Policlinico, 6 neonati colpiti da un batterio di Daniela Daniele

Policlinico, 6 neonati colpiti da un batterio Sequestrate le sale operatorie, al centro dell'inchiesta due locali chiusi per degrado da un anno Policlinico, 6 neonati colpiti da un batterio La direzione: non è salmonella, indagini su un altro caso Daniela Daniele ROMA «11 reparto dov'ero ricoverata e la sala travaglio non sono degne di un Paese civile». In questa frase di una donna, alla cui figlia neonata è stato asportato un tratto di intestino per l'enterite nocrotizzantc contratta in ospedale, c'è tutto il dramma che si sta vivendo, in questo ore, al Policlinico Umberto 1.1 piccini infettati sono, a oggi, sei e si sta indagando su un altro caso sospetto. Ieri mattina era stata avanzata l'ipotesi che a causare tanti guai ai piccoli ospiti del nido fosse stato un batterio di salmonella, ma in serata l'amministratore straordinario Riccardo Fatarella ha precisato che quello che in un primo momento era sembrato dalle analisi un caso di salmoncllosi, a un più attento esame non è risultalo tale, La procura comunque non ha atteso di ricevere denunce: il capo dell'Ufficio dei pm, Felice Filocamo, e il sostituto Gianfranco Amendola hanno subito aporto un'inchiesta su quella che appare, ormai, come una, sia pur contenuta, epidemia. E la Commissione d'inchiesta parlamentare sulla sanità ha deciso di avviare un'indagine. Ieri mattina, i carabinieri del Nas, hanno compiuto una perquisizione nel reparto di ostetricia, chiuso il blocco operatorio e interrogato il personale. I Nas hanno sequestrato le sale operatorie di Ostetricia, le acccttazioni sono bloccate e le 14 gestanti ricoverate al policlinico sono stato trasferite in altri ospedali. 11 centro dell'indagine riguarderebbe le due sale parto, ufficialmente chiuse per lo stato di degrado, da oltre un anno, da quando cioè il Policlinico venne posto sotto sequestro dalla magistratura e commissariato in seguito a un'infezione, diffusasi in una sala operatoria, che costò la vista a quattro persone. Le due sale parto, secondo le disposizioni (fella magistratura, potevano essere utilizzate soltanto in caso di estrema necessità e urgenza, previo, naturalmente, il ripristino delle condizioni igienicosanitarie capaci di garantire una certa sicurezza. Se qualcuno avesse, invece, autorizzato il loro utilizzo per casi ordinari rischierebbe un procedimento penale per violazione dei sigilli: da tre a cinque anni di carcere, la pena prevista. «C'è stata una piccola epidemia, ma i rischi che il contagio si estenda sono pressoché inesistenti». Così ha dichiarato il professor Gaetano Maria Fara, direttore dell'Istituto di Igiene dell'Università La Sapienza cui sono state affidate le analisi sulle cause dell'infezione. Questo batterio, a detta degli igienisti, sta dappertutto, ma può risultare particolarmente pericoloso in ambienti dove siano scarse le condizioni igionico-sanitarie. Si sta ora cercando di vedere se lo stesso batterio verrà riscontrato in tutti i neonati infettati. Le ricerche si concentrano su alcuni macchinari come quello usato per aspirare il liquido amniotico dalle vie respiratorie del bambino subito dopo il parto. I primi casi di infezione accertati risalgono allo scorso giugno. Almeno quattro, secondo alcuni genitori. Uno di loro, che lavora nella Marina Militare, ha annunciato che presenterà un esposto alla magistratu¬ ra. Suo figlio è nato il 3 giugno. Tre giorni più tardi, la moglie ha notaio che il piccolo mangiava in modo svogliato e ha visto il sangue nelle feci. «Secondo i medici • dice la donna - quello era un problema legato al fatto che mio figlio fosse nato prematuro. Invece adesso ho scoperto la verità». Il piccolo è stato sottoposto a intervento di resezione di una parte di intestino finita in necrosi. Una storia simile quella vissuta da una coppia di San Basilio. La loro piccola è nata il 25 giugno e tre giorni più tardi si e manifestata l'infezione. L'intervento di resezione è avvenuto il 30 giugno. Nello stesso periodo, il 18 giugno, sono nate due gemelle, premature. I sintomi dell'enterite si sono riscontrati il 23 giugno. Un altro neonato, venuto al mondo il 2 luglio, stava per essere dimesso ieri quando i medici hanno spiegato ai genitori che le dimissioni dovevano essere sospese: anche il piccolo aveva sangue nelle feci. «I bimbi infettati - dice Fatarella - sono sei, ma ora stanno bene». L'assessore alla salute di Roma, Giusy Gabriele, ha chiesto un incontro col ministro Bindi per avviare un «concreto intervento di ristrutturazione e riorganizzazione del complesso ospedaliero». Il Comune di Roma chiede al governo la ristrutturazione completa dell'ospedale 1 ■5

Persone citate: Bindi, Fatarella, Felice Filocamo, Gaetano Maria Fara, Gianfranco Amendola, Giusy Gabriele, Riccardo Fatarella

Luoghi citati: Comune Di Roma, Roma, San Basilio