Doccia fredda di Amato sulle Ferrovie di Raffaello Masci

Doccia fredda di Amato sulle Ferrovie Il ministro: nel '99 almeno 15 mila miliardi da privatizzazioni, prioritario vendere le case pubbliche Doccia fredda di Amato sulle Ferrovie «NelDpefnon ci sono tutti i soldi perfarle marciare» Raffaello Masci ROMA Esiste una discrepanza tra le cifre che il piano di impresa delle Ferrovie prevede come trasferimenti da parte dello Stato e quelle che il Dpef assegna alla medesima voce. In sostanza lo Stato non ha soldi per le Ferrovie o non ne ha quanti ne servirebbero. Questo ha detto il ministro del Tesoro Amato parlando davanti alle commissioni congiunte Finanze e Bilancio della Camera. Aggiungendo che per il risanamento dell'Ente la scissione in. due società non è sufficiente. Il ministro non ha fatto cifre ma, con riferimento al Dpef, ha richiamato la formula della «compatibilità con le esigenze di bilancio». «C'è un problema davvero delicato - ha detto -. Il piano d'impresa delle Fs assume trasferimenti costanti e superiori alla legislazione vigente. Nel Dpef, invece, le cifre sono inserite in scatole strette che rispettano la legislazione prevista dalla scorsa finanziaria. Vi avverto ha aggiunto rivolto ai parlamentari - che non sarà facile gestire questa partita. Quello delle Fs è dunque un punto molto delicato, così come per le Poste: sono partite tutte in corso». Queste considerazioni su Fs e Poste erano inserite in un più vasto panorama sul sistema delle privatizzazioni che - secondo i dati riferiti da Amato stesso - dal '94 a oggi ha dato un contributo di 84 mila miliardi. Per l'anno in corso lo Stato conta di incassare almeno 15 mila miliardi, una cifra considerata «fondamentale per la riduzione del debito totale». E in questo senso il maggior apporto dovrebbe giungere dalla prima tranche di privatizzazione dell'Enel che potrebbe partite a novembre con la cessione di una quota tra il 10 e il 15%, il che non metterebbe «in discussione il controllo pubblico di Enel ma può dare al mercato la soddisfazione dell'azione elettrica, che è quella a cui i risparmiatori attribuiscono maggiore credibilità». Il ministro del Tesoro ha anche ricordato le altre privatizza- zioni in itinere: Mediocredito centrale, Credito industriale sardo e le quote residuali di Banconapoli e Ina. Senza dire delieprivatizzazioni di Iri che costituiscono un «capitolo separato» perché dall'Istituto «al Tesoro possono solo venire dividendi». Tra le aziende del gruppo, Autostrade dovrebbe essere privatizzata entro l'anno, così Aeroporti di Roma (nonostante un ricorso al Tar del lazio) e infine Alitalia. Quanto alla Finmeccanica, Amato ha ribadito l'opportunità che lo Stato mantenga una quota minoritaria, con una clausola che attribuisca poteri al Tesoro per la tutela degli interessi della Difesa (in Alenia). Il ministro ha anche ricordato che «il Parlamento dovrà decidere qualcosa per la Rai» che potrebbe far capo a una Fondazione. Infine la annosa questione del patrimonio immobiliare: «E' un mio incubo da sette anni - ha confessato -. Io lasciai il governo che c'era una signora chiamata "Immobiliare Italia" che era più immobile che immobiliare». Sugli immobili ci sono problemi giuridici, perciò, dice il ministro, «dobbiamo riuscire a trovare delle soluzioni unificanti, magari usando soluzioni giacobine con una legge che, abrogando tutte le precedenti, dia allo Stato il diritto di disporne. E allora potremmo vedere che cosa vendere e che cosa no, e che cosa invece passare ai Comuni». Presto sul mercato Enel, Mediocredito, Credito sardo e il residuo di Ina e Banconapoli «Gli immobili? Il mio incubo» Il ministro del Tesoro Giuliano Amato

Persone citate: Giuliano Amato, Tesoro Amato

Luoghi citati: Italia, Roma