Centrosinistra, salta il vertice

Centrosinistra, salta il vertice Centrosinistra, salta il vertice IDemocratici: non vogliamo i centristi Maria Teresa Meli HOMA Fuori del Palazzo la temperatura tocca picilii altissimi, a Montecitorio scende sensibilmente man mano chi: il premier va avanti col suo intervento, In aula lo segue una maggioranza svogliata e tiepidina, che si «rianima» solo dietra le quinte per l'ennesimo scontro, l Demoii,ilici di Prodi hanno fatto sapere che il vertice del Ili luglio riguarda esclusivamente l'Ulivo. Quindi, fuori Mastella, Buttiglione, Sanza, nini. Quelli andavano bone per il «summit» con D'Alenili, quesiti e un'altra cosa. I Ds non ci possono Starr liriche se accettassero metterebbero a rischio la coalizione che roggo il governo, Ma i Democratici paiono inflessibili, Morale: probabilmente il vintici! salterà. Si, il premier parla alla Camera come se nulla fosse e intanto il centro sinistra scricchiola da tutte le parti. Anche dentro «casa» di D'Ale ina, nella Quercia, il cui segretario Veli nini non sa se sia il caso di intervenire o meno nel dibattito di oggi Vorrebbe non farlo, lo vorrebbe fortemente, per prendere qualche alilo metro di distanza dal capo dui governo L'unica cosa che lo trattieni! e clic il suo silenzio potrebbe provocare un clamori! eccessivo. Il putifierio che si scatena attorno al vertice del 11) luglio e il rovelli) vel- Ironiano la dicono lunga su quale sia lo slato in cui versa la maggioranza. A questo problema, nella sua relazione, D'Alema non fa cenno, pero il malesseri! del cenilo sinistra è palpabile In cerca di un senso e di unii ragione sociale la coalizioni! appare lacerala come non mai. Come dimostra il dibattito «vero» che ruota attorno a quello che va in scena in aula e che riguarda la questione della «premiership» del centro sinistra. Questioni! posta senza peli sulla lingua da D'Alema, nel vintici! dell'altro ieri, e ripresa, il giorno dopo, dal Democratico Rino Piscitello in questi termini: «D'Alema è il cupo del governo, ma non della coalizione, come lo è invece Prodi, che e stalo eletto dai cittadini, dopodiché ha tulli i diritti di candidarsi alle primarie pur la scelta del prossimo candidato premier». Uonlii sua, rispondono i dolomiani. Ma Veltroni non risponde così. «E' ragionevole pensare che alle primarie ci sia anche il premier in carica», osserva il leader della Quercia. E quel «ragionevole» affiancato da quelT«anche» sono tie¬ pidi tiepidi, come tiepida tiepida è la maggioranza che segue l'intervento del capo dell'esecutivo. Con il segretario Sdì Boselli che critica D'Alema per un eccesso di «prudenza» e Nesi, responsabile economico del Pdci, che nel suo intervento in aula ammette pubblicamente di aver «provato» un «senso di disagio nel leggere il Dpef». Una maggioranza poco unita, all'insegna del motto «vorrei ma non posso». Già, perché c'è il capo del governo che intenderebbe restare in sella anche nella prossima legislatura, però è bloccato da buona mela della sua maggioranza. Poi c'è Prodi, che, dice Boselli, «punta a vendicarsi di D'Alenili, anche se rischia di portare allo sbando tutta la coalizione perché non ha un progetto né un premier alternativo». Infine c'è Veltroni che è sempre più distante dal capo dal governo, solo che facendo parte della sua stessa «ditta» (così la chiamano entrambi, un po' per scherzo e molto sul serio) non è in grado di tirare troppo la corda e per queslo motivo si ritrova, nell'assemblea dei deputati diessini, a ripetere per ben sette volte di essere «d'accordo con il presidente del Consiglio» (ovviamente chi le ha contate e poi riferite è slato un parlamentare dalemiano). Insomma, pare non esserci sbocco per la maggioranza. Mu forse questa mancanza di soluzioni è insila nella natura stessa della coalizione. Come (limosini un episodio che Bordon ama citare. «La sera delle Europee - è il racconto del dirigente dei Democratici - eravamo negli studi Rai per i commenti postelettorali. Polena e Manconi, in un cantuccio, facevano i conti per verificare se si fosse raggiunta la fatidica stiglili del 40%. Secondo i calcoli di Folena il centro sinistra era al 39, mentre per Manconi era ni 41. Rapido consulto tra il dirigente diessino e quello verde, poi, non ricordo piò chi dei due ha posto la fatidica domanda: «Ma tu Buttiglione dove lo metti, in maggioranza o no?». Già, era il 2% del Cdu che non faceva tornare i conti' persino due autorevoli esponenti del centro sinistra avevano dei dubbi sulla composizione della coalizione».