Asti, un palcoscenico di calcio, delitti e violenze di Osvaldo Guerrieri

Asti, un palcoscenico di calcio, delitti e violenze Si è chiusa iera sera, con il «Concerto Alfieri», la ventunesima edizione della rassegna teatrale Asti, un palcoscenico di calcio, delitti e violenze / testi esplorano nuovi temi, dalla polvere dei gol al caos della nuova Mosca Osvaldo Guerrieri inviato a ASTI Forza, si chiude. Ieri, con il «Concerto Alfieri» che al palazzo del Collegio ha impegnato Mauro Avogadro, Umberto Orsini, Ottavia Piccolo e Massimo Popolizio, si è messo il sigillo alla ventunesima edizione di AstiTeatro. La manifestazione diretta quest'anno da Giorgio Treves prende la strada dell'archivio lasciando sul taccuino del vostro cronista alcuni rapidi appunti sugli spettacoli degli ultimi giorni. IL NOME NUOWl E' da inserire fra le occasioni più significative la discesa astigiana di Veronique Olmi, «super nova» del teatro francese, autrice di «In piedi nel caos» che, ambientato a Mosca dopo il crollo dell'impero sovietico, mostra come guerra e politica finiscano sempre per assumere la dimensione dell'uomo. Due coppie, due generazioni, affrontano gli eccessi e i fallimenti delle esperienze personali. Le donne e gli uomini, i sognatori e gli impotenti, i nostalgici e i sopravvissuti convivono nella stessa cucina per tradirsi e dilaniarsi, incarnando negli estremismi del loro essere una metafora che il pubblico coglie con intensa partecipazione. Diretti da Marco Camiti, Daniela Giordano, Relda Ridoni, Christian Giammarini e soprattutto Emilio Bonucci sono i bravi officianti di un rito luttuosamente scandito dai rombi dei cannoni. POLVERE DI GOL. Avete mai pensato che un campo di calcio non è poi così diverso da una sala teatrale? E di conseguenza: non vi siete mai accorti che una partita di pallone ha molte affinità con una recita? C'è un copione scritto, c'è la distribuzione dei ruoli, ci sono le improvvisazioni, gli applausi. Unica differenza i fischi, che a teatro non usano più. Purtroppo. QuesU pensieri nascono quasi spontanei nel «Gol (Tacalabala)» che Giorgio Gallione ha messo in scena con il fondamentale contributo di Giuseppe Cederna, Giampiero Bianchi e Marco Cavicchioli. Uno spettacolo sul calcio, ma soprattutto un varietà su una mitologia fatta di eroismo e di sogno. Sono innumerevoli gli autori tirati in ballo per quest'impresa. Ciascuno di loro ha portato una storia e un'atmosfera, sottra enado il calcio alla passionalità e incastonandolo in un'epoca quasi imprendibile. Il momento più intenso della serata ci porta in Cile, all'indomani dell'uccisione di Allende. L'Urss rifiuta di scendere in campo contro la nazionale di un dittatore. E il Cile gioca quella partita da solo, senza avversario, in uno stadio deserto. Quell'episodio è raccontato da un certo Francisco Valdez, che non ebbe il coraggio di non giocare e che ora ricorda quei giorni in una lettera che va a depositare sulla tomba di Neruda. il NUDO E il MORTO. E' stato un po' imbarazzante «Il collezionista» di Anthony Shaffer (da non confondere con il ben più importante Peter Shaffer). La commedia non manca di ingegnosità: un pittore fallito colleziona delitti famosi che riproduce con la collaborazione ora della moglie e ora della giovane amante, meditando però di compiere l'omicidio perfetto che gli darà gloria. Se l'intreccio d'immaginazione e realtà produce sulle prime qualche sorpresa teatrale, dopo un po' il gioco si fa ripetitivo, con un dialogo che non evita i giri a vuoto. Giancarlo Zanetti regista e protagonista non riesce ad evitare la strada del grand guignol, rinunciando aprioristicamente ad ogni sfumatura. Sebastiano Tringali propone un manieristico sergente di Polizia, Vanessa Scalerà recita soprattutto con le ammirevoli nudità del suo corpo, e Laura Lattuada porta un po' di grazia e di buon senso nel personaggio della moglie.

Luoghi citati: Asti, Cile, Mosca, Urss