'indipendenza del Kosovo - come lui stesso ha detto «senza complessi perché il mio popolo esiste». «Il Kosovo sarà un Paese piccolo come ce ne sono altri in Europa, amichevole e simpatico, con le frontiere aperte, integrato, proleso nella collaborazione con i vicini» ha detto, escludendo «problemi in futuro con i nostri vicini, l'Albania, la Macedonia, il Montenegro». Poi Rugova è andato oltre, ha parlato di un «avvenire indipendente» ed ha aggiunto che «bisogna affrontare le questioni più urgenti» come quelle dei «confini» del Kosovo «Paese dei Balcani». «Noi rifiutamo l'unificazione con l'Albania ma dei confini bisogna discutere» ha precisato più volte, mostrando di sentirsi a suo agio nella calda serata romana. «In questa Chiesa di Santa Maria in Trastevere abbiamo pregato per la pace durante la guerra» ha ricordato Mario Giro della Comunità di Sant'Egidio. Fra il centinaio di presenti nella piazza trasteverina - giunti in occasione della serata organizzata da «Limes» per la presentazione di due libri sul Kosovo di Massimo Nava e Roberto Morozzo della Rocca - c'era anche l'ambasciatore in Italia della Federazione Jugoslava, Miodrag Lekic. Appena terminato l'intervento di Rugova, ha prontamente replicato: «E' prematuro parlare di indipendenza del Kosovo anche perché questo è in contrasto con gli accordi suggellati dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Orni». «Bisogna la¬ vorare insieme per una giusta autonomia del Kosovo all'interno di una Jugoslavia dove tutti i popoli abbiamo gli stessi diritti» ha incalzato Lekic fra gli applausi di un gruppo di serbi presenti in platoa. I,ekic ha poi notato che «ora anche i serbi sono in fuga dal Kosovo ma per loro non c'è nessuna Operazione Arcobaleno, c'è solo t2nipesta». Nel suo intervento Gian Giacomo Migone, presidente della commissione Esteri del Senato, ha definito «inaccettabili alcuni comportamenti dell'Uck in Kosovo;) auspicando «un pieno e completo rispetto dei diritti umani». Secca ed immediata la controreplica di Rugova a Lekic: «Caro ambasciatore, il mio compito è lavorare per la democratizzazione del Kosovo, il resto non è affar nio». Come dire: il futuro della federazione Jugoslavia non ci iguarda più. Rugova non ha mai pronunciato durante tutta la serata il nome del presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, ma si è augurato «uno sviluppo democratico a Belgrado» e che «il popolo serbo sappia scegliere la via dell'integrazione dell'Europa». Più chiare invece le idee sul cosa fare subito in Kosovo: «I kosovari, albanesi e serbi, devono collaborare con le autorità civili delle Nazioni Unite e militari della Nato per affrettare i tempi della ricostruzione economica del nostro Paese e della riconciliazione sociale e politica interna». Stretto fra la folla che lo salutava e affiancato da Mario Giro e Mario Marazziti della Comunità di Sant'Egidio, Rugova si è infine allontanato non rifiutando di rispondere alla domanda per lui più difficile: quando tornerà a Pristina per confrontarsi con l'Uck di Hashim Taqhi. «Presto, molto presto ve lo assicuro, prima di quanto crediate - ha detto sorridente, per una volta senza la tradizionale sciarpa - c'erano dei problemi di sicurezza che stiamo risolvendo, stiamo regolando ogni questione, la situazione si sta calmando». L'ultimo grazie è per il Papa, «il Santo Padre che ci è molto vicino».