E' l'alleanza con la Lega di Bossi l'ultima carta per Palazzo Chigi di Augusto Minzolini

E' l'alleanza con la Lega di Bossi l'ultima carta per Palazzo Chigi IL DIBATTITO SENZA LEADER E' l'alleanza con la Lega di Bossi l'ultima carta per Palazzo Chigi Augusto Minzolini ALL'insegna della battuta che bisogna fare , per campare l'ultima mossa del premier, è stata l'apertura di credito ad un altro sconfitto delle elezioni del 13 giugno, Umberto Bossi. Ieri, alla Camera, D'Alema ha accettato - al termine di una laboriosa trattativa - una parte della mozione sul federalismo presentata da Pagliarini. Nei colloqui privati, quelli che si svolgono lontano da orecchie indiscrete, poi, già si parla di un accordo elettorale tra D'Alema e il senatur per portare il prossimo anno il leghista Maroni alla presidenza della Regione Lombardia. Un'alleanza che potrebbe riproporsi nelle intenzioni dei due anche in Veneto. Per durare a Palazzo Chigi e per ripresentarsi alle prossime elezioni politiche nel ruolo di candidato a premier del centro-sinistra, D'Alema è pronto anche a legarsi a Bossi e a tentare di convincere Cossiga, Mastella e soci, cioè tutti quelli che odiavano l'Ulivo Uno, a entrare nell'Ulivo Due. Le sue geometrie politiche, al solito, sono ardite. E a volte - questo gli va riconosciuto - raggiungono qualche risultato. Ieri Prodi, resosi conto che l'Ulivo Due, versione D'Alema, sarebbe un soggetto politico fatto su misura per ricandidare l'attuale premier alle prossime elezioni, ha dato ai suoi il contrordine: il vertice senza D'Alema per fondare il nuovo Ulivo, quello del 16 giugno, potrebbe saltare. Prima di riunirlo, infatti, i vari Cossiga e Mastella dovranno accettare tutta una serie di condizioni politiche in cui, di fatto, dovrebbero rinnegare se stessi. Inutile dire che in questa capriola i Democratici si sono ritrovati soli. Anche il loro alleato naturale, Veltroni, ha criticato le loro pregiudiziali. Così pari e patta. Nella partita tra D'Alema e il Professore la palla è tornata al centro. Ma questo successo tattico per il premier potrebbe rivelarsi anche un boomerang: ieri il Professore e i suoi hanno capilo che se davvero vogliono togliere la leadership del centrosinistra a D'Alema, se davvero vogliono rimuoverlo dal ruolo di candidato naturale alla presidenza del Consiglio alle prossime politiche, debbono scalzarlo per tempo da Palazzo Chigi. Giochi e giochila su Ulivi Due o Tre servono a poco. E, in fondo in fondo, i tempi cominciano ad essere maturi. L'immagine data da questi due giorni di dibattito non è stata esaltante per D'Alema. Nessuno dei grandi leader ha parlato. Addirittura la replica del premier non ha visto in aula nessuno dei capi dell'opposizione. Berlusconi era in Spagna. Fini, invece, ci ha tenuto a precisare: «Per quanto ero interessato sono andato dal barbiere». Di fatto, il capo del governo ha parlato con se stes- so e con Bossi. L'appeal declinante del governo è stato poi rimarcato dai commenti dentro e fuori la maggioranza. Disooisi in cui ha fatto di nuovo capolino la parola crisi. «In autunno il richio c'è, eccome - ha messo sull'avviso il solito Mastella -. Bisognerebbe parlarne con Prodi e magari pure con Dini a cui l'opposizione ha promesso la presidenza del Consiglio». In fibrillazione sono proprio le aree moderate del centrosinistra, quelle di frontiera con il Polo. Lì, ci sono le anime in pena, di chi dopo essere passato dal centrodestra al centrosinistra adesso, almeno con il pensiero, è già tornato a casa. «Per me dovevamo già uscire dalla maggioranza oggi - confida Mario Tassone, fedelissomo di Rocco Buttiglione -. Sicuramente lo faremo in autunno. Se ne andranno anche il ministro e il sottosegretario che abbiamo nel governo». «Noi ammette il cossighiano Rebuffa siamo fuori e non andremo mai nell'ulivo Due. Rimaniamo solo nella speranza che un rimpasto renda questo governo più simile ad un esecutivo D'Alema?Berluscol li » . L'aria non cambia neppure tra i Ds. Se Augusto Barbera è spietato con D'Alema («sta nella merda»), l'ulivista Morando si lascia andare a nere previsioni: «O in questo mese il centro-sinistra ha uno scatto o il dibattito di oggi sarà ricordato come il replay dell'inconcludente dibattito parlamentare che nel luglio dello scorso anno confermò la fiducia al governo Prodi. In autunno, come l'anno scorso con Prodi, si andrà al disastro». Senza contare che su «Aprile», il settimanale di una delle componenti di sinistra della Quercia, già si parla del dopoD'Alema con l'accoppiata VeltroniCofferati, il primo a Palazzo Chigi e il secondo al partito. Al di là delle vittorie tattiche, quindi, il futuro per il premier è pieno di insidie. Tanto che nel fortino di palazzo Chigi in molti soffrono la sindrome dell'assedio, dell'isolamento. C'è chi reclama un congresso subito per mettere in riga Veltroni. E c'è chi parlando di incontri segreti tra Prodi e Berlusconi, paventa alleanze tra il Professore e il Cavaliere per dare l'ultima spallata al governo. «Questo è un governo - sentenzia con filosofia Lucio Colletti - che si sta sciogliendo».

Luoghi citati: Lombardia, Spagna, Veneto