IL MIRACOLO DEI TAVOLI di Paolo Passarini

IL MIRACOLO DEI TAVOLI IL MIRACOLO DEI TAVOLI Paolo Passarini IN un coro apparentemente intonato, tutti i leader della maggioranza hanno espresso soddisfazione per i risultati prodotti dal vertice di ieri. Che sono i seguenti: rilancio programmatico dell'azione di governo di qui alla fine della legislatura; avvio, a partire da una riunione il prossimo 16 luglio, del processo di costruzione di un centrosinistra come «soggetto politico unitario» che dovrebbe essere già in grado di produrre liste e simbolo unici alle regionali del 2000. Le docce fredde elettorali, a quanto sembra, hanno finalmente favorito il sorgere di una «volontà» politica unitaria. Tutti contenti, a cominciare da D'Alema, ma i miracoli, anche in politica, vanno attentamente analizzati prima di essere dichiarati tali. ANATOMIA DI UN MIRACOLO. Ci saranno due tavoli, uno per l'azione di governo e l'altro per la costruzione del soggetto politico. Al primo tavolo si cercherà di accordarsi su un pacchetto di riforme; al secondo, si discuterà di quali cessioni di sovranità le singole forze dovranno fare alla coalizione. «Io faccio un altro lavoro, devo governare il paese», ha detto D'Alema, acconsentendo alla separazione, che comporterà una sua assenza dal secondo tavolo. Il prodiano Arturo Parisi ha salutato con soddisfazione l'accoglimento, al riguardo, dell'impostazione dell'Asinelio, il quale però non fa mistero di voler sottolineare, con la separazione,, il fatto che non sarà D'Alema a governare il tuttq: il discorso sul futuro premier deve rimanere aperto. Per quanto riguarda i contenuti programmatici dell'azione di governo, il rilancio deve interessare le riforme istituzionali, la ripresa dell'economia e dell'occupazione, la riforma dello stato sociale. Ma, sui due puntichiave di questo programma - lu riforma della legge elettorale e quella delle pensioni - le posizioni all'interno del centrosinistra sono ancora distanti, per non parlare della grana sulla parità scolastica. Il miracolo forse ci sarà ma non c'è ancora stato. l à , BIANCHI... Lo sviluppo del dibattito postelettorale dei partiti produce in buona misura aggiustamenti o movimenti politici che vanno spesso a favore di Prodi più che di D'Alema. Nel pieno del travaglio dei Popolari, i'ex-segretario Mino Martinazzoli ha proposto lo scorporamento dei popolari del Nord, che si federerebbero autonomamente, da quelli del Sud. Non si tratta certo di una suggestione leghista, ma del fatto che i «nordisti», che si considerano la componente nobile dei cattolici democratici, non contano niente in un partito dominato, come dicono loro, da vecchi pezzi di una De «feudale» al Sud. Del resto, i numeri parlano chiaro: il 4% circa delle ultime europee è composto da una media del 6,8% al Sud e del 2,5% al Nord. La mossa di Martinazzoli sembra quindi preludere a un passaggio dei nordisti con Prodi, che intende fare ingaggi a tutto campo nell'arco della coalizione. ...E VERDI. Sono state fatte molte critiche, nel Consiglio Federale dello scorso fine settimana, al portavoce dimissionario Luigi Manconi: sociologo, troppa politica e troppo poco ambiente, candidature bislacche... Ma, tra tutte queste, la critica politica mente più rilevante e comunque quella destinata a pesare di più nel futuro del «Sole che ride», è stata questa: troppo sdraiato su D'Alema a danno di Prodi. In pratica, a Manconi si è addebitato uh ulivismo troppo fioco e un eccesso di realpolitik dalemiana. In politica, perfino nella sua caotica versione italiana, le sconfitte si pagano e, all'ultimo giro elettorale, D'Alema ha perso. e-mail: paopass@tin.it CUUIIVM