«D'Alema impari a spendere» di Bruno Gianotti

«D'Alema impari a spendere» IL NUMERO UNO DELLA CISL RISPONDE AL PRESIDENTE DEI CONSIGLIO «D'Alema impari a spendere» D'Antoni: sulle pensioni non si tratta Intervista Bruno Gianotti ■ problemi italiani, D'Alema 1 ■ risolva a Bruxelles, visto che ■ non riesce a risolverli a Roma». Risponde ancora secco Sergio D'Antoni, numero uno della Cisl, alla mano tesa del premier pidiessino. Non e ancora convinto, i conti non gli tornano: «Quando sento parlare gli scienziati delle pensioni - dice - mi sembra che parlino di un altro Paese» e dietro la dichiarata disponibilità a riparlare di previdenza sotto l'ombrello della concertazione, vede ancora «una campagna ingiustificata, assolutamente strumentale e propagandistica». li' diffidente: prima del voto era partita la crociata contro le anzianità, ora si annuncia disponibilità a ragionare pacatamente, di legare il discorso al lavoro dei giovani. D'Antoni si sorprende: «Mi aspettavo che dicesse un'altra cosa: il governo si impegna ad attuare gli accordi sottoscritti. Invece mi viene a parlare di concortazione». Perché non crede che si possa discutere del rapporto tra lo pensioni e la disoccupazione giovanile? «l'orchi'! abbiamo fatto un patto. E mica nel 1800, appena a Natale. E l'abbiamo firmato in pompa magna a febbraio, quattro mesi fa, capisce?» Corto, ma il sindacato continua a considerarlo intoc- cabile... «Intoccabile? Ma se non viene applicato, come facciamo a giudicarlo? Prima vediamo come funziona e poi lo aggiustiamo, se è il caso. Qui invece si vuol semplicemente cambiare, come se nulla fosse». Molte cose si vedranno soltanto con la nuova Finanziaria, nel 2000... «Ovvio: la pressione fiscale scenderà di due punti nei prossimi duo anni se Visco scoverà gli evasori, il costo del lavoro potrà scendere di 3 punti in 3 anni grazie alla carbon tax. Ma dove sono i posti di lavoro, gli incentivi per le zone deboli? Sono rimasti nel cassetti. C'erano 7 mila miliardi disponibili, ne sono slati erogati 300-350. E qui cade l'equazione meno tasse, meno spesa, più sviluppo». Perché D'Alema, secondo lei non riesce a risolverla quell'equazione? «Perché è stato distratto da Bruxelles quando, in coincidenza con la scarsa crescita, sono nati i problemi del patto di stabilità, del rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo, il Pil. Ma il problema è la scarsa crescita, non sono le pensioni: bisogna scoprire le cause e intervenire». Non sarà anche colpa di un patto di stabilità troppo vincolante? «Quel patto ha un peccato originale: non è espansivo per l'Italia. Mentre la Francia, per esempio, ha più possibilità e quindi può ottenere più risultati. Si dovrebbe cambiare». Non è il primo a sostenerlo... «Lo so benissimo. Lo hanno detto non "fottuti rivoluzionari", mi scusi il termine, ma fior di "rigoristi liberali" come Giscard d'Estaing e Mario Monti: bisogna scorporare le quote destinate agli investimenti produttivi. E la battaglia si gioca a Bruxelles, è una battaglia europea sull'interpretazione espansiva delle norme, non sul loro cambiamento». E se passa l'interpretazione espansiva, diventa superfluo il discorso sulle pensioni? «Già oggi è un tasto da non toccare. Ce ne sono ben altri, come la spesa, perché questo governo D'Alema deve imparare a spendere 7 mila miliardi ed a concentrarsi sulle aree deboli». Ancora il discorso del Meridione? «Ancora, ma in termini reali, non ipotetici. Bisogna dare qualche vantaggio a chi deve investire altrimenti se ne va all'estero. Non va dove non trova disoccupati. E poi trovare forme di flessibilità salariale. Altro che tagliare le pensioni». E quanto è disposto a concedere il sindacato per la flessibilità? «Ecco dove è necessario un patto: sulla flessibilità. Noi vogliamo entrare nel merito, a legare il salario alla produttività con la contrattazione territoriale. Così si fa sviluppo e non c'è bisogno di altro incremento di spesa pubblica». Sergio D'Antoni

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Italia, Roma