Palermo, a rischio iI dopo Caselli di Francesco La Licata

Palermo, a rischio iI dopo Caselli LA GIUSTIZIA IM SICILIA. OMBRE SULLA SUCCESSIONE Palermo, a rischio iI dopo Caselli //procuratore anticipa la partenza reportage Francesco La Licata inviato a PALERMO C'è nervosismo nel vecchio palazzo di giustizia. Ovviamente c'è pure molta discrezione, anche se la partita che si sta giocando è di quelle importanti che potrebbe condizionare gji assetti futuri della politica giudiziaria non solo palermitana. I prossimi appuntamenti sono tanti c tutti di «prima qualità», dalla sostituzione di Giancarlo Caselli olla sentenza del processo Andreotti per citarne solo due. E il nervosismo (soprattutto nel corridoio della Procura) di questi ultimi giorni più evidente da quando il procuratore Caselli sembra aver accelerato la sua partenza - è spia di una sorta di partita a scacchi che coinvolge le correnti della magistratura, il Csm, i palazzi della politica e, perchè no?, la presenza, sullo sfondo, di Cosa Nostra, ovviamente molto interessata ni futuro assetto del «palazzo dei veleni». Quello che accadrà è avvolto nei fumi delle incertezze e delle trattative politiche. L'unica cosa già accaduta è la scelta di Giancarlo Caselli di andare a dirigere gli Istituti di pena italiani, accettando una proposta del ministro della Giustizia. Una scelta - quella di Caselli - incensurabile, visto che arriva dopo quasi sette anni di superlavoro, di rinunce e di risultati pagali salati in termini di stress e persino di attacchi ingenerosi. Insomma, doveva andarsene. Forse, però, i suoi collaboratori non si aspettavano tanta fretta. Già, perchè Caselli va via entro il mese di luglio. A Palermo, invoco, si diceva che il procuratore si sarebbe trasferito «dopo l'arrivo del successore». Questa previsione è stata modificata una prima volta («dopo che sarà nominato il nuovo procuratore») ed uqa seconda: «Se ne andrà quando la commissione del Csm avrà un orientamento ben saldo». Cioè tra un paio di settimane. Qualcuno ha voluto vedere, in questa «fretta», una sorta di «sponda» con quanto sta accadendo a Milano con la «linea D'Ambrosio», tesa a superare le barriere e le incomprensioni tra magistratura e politica. La partenza di Caselli, in sostanza, potrebbe agevolare quella normalizzazione che a Palermo è quasi una costante, dopo un lungo periodo di emergenza. E' chiaro che Te aspettative generali sono concentrate sul «totoprocuratore». La scelta sembra restringersi su tre personaggi: Giovanni Puglisi, presidente dei Gip, Piero Grasso, sostituto procuratore nazionale, e Rosario Priore, il magistrato dell'inchiesta sulla tragedia di Ustica. Ci sarebbe anche la candidatura di Leonardo Guarnotta, eccellente magistrato di quello che fu il pool di Giovanni Falcone, ma sulle sue spalle poggiano i processi contro Marcello Dell'Utri e contro l'ex ministro Calogero Mannino. Sembra improbabile che il Csm lo sposti, gettando a mare due processi cosi importanti. I più accreditati sembrano proprio Puglisi e Grasso: due uomini molto noti a Palermo, il secondo con una maggiore specializzazione antimafia, l'altro con un una formidabile anzianità. Il «tifo», nel Palazzo, è stato equamente diviso: sulla professionalità e sulla correttezza di entrambi, infatti, non ci piove. Eppure il 28 di giugno è accaduto qualcosa che ha funzionato come campanello d'allarme. Una sentenza di Puglisi ha suscitato reazioni con¬ trastanti. Il giudice ha infatti assolto, in rito abbreviato, alcuni commercianti accusati di aver pagato il «pizzo» a Cosa Nostra. Ai taglieggiati la Corte ha riconosciuto una sorta di «stato di necessità». La sentenza ha fatto discutere perchè, proprio in que- sto momento, la Procura, polizia e carabinieri hanno intensificato la battaglia contro i mafiosi che si arricchiscono con le estorsioni. Ed ha fatto discutere anche perchè uno dei commerianti assolti, Giovanni Alongi, conosciuto come il gestore del negozio che «vestiva» i boss della prima guerra di mafia, non è appunto nuovo alle cronache. C'è chi ha voluto vedere, nella sentenza, una specie di presa di distanza dalla linea finora adottata dalla procura di Gancarlo Caselli. Insomma, i post-falconiani temono una «restaurazione» che porti l'ufficio del pubblico ministero agli «standard» dei «felicissimi anni Settanta e Ottanta». I calcoli che vengono offerti a sostegno dei timori sono semplici: via Caselli, arriva Puglisi che è persona perbene ma della vecchia guardia, uomo che potrebbe traghettare il «Palazzo» verso una gestione più normale. Poi ci sono i sostituti aggiunti: c'è già Paolo Giudice, è appena arrivato Giuseppe Pignatone dopo un'assenza causata dal terremoto seguito alle stragi del '92 ed alla «defenestrazione» del procuratore Giammanco. Si mormora della possibilità che presenti domanda di procuratore aggiunto anche Alberto Di Pisa, processato come il «corvo» nemico di Falcone, ma assolto con tante scuse ed oggi sostituto procuratore generale e quindi perfettamente legittimato all'aspirazione. Se queste coincidenza si avverassero, sarebbe comprensibile il «cattivo pensiero» di una restaurazione che agita la mente di tanti magistrati palermitani. Considerata, oltretutto, l'eventualità che i sostituti più anziani e, dunque, più specializzati nei processi di mafia, debbano lasciare gli incarichi come prescrive una norma del Csm che vieta ai magistrati di «sostare» per più di otto anni nello stesso ufficio. Se così fosse sarebbero costretti a cambiare sito: Guido Lo Forte, Roberto Scarpinato, Vittorio Teresi, Teresa Principato ed Antonino Ingioia, cioè la task-force di Giancarlo Caselli. C'è nervosismo a Palermo. Sono in tanti a chiedersi che fine faranno le inchieste avviate e non ancora concluse, i processi in sospesso. A partire da Andreotti. Incombe lo sciopero degli avvocati. Se non sarà revocato, il processo contro il senatore a vita - previsto per la fine di luglio slitterà all'inizio di ottobre, cioè dopo la sentenza di Perugia (è accusato dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli) che molti danno come favorevole ad Andreotti. E non c'è solo lo sciopero dei penalisti a minare i processi. E' in arrivo il pronunciamento dell'Alta Corte sulla costituzionalità della videoconferenza. Una sentenza negativa significherebbe l'annullamento dei dibattimenti dove sia stato usato l'«interrogatorio tecnologico». E Cosa Nostra? Non sta certo a guardare, a giudicare da certe «uscite» come quella del quasi-pentito Giovanni Brusca che in un sol colpo ha «sistemato» il governo Ciampi e il successore Berlusconi, affermando che erano a conoscenza della strategia stragista di Riina. Quello di Puglisi è tra i nomi più accreditati Ma una sua sentenza con cui ha assolto alcuni commercianti che erano accusati di aver pagato il pizzo ha fatto discutere a Palazzo di Giustizia Il procuratore di Palermo Giancarlo Caselli ha deciso di anticipare la partenza dal Palazzo di Giustizia. Il suo nuovo incarico sarà la direzione degli Istituti di pena italiani A sinistra Piero Grasso, sostituto procuratore, e Leonardo Guarnotta, ex del pool di Falcone