La Banca inglese uccide l'oro di Fabio Galvano

La Banca inglese uccide l'oro Liquidata la prima tranche di 25 tonnellate, chiude una delle più grandi miniere del Sud Africa La Banca inglese uccide l'oro Crollo dopo il via alla vendita delle riserve Fabio Galvano corrispondente da LONDRA La febbre dell'oro ha colpito i mercati londinesi. Ma a una fortissima domanda, cinque volte superiore alla disponibilità dell'asta, non ha corrisposto una tenuta dei prezzi quando la Banca d'Inghilterra ha venduto ieri la prima tranche - 25 tonnellate - delle sue riserve auree. Quotato 262,85 dollari l'oncia in apertura, subito dopo la vendita della Bank of England (a 261,20 dollari) il metallo giallo ha ceduto fino a toccare 257,60 al fixing, del pomeriggio, il livello più basso dgeli ultimi 20 anni. Intanto dal Sud Africa - il maggiore Paese produttore - si levava un grido d'allarme con la chiusura di una delle più antiche miniere del Paese, la East Band Proprietary Mines, che non ha retto al calo dei prezzi e ha messo sul lastrico i suoi 5 mila minatori. Da quando la decisione della Banca d'Inghilterra è stata annunciata, il 7 maggio, le quotazioni dell'oro sono scese di quasi 30 dollari e il World Gold Council - l'associazione che raggruppa i maggiori produttori aveva stigmatizzato la strategia di Londra, accusando il governo laburista di provocare un inutile terremoto, lanciando una campagna di stampa contro la vendita e facendo pervenire lunedi a Downing Street una petizione con 10 mila firme. Ma il peggio deve ancora venire. Altre 25 tonnellate saranno vendute il 21 settembre e in tutto, quest'anno, la Banca ridurrà le proprie riserve di 125 tonnellate. Lo stesso è previsto per il 2000, più altre trancile in anni successivi. Le intenzioni sono di ridurre gg! ' •- ■ nel medio termine le riserve dalle attuali 715 tonnellate a circa 300. La Gran Bretagna non è la prima ad avviare un'operazione del genere: l'anno scorso è stato il turno di Argentina e Australia, mentre fra breve il Pondo monetario internazionale immetterà sui mercati il 10% del suo oro («Con conseguenze disastrose», secondo il ministro sudafricano delle Finanze, Trevor Manuali. La Svizzera, inoltre, ha già annunciato che venderà 1300 tonnellate. Le conseguenze che tutto ciò potrà avere sulle economie dei Paesi produttori sono fin trop- po evidenti, ma il governo Blair ritiene prioritario diversificare le proprie riserve con l'acquisto, soprattutto, di dollari, yen ed euro. L'industria aurea del Sud Africa dà lavoro a 250 mila persone (la metà rispetto a vent'anni fa). L'oro rappresenta un quinto dell'export e, in un Paese dove il 42% della popolazione nera è senza lavoro, ha sempre rappresentato una sicurezza. Il licenziamento dei 5 mila alla miniera della East Band, società poco distante da Johannesburg e difesa in passato dal governo che dal 1990 vi ha infuso 75 milioni di dollari, non rimarrà probabilmente un caso isolato. In due anni le quotazioni dell'oro, che avevano raggiunto i 492 dollari, sono quasi dimezzate, ma non i costi ili produzione. Non solo l'economia sudafricana sarà danneggiata: ci sarà probabilmente un «effetto domino» per Paesi come Malawi, Mozambico e Lesotho, pei il ritorno a casa di molli lavoratori emigrati in Sud Africa. Anche a Londra non mancano le critiche alla Banca d'In¬ ghilterra, che ha portato in cassa 210 milioni di dollari ma la cui operazione, secondo la valutazione di Kevin Norrish della Barclays Capital, per via din prezzi in calo «è già costata a ogni uomo, donna e bambino sette sterline» (20 mila lire). Lontani e diversi erano i tempi gennaio 1980 - in cui sotto la spinta dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, degli alti livelli d'inflazione negli Stati Uniti, dei prezzi petroliferi in costante aumento l'oro toccò la sua quotazione record, 875 dollari l'oncia. Oggi numerose banche centrali non ritengono più necessario un alto livello ili riserve auree pei- garantite la loro moneta. Chi sono stati gli acquirenti di ieri? La Banca d'Inghilterra non lo rivela. Probabilmente banche d'investimento e bau che centrali di Paesi che, al contrario della Gran Bretagna, ritengono di dover puntellare le loro riserve. In ogni caso e probabile che molto di ([nell'oro non si sposterà da dov'è. Resterà cioè nei forzieri della Bank of England, che lo custodirà per i suoi clienti. Lingotti d'oro, un bene non più prezioso come un tempo

Persone citate: Kevin Norrish, Trevor Manuali