«Il giovane Bush sfuggì al Vietnam come Clinton»
«Il giovane Bush sfuggì al Vietnam come Clinton» Rivelazioni del «Los Angeles Times» «Il giovane Bush sfuggì al Vietnam come Clinton» // candidato repubblicano arruolato di favore nella «sicura» Guardia nazionale del Texas Andrea di Robìlanl cornspondenle da WASHINGTON Guai in vista per George W. Bush? La marcia trionfale del governatore texano verso la Casa Bianca ha forse trovato il suo primo ostacolo? Il Los Angeles Times ha pubblicato ieri con grande risalto un'inchiesta sul trattamento di riguardo che il ventunenne Bush ricevette nel 1968 (suo padre, George Bush, era deputato) per essere ammesso alla scuola di aviazione della Guardia nazionale del Texas - una sistemazione che ridusse considerevolmente il rischio di essere chiamato a servire in Vietnam. «Ci disse che voleva volare, come il suo babbo» ricorda Walter Staudt, che in quegli anni dirigeva il coniando aereo della Guardia nazionale in Texas. E il sottotenente George W. Bush divenne in pochi mesi un bravo pilota da combattimento. Negli anni roventi del Vietnam la Guardia nazionale era uno dei rifugi preferiti dei giovani americani che volevano evitare di essere mandati in guerra. Proprio per questo la lista d'attesa era sempre lunga e non era facile essere ammessi ai corsi di addestramento. Dopo aver passato al setaccio tutta la documentazione relativa alla breve stagione militare di George W., il Los Angeles Times conclude: «Anche se non abbiamo trovato alcun indizio di illegalità o di regolamenti violati per spiegare il suo ingresso e la sua rapida ascesa nella Guardia, le carte mostrano che molte porte gli furono aperte e che la fortuna gli arrise nei momenti opportuni». La questione era già affiora¬ ta in termini meno precisi nelle settimane scorse. E il senatore repubblicano John McCain, ex prigioniero di guerra in Vietnam e anche lui candidato alla Casa Bianca, aveva commentato scherzosamente che quando era nella sua cella d'isolamento dormiva piti tranquillo al pensiero che il giovane Bush stava difendendo con valore le coste del Texas. Ma Bush ha dalla sua l'allora comandante Staudt, il quale ha dichiarato al quotidiano di Los Angeles: «Nessuno mosse un dito per lui. Nessun benedetto favoritismo. Né il suo babbo né altri facilitarono il suo ingresso nella Guardia». E ieri, assediato dai giornalisti, Bush ha avuto buon gioco a rispondere: «Mi rifaccio alle dichiarazioni del comandante. Non ricevetti alcun trattamento preferenziale. Volevo pilotare i jet. E divenni un bravo pilota». Insomma, più che un imboscato alla Hill Clinton, George Bush vien fuori da questa inchiesta come un figlio del privilegio, un ragazzo che ero stato nelle migliori scuole d'America e che veniva trattato con riguardo da persone forse non del tutto insensibili all'influenza del padre, un deputato in ascesa che aveva fatto i soldi nel petrolio. Questa immagine non è affatto nuova. Sin dall'inizio George Bush ha vestito i panni del rampollo di una nuova dinastia politica americana. Onesto non gli ha impedito di lanciare una campagna presidenziale che ha lasciato nella polvere gli altri rivali repubblicani. E ha messo nell'ombra - almeno por ora l'altro grande rampollo di questa stagione politica, il vice presidente Al Gore,
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