IL VICOLO CIECO di Paolo Passarini

IL VICOLO CIECO LA NOTA ROMANA IL VICOLO CIECO Paolo Passarini MASSIMO D'Alema ha ottenuto ieri uno scontato appoggio dalla sua maggioranza, dopo un dibattito che aveva messo in evidenza le divisioni che attraversano il centrosinistra e dopo che Willer Bordon, a nome dei Democratici dell'Asinelio, aveva spedito definitivamente nelle nebbie il vertice dell'Ulivo 2, annunciato con grande fanfara per il 16 luglio solo due giorni fa. «Al momento questa riunione non si può fare», ha detto Bordon. «Sarebbe strano non farla», gli ha risposto un Walter Veltroni preso in contropiede. «Non ci sono le condizioni», ha riconosciuto il socialista Enrico Hoselli. La maggioranza sembra sempre più una di quelle coppie che, per quanti sforzi facciano, non riescono più a rimettersi insieme. LA GUERRA DEI ROSE. Bordon prima e il portavoce Enzo Bianco poi hanno spiegato che, perché la riunione abbia un senso, i partecipanti debbono prima sottoscrivere le tre condizioni indicate dall'Asinelio: adesione al bipolarismo, scelta irreversibile del centrosinistra, cessione di quote di sovranità da parte dei singoli partiti al soggetto unico. Ir. pratica, i prodiani vogliono sia chiaro che l'Ulivo 2 (o come lo si voglia chiamare) è cosa ben diversa dal centrosinistra di Massimo D'Alema. Le tre condizioni poste servono proprio a discriminare i Mastella, i Buttigliene, i Cossiga e i Cossutta, che hanno consentito a D'Alema di costruire una maggioranza dopo il governo Prodi. Ancora una volta Bordon ha ricordato che ò proprio per marcare una discontinuità con l'esperienza D'Alema che pongono condizioni. Si crea cosi una situazione paradossale: la maggioranza che dovrebbe rafforzare D'Alema può essere ricostruita solo sulla sua sconfessione. E' un vicolo cieco. IL RITORNO DI RIHG0. D'Alema può legittimamente sperare che Prodi sia bloccato dalle sue contraddizioni, che naturalmente ci sono. Una e il carattere composito della sua coalizione; l'altra è la mancanza, al momento, di un candidato premier da opporre a D'Alema; la terza è una certa confusione strategica che si nota nell'Asinelio. Per esempio: fino a poco tempo fa i prodiani dicevano di voler costituire «il centro del centrosinistra», ammettendo uno spazio per una componente moderata sulla loro destra e della Quercia sulla sinistra. Prodi, in questi giorni, ha cambiato schema: niente centro, ma gioco a tutto campo per strappare l'egemonia alla Quercia. Certo, manca sempre il candidato premier. Ma, chissà, Prodi potrebbe anche essere «costretto» a rinunciare al suo incarico di Bruxelles. I prodiani - lo ammettono - stapperebbero champagne. e-mail: paopass(ó tin.it

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