Poche chances a Strasburgo per il principe di Francesco Manacorda

Poche chances a Strasburgo per il principe Poche chances a Strasburgo per il principe g pppEcco come funziona la Corte europea dei diritti Francesco Manacorda comspondente da BRUXELLES Sembra avere ben poche possibilità di successo, il ricorso annunciato da Vittorio Emanuele di Savoia di fronte alla Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte, che ha sede a Strasburgo e che ogni anno esamina centinaia di ricorsi presentati dai cittadini dei quaranta Paesi - tra cui l'Italia - che aderiscono al Consiglio d'Europa, spiega infatti con istruzioni chiarissime in che situazione si deve trovare chi intende rivolgersi ai suoi giudici. In primo luogo possono presentare un ricorso «le persone le quali sostengono che i diritti loro riconosciuti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo siano stati violati» da un'autorità pubblica di uno Stato che abbia firmato la Convenzione. La libertà di movimento di cui lamenta la violazione Vittorio Emanuele è trattata nel quarto protocollo della Convenzione, che risale al 1963, ma in questo testo non si fa cenno del caso in cui un residente all'estero voglia entrare nei confini di una nazione. Il protocollo sancisce solo che «chiunque si trovi regolarmente sul territorio di uno Stato ha il diritto di circolare liberamente e di scegliervi liberamente la sua residenza» e che «ogni persona è libera di lasciare qualsiasi Paese, compreso il suo». Ma soprattutto, a rendere irricevibile un ricorso dell'erede dei Savoia, potrebbe essere la norma secondo cui prima di ricorrere alla Corte europea un cittadino deve aver tentato tutte le vie legali nello Stato - in questo caso l'Italia - contro il quale agisce o, come spiega la Corte, «aver esperito nello Stato in causa tutte le vie di ricorso che avrebbero potuto porre rimedio alla situazione di cui si lamenta». E non risulla che Vittorio Emanuele si sia mosso in tribunale contro la disposizione transitoria numero XIII, che proibisce appunto l'ingresso e il soggiorno in territorio italiano dei discendenti maschi di Casa Savoia. Vittorio Emnuele non è comunque il solo ad aver pensato di ricorrere ai giudici che siedono a Strasburgo. La Corte, che dal primo novembre dello scorso anno funziona secondo una nuova procedura, ha quattro sezioni che giudicano i casi in primo grado e una «Grande Chambre» composta da cinque giudici che funge da corte d'ap¬ pello. Lo scorso anno ha ricevuto in tutto 4645 domande di ricorso di cui solo 975 sono state però «registrate», cioè considerate degne di un esame più approfondito. In questo caso si avvia il procedimento che potrà portare al giudizio di una delle quattro sezioni, ciascuna composta da dieci giudici. Due di questi, Benedetto Conforti e Luigi Ferrari Bravo, sono italiani, mentre il presidente della Corte è lo svizzero Luzius Wildhaber. L'Italia, specie per la lentezza dei suoi provvedimenti giudiziari che portano molti cittadini a rivolgersi alla Corte in cerca di un risarcimento, fa la parte del leone nella classifica europea dei ricorsi. Nel 1998, solo nei confronti del nostro Paese, sono state avanzate 686 richieste e altre 1191 erano già pendenti davanti alla Corte.

Persone citate: Benedetto Conforti, Luigi Ferrari, Luzius Wildhaber, Savoia, Vittorio Emanuele

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia, Savoia, Strasburgo