«Sanzioni contro sciopero selvaggio» di Flavia Amabile

«Sanzioni contro sciopero selvaggio» «Sanzioni contro sciopero selvaggio» Giugni: e bisogna imporre una procedura di mediazione intervista Flavia Amabile ROMA SANZIONI contro chi sciopera violando la legge, maggiori poteri alla commissione di garanzia, una procedura di mediazione: questo chiede Gino Giugni, presidente della commissione, per impedire che in futuro le vacanze degli italiani possano ancora essere messe in pericolo dagli scioperi. Se, invece, le cose rimanessero così come sono, se la nuova legge non fosse approvata, che cosa accadrebbe? «Ci troveremmo di fronte a questo fenomeno, ormai endemicamente normale, di un addensamento degli scioperi a luglio con diversi periodi di tregua per ciascuna categoria, ma tutti concentrati in questo mese». Perché? «Per due motivi. Innanzitutto le categorie sanno che ad agosto non potranno scendere in sciopero, e poi sanno che uno sciopero a luglio ha molto più effetto di uno sciopero in un altro mese dell'anno. Sono anni dunque che luglio e il mese degli scioperi». Non è possibile fare qualcosa per impedirlo? «No, è inevitabile. La legge del 1990 ha avuto ottimi risultati sotto alcuni aspetti, ma presenta alcuni punti critici che il Parlamento sta cercando di superare con una riforma. Uno di questi è la debolezza del sistema sanzionatorio. In futuro i settori avranno la responsabilità di adottare misure volontarie concordate tra le parti, ma ci saranno soprattutto interventi repressivi efficaci. Interventi che adesso non esistono». Cioè la legge attuale non prevede strumenti per punire chi sciopera violandola? «Esatto. Esistono alcune norme applicabili soltanto sulla carta. Per un eccesso di ottimismo, quando la legge fu emanata sembrava che il sistema potesse funzionare. La realtà ha dimostrato che le cose sono andate molto diversamente». Che cosa non ha funzionato? «La legge del 1990 stabiliva che le parti sindacali potessero procedere all'autodisciplina dei conflitti. Questo è stato vero fino ad un certo punto. Sono stati emanati centinaia di accordi, tutti privi di un pezzo: il complesso delle sanzioni. Ce ne siamo resi conto quando ormai intervenire era impossibile, e i risultati sono stati modesti». Il Parlamento ha capito la lezione e sta intervenendo. E' probabile che dal prossimo anno su questo punto la disciplina sarà diversa. Quale altra correzione va inserita alla legge attuale? «E' necessario imporre una procedura di mediazione. Non un arbitrato che vorrebbe dire (irevedere interventi di autorità, ma una procedura che possa scattare nel momento in cui una delle parti abbia interesse ad attivarla. In questo modo, entro un certo periodo di tempo prima dello sciopero, deve essere ancora possibile fare ricorso alla buona intenzione delle parti per mettersi d'accordo. Se l'interven- to fallisce, le partì sono libere di proseguire con l'agitazione programmata». E lo Stato? «Fallita la mediazione, in alcuni casi deve poter intervenire con la pie collazione. In altri deve poter intervenire la commissione di garanzia con poteri che adesso non ha,al contrario di tutte le altre commissioni - e non sono poche - presenti in Italia. Una debolezza anche comprensibile: è stata la prima, ha pagato il prezzo di essere stata la struttura pilota. Ma non può essere più giustificabile in futuro». Qual è il nemico numero uno della pubblica amministrazione nella lotta contro gli scioperi? «La frammentazione del sindacato, la presenza di una fortissima componente di sindacati autonomi con una capacità di pressionidi anno in anno più forte». Gino Giugni, presidente della commissione di Garanzia

Persone citate: Gino Giugni

Luoghi citati: Garanzia, Italia, Roma