UN IDOLO PIÙ FRAGILE DEI SUOI EROI di Claudio Gorlier

UN IDOLO PIÙ FRAGILE DEI SUOI EROI UN IDOLO PIÙ FRAGILE DEI SUOI EROI Claudio Gorlier COME buona parte degli scrittori e poeti americani della sua generazione, Ernest Hemingway era nato Inel Middle West, a Oak Park, in Illinois, nel 1899. Ciò significa che crebbe fuori delle metropoli, iniziato dal padre (figura quasi mitica della stia memoria come emblema di intensa virilità, ma come lui morto suicida) alla pesca, alla caccia, al rapporto diretto con la natura. Questa iniziazione nutre molti dei suoi racconti, che cominciano a uscire nel '23 e nel '25 e verranno poi riuniti in uno dei suoi libri fondamentali, appunto J quarantanove racconti. Basta pensare a un titolo: Il grande fiume dai due cuori. Poi avvennero due svolte decisive per Hemingway. Una fu la carriera giornalistica come inviato del Toronto Star, e indubbiamente il giornalismo incise sulla nascila dello scrittore. L'altra, fondamentale, fu il soggiorno a Parigi nel primo dopoguerra, tra i protagonisti (tanto per fare un nome, con Francis Scott Fitzgerald) della cosiddetta «Generazione petduta», rievocata poi in un brillante libro postumo, Festa mobile. Un racconto esemplare, Un posto pulito, illuminato bene, sembra quasi anticipare il senso del nulla, il disagio esistenziale sartriano. Ma con i racconti successivi, e soprattutto con i due grandi romanzi, Fiesta, del '26, e Addio alle Armi, del '27, si impongono i temi cruciali di Hemingway: l'ormai quasi proverbiale spesso semplificalo o male inteso «codice», che incarna nell'adolescente Ntck Adams dei racconti, nel Frederik di Addio alle armi, nel Jack Banieas di Fiesta. Dominio di sé. coraggio, lotta magari violenta, onore («C'è onore anche tra i borsaioli e tra le puttane. Cambia soltanto il lipo»). In Addio alle armi, il protagonista combatte sul fronte italiano ma poi, ferito, contrae la sua «pace separata». In Fiesta, il viaggio dalla Parigi dei caffè alla Spagna consente di rappresentare una categoria assoluta, Sa corrida (cui è dedicato anche Morte nel pomeriggio, del '32). Nella corrida c'è il coraggio, la sfida alla morte, la lealtà, lo stile, quella virile grazia solo apparente ma che costa duro sforzo e si identifica con l'arte dello scrivere. Cosi Hemingway letteralmente reivenia il linguaggio, con la sua misura fattuale, diretta, scottante, che ne fa un maestro del nostro secolo, e che smentisce nella sua raffinatezza il luogo comune della sua istintività. Verdi colline d'Africa, del '35, è la sottile esplorazione di un mondo «altro». Nel codice ha, s'intende, una parte risolutiva l'amore. Oggi le femministe bollano Hemingway di bieco niaschilismo e certo Brett in Ftesfa, Catherine in/Iddio alle armi. Maria in Per chi suona la campana, il romanzo del '40 sulla guerra civile spagnola con un protagonista «impegnato», Robert Jordan, appaiono condizionate dall'uomo, non necessariamente subalterne. E, ciò die conta, sono splendidi personaggi. Il crepuscolo di Hemingway Itorse Sia presagito in Avere e non avere, el 37, trova a Venezia un momento struggente in Di là del fiume e tra gli alberi, del '50, ma l'eroe, vecchio eppure indomito, vittorioso nella sconfìtta, riemerge in 11 vecchio e il mare, del '52, nella figura epica del pescatore Santiago. Dopo, detto schiettamente nel suo stile, Hemingway si avvide di non farcela più, non come uomo, ma come scrittore, e si uccise. Parafrasando un autore a lui remoto, Franz Kafka nella chiusa del Processo, direi che non volle sopravvivere alla prepria vergogna.

Luoghi citati: Africa, Illinois, Oak Park, Parigi, Santiago, Spagna, Venezia