Berlusconi convocato dai giudici di Paolo Colonnello

Berlusconi convocato dai giudici Inchiesta milanese sul «lodo Mondadori»: per gli indagati l'accusa è di concorso in corruzione di magistrati Berlusconi convocato dai giudici Ma il Cavaliere minimizza: un atto dovuto Paolo Colonnello MILANO L'accusa non i' nuova ina e di quelle brucianti: concorso in corruzione di magistrati. Per di più su una vicenda che lui segnato unii svolta nell'attività imprenditoriale del suo gruppo: la conquisti! della Mondadori Eppure Silvio Berlusconi, di fronte al nuovo invilo a comparire che l'altro ieri gli e sialo recapitato dai magistrati del pool di Mani Pillile, gli slessi con i quali meno di due settimane fa aveva siglato «una tregua», sorride. Anzi, la di più. Quasi benedice l'iniziativa: «Credo - commenta con pacatezza esemplare - che si imiti di una necessita lesa a garanzia degli indagali, cosi mi hanno spiegalo gli avvocati del mio collegio di difesa». E nonostante la perentorietà della convocazione nell'ufficio di Udii Boccassini per il 12 luglio prossimo alle ore M (che prelude in realtà a una prossima chiusura dell'inchiesta), Berlusconi aggiungo serafico: «Direi che si tratta di un atto dovuto a tutela degli imputati», Si presenterà allora? Il Cavaliere sorride di nuovo: «Non lo so, dipende dai miei avvocati, ma tra l'altro credo che ci sin uno sciopero della categoria». Dov'è finito il Berlusconi che davanti alle iniziative della Procura milanese convocava infuocate conferenze stampa per sparare a zero sui «giudici comunisti»? Scomparso, svanito, evaporato col caldo afoso di Milano di due domeniche fa, quando si presentò al quarto piano di Palazzo di Giustizia per rendere dichiarazioni spontanee e relegare alla storili una stagione di battaglie e scontri durissimi col pool. Una "tregua" che evidentemente regge bone. E che Berlusconi spiega con un'equazione ardita: «Vedete, le sentenze i magistrati le pronunciano nel nome del jxjpolo italiano. E si dà il caso che il sottoscritto abbia ottenuto la fiducia di un italiano su quattro e ora di un italiano su 3, visto che i principali istituti di sondaggi ci danno al 33 per cento. Quindi credo che il signor Berlusconi abbia avuto la piena fiducia del popolo italiano». Eppure nel provvedimento firmato da Ilda Boccassini, Gherardo Coloni)» e Francesco Greco, tutta questa fiducia riposta da Berlusconi non pare corrisposta. L'accusa di corruzione in atti giudiziari lo coinvolge insieme ai soliti Cesare Previti, Atti- Lio Pacifico, Giovanni Acamporu e all'ex giudice della coite d'appello civile di Roma, Vittorio Metta, autore della sentenza del l'I gennaio '91, con cui la guerra di Segnile venni; vinta dal gruppo Fininvesl a discapito della Cir di Carlo De Benedetti. Secondo i pm, Berlusconi, «attraverso articolale operazioni finanziarie posto in essere Utilizzando società e/o conti bancari riconducibili al cosiddetto "compiuto estero" del Gruppo Fininvest (Libra Comunicntion, Ali Iberian, Ferrido) e allo scopo di metterle ti disposizione di Metta Vittorio, bonificava nel 1991 (il 14 febbraio, un mesi; dopo la sentenza, ndr) a tàvoli; del c.c. Mercier di Ginevra di Previti Cesare, la somma di dollari 2 milioni e 732.862 pari a lire 3 miliardi e 36 milioni». Ma in che modo? In realtà non esiste un passaggio diretto di denaro. Ed è per questo che in un comunicato, la Fininvest parla di «insussistenza dei fatti contestati». Ma, spiegano i magistrati, una parte di questi soldi, 1 miliardo e mezzo, tramite Previti, il 27 febbraio '91, fini su un conto acceso presso la Bil del Lussemburgo dall'avvocato Giovanni Acampora, consulente del gruppo e coinvolto anche in altre vicende di corruzione in atti giudiziari, «perché lo tenesse a disposizione di Metta». Acampora a sua volta avrebbe restituito a Previti, il primo ottobre del '91, <12!> milioni. Somma che, secondo i pm, Previti, dieci giorni dopo, avrebbe "girato" a favore di Attilio Pacifico versandola sul conto "Pavoncella" di Lugano. Qui, Pacifico avrebbe prelevalo la somma in contanti, decurtandola però di 25 milioni e «provvedendo a farla rientrare in Italia per rimetterla a favore di Molta che la utilizzava por il pagamento "in nero" per l'acquisto di un immobile». Immobile che formalmente venne acquistalo da una prestanome, là signora Maria De Gasperi e messo a disposizione, scrivono i giudici, della figlia di Metta, Sabrina che oggi, insiemi; al padre, lavora nello studio dell'onorevole Previti. Segue un lungo elenco di «elementi di prova»: dalle rogatorie con Svizzera u Lussemburgo alle testimonianze, tra gli altri, di Carlo De Benedetti, Giorgio la Malfa, Vittorio Ripa di Meaiiii e Vittorio Dotti fino a quella del discusso finanzieri; e attillile testimone nel processo di Palermo, Alberto Rapisarda. «Presentarmi? Non so, dipende dai legali, e eredo ehe quel giorno siano in seiopero...» Il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Lugano, Lussemburgo, Milano, Roma