Quintino Sella o Pappagone? Ecco il dilemma
Quintino Sella o Pappagone? Ecco il dilemma Per il presidente del Consiglio quella di Bertinotti e una critica o una lusinga? Quintino Sella o Pappagone? Ecco il dilemma Filippo Ceccarelli PARAGONI dalemianie risorgimentali. Con l'aria un po' civettuola di chi vuol fargli un dispetto, Bertinotti ha deciso in realtà di farsi voler bene da D'Alema. L'ha definito infatti: «Erede di Quintino Sella». Il presidente del Consiglio, probabilmente, se n'ft compiaciuto. Il paragone non solo e lusinghiero, ma ricorda quello di uno stimato commentatore come1 Sergio Romano che nel febbraio del 1997 gli riconobbe «alcune delle virtù che distinsero gli uomini della Destra Storica nei primi vent'anni del Regno». Di queste virtù, che trovarono eminente realizzazione nel risanamento del bilancio dello Stuto, condotto a termine con grande energia prima come ministro delle Finanze e poi nel suo lungo governo (1869-1873), con il Lanza, Quintino Sella è un autentico campione. Certo, è anche l'uomo che introdusse la tassa sul macinato - e questo a Bertinotti può non piacere. Ma francamente si ricorda anche, l'illustre statista biellese, per diverse altre cosette tipo la presa di Roma, la legge sulle guarentigie, l'istituzione della Corte dei conti, del risparmio postale, dell'istruzione professionale, dell'accademia dei Lincei, del Cai e della carta geologica italiana. E se magari, per caso, il leader di Rifondazione ha la pazienza di andarsi a guardare anche solo la Treccani, scoprirà che quello stesso Quintino Sella che a suo giudizio sarebbe il cattivo progenitore del D'Ale- ma «liberista», beh, difese il Parlamento, avversò le società segrete e nell'epidemia del 1965 volle assistere personalmente i colerosi di Ancona - che per i politici odierni sarebbe un po' come andarsene in qualche campo di disgraziati albanesi: per una settimana almeno, e senza telecamere. Ingegno poliedrico, infino, giacché oltre a restauratore delle esauste finanze e dell'erario o teorico di «economie fino all'osso», e di spese da guardarsi «con la lente dell'avaro». Quintino Sella • la cui grande e bruna scrivania campeggia nello studio del ministro del Tesoro a via XX settembre - fu anche scienziato, matematico archeologo, numismatico, alpinista (scalò il Monte Bianco, il Rosa, il Cervino e fu il primo degli italiani ad arrivare sul Monviso), cristallografo e mineralogista, tanto che gli dedicarono mi minerale, la «Sellaite», e un fossile, «Clipeaster Sellai». Tutto questo per dire (anche) che i confronti e le analogie, in politica, non sono mai neutrali. Sella, in particolare, è un pa¬ ragone da momenti solenni, un raffronto di magnificenza, coraggio e vastità d'orizzonti. Vedi Prodi, a suo tempo: «E' straordinario che un governo di centrosinistra (il suo, ndr) per la prima volta si sia assunto la responsabilità del risanamento, il più grande di tutta la storia d'Italia, più grande anche di quello di Quintino Sella»... Ben altre similitudini o discendenze doveva o poteva evocare Bertinotti per non compiacere la vanità dalemiana. 11 non ancora presidente del Consiglio soffri e s'indignò moltissimo, per dire, quando Luigi Pintor volle avvicinarlo a «Pappagone», stolida macchietta interpretata da Peppino De Filippo per la tv. E' abbastanza lunga - forse troppo - la lista dei personaggi che, storici o immaginari, sono stati paragonati all'attuale presidente del Consiglio. Si va dal moschettiere Aramis a Craxi (Forattini disse che entrambi nutrono lo stesso disprezzo verso la stampa e la libertà); da Caligola (un lettore dell' Unità, dopo la candidatura di Di Pietro al Mugello) al Fanfani più decisionista (Marcello Veneziani); da don Giovanni (per la penna di Ruggero Guarini, con smanie di seduzione e possesso dei giornalisti) a Saragat (era in realtà l'augurio del giovane Schietroma). Un giorno Santoro ha parlato di «sindrome napoleonica». Lo stesso D'Alema, d'altra parte, parlando del suo rapporto con i giochi di ruolo ha ammesso che «vincere con Napoleone a Waterloo è un piacere che mi sono tolto più volte». E non s'è mai capito bene se il piacere consisteva nel vincere insieme con Napoleone, o nel vincere Napoleone. Il ministro della Destra Storica fu autore della famigerata «tassa sul macinato» ma anche del risanamento economico Quintino Sella Pappino De Filippo in versione «Pappagone»
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