IL VECCHIO E IL NUOVO DELLA SCONFITTA di Fabrizio Rondolino

IL VECCHIO E IL NUOVO DELLA SCONFITTA IL VECCHIO E IL NUOVO DELLA SCONFITTA Fabrizio Rondolino IL dibattito nel centrosinistra dopo la sconfitta elettorale limitata ma altamente simbolica - rischia di girare a vuoto e di riproporre i più vieti rituali della Prima Repubblica: lo scaricabarile, il vertice di maggioranza che convoca un nuovo vertice di maggioranza, le polemiche un poco incongrue sul «partito degli ;issessori» (non c'è niente di male a fare l'assessore se si è stati votati per farlo). Per capire le cause della sconfitta bisognerebbe invece riflettere sulle- ragioni della vittoria. L'Ulivo ha vinto le- elezioni tre anni fa perché ha saputo proporre agli italiani stabilità e innovazione. Se la stabilità lascia il campo alla rissa quotidiana e l'innovazione s'infrange sul veto di questa 0 quella organizzazione- sociale, il centrosinistra è destinato a perdere semplicemente perché non è più in grado di rappresentare la maggioranza. Gli italiani vogliono tranquillità c buongoverno, e vogliono cambiare: meno burocrazia, più democrazia diretta, meno tasse, meno vincoli, più diritti individuali. Chi vince la sfida del cambiamento, vince le elezioni. Da questo punto di vista la questione del rapporto con il sindacato confederale è emblematica. Cgil, Cisl e Uil rappresentano una parte dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. 11 mondo del lavoro è assai più ampio, più articolato e più frantumato. Un governo democratico non deve litigare con nessuno, ma non può subire veti né condizionamenti. Il presidente del Consiglio dispone di strumenti sufficienti a rovesciare lo stallo e a riprendere il cammino dell'innovazione e della modernizzazione del Paese. E' un problema di volontà politica. Gli interlocutori privilegiati del premier non possono essere soltanto i deboli e rissosi partiti della maggioranza, e neppure esclusivamente i potenti e corporativi sindacaci confederali; gli interlocutori dovrebbero essere d'ora in poi, soprattutto, gli italiani: sono loro, infatti, che fra meno di due anni decideranno chi sarà il prossimo inquilino di Palazzo Chigi. D'Alema lo sa, e non può non sapere che è l'innovazione il terreno su cui vincerà 0 perderà la partita.

Persone citate: D'alema