Gli orangisti non danno battaglia

Gli orangisti non danno battaglia La polizia teme che gli irriducibili attendano la notte per scatenare la guerriglia Gli orangisti non danno battaglia Ulster: marcia pacifica, ma le barricate restano abio Galvano corrispondente da LONDRA Si è conclusa senza incidenti la parata orangista di Drumcree, ma le barricate d'acciaio e il filo spinato restano perchè grande era ancora la tensione, ieri sera, e la polizia non poteva escludere «azioni provocatorie» durante la notte, cioè il tentativo di forzare il passo verso la cattolica Garvaghy Koad presidiata da reparti dell'esercito. Pare di essere tornati, in Ulster, ai tempi in cui più acuto era il confronto fra unionisti e repubblicani, prima dell'accordo del Venerdì Santo 10 aprile 1998 - che aveva aperto la via della speranza, ma che non è sfociato nei giorni scorsi in una nuova pagina di storia per il Nordirlanda. Sul piano politico, anzi, la situazione appare più tesa che mai: con i protestanti, nonostante l'appello di Blair e le concessioni del Sinn Féin, barricati su posizioni d'intransigenza dopo la maratona negoziale di Belfast. In quel clima la parata di ieri poteva sfociare, come l'anno scorso, in scontro aperto. Invece gli Orangemen, tutti vestiti di nero, con la bombetta in testa e la fusciacca arancione al collo, sono sfilati in ordine nei quartieri protestanti di Portadown e hanno raggiunto, secondo il programma, la loro chiesa. Poi si sono diretti verso il centro della città, lungo il percorso proibito e sbarrato. Si sono fermati e una piccola delegazione ha raggiunto la grande barricata di cemento e acciaio per consegnare una lettera in cui si chiedeva a Tony Blair ragione del divieto di percorrere le vie cattoliche. Poi si sono ritirati in buon ordine. «La nostra è una dimostrazione pacifica», continuavano a ripetere. Anche l'anno scorso lo dicevano. Ma, come allora, dopo il loro lento deflusso centinaia di auto e migliaia di persone sono rimaste nella zona: nei campi, dietro i rotoli di filo spinato, dietro le trincee scavate per tutta la settimana dai duemila fra poliziotti e soldati e poi riempite d'acqua. Il timore era che, nella notte, si ripetesse il violento confronto dell'anno scorso, fatto di assalti e di scaramucce, sospeso soltanto dopo la tragica uccisione di tre bambini cattolici in una casa data alle fiamme. la dolce campagna irlandese è trasformata in un fortilizio; con elicotteri e cannoni ad acqua, poliziotti in assetto da guerriglia urbana e soldati, di fronte a una folla che non vuole sentire ragione, che non ritiene di dover rinunciare a una tradizione vecchia di due secoli ma che i cattolici sentono come una provocazione. Sugli avamposti cattolici, davanti alla loro chiesa, c'erano Francie Mackey e Bernadette Sands (sorella di Bobbie Sands, uno dei «martiri» dell'Ira): entrambi appartenenti all'ala politica della Real Ira, responsabile l'anno scorso della bomba di Omagh. In un articolo pubblicato dal «Sunday Times», Tony Blair ha scritto ieri che gli unionisti protestanti si assumerebbero l'onere del mancato accordo se respingessero la sua proposta di compromesso, cioè la scadenza del 15 luglio per l'ingresso del Sinn Féin nel governo di un Ulster autonomo in cambio del graduale disarmo dell'Ira entro il maggio 2000: «Sarebbe un autogol tattico di proporzioni monumentali». Ma David Trimble, leader degli unionisti che non riescono a trangugiare un ruolo politico dei repubblicani dopo tre secoli di dominio protestante, ha espresso senza mezzi termini il proprio malumore, affermando che si do- manda al suo partito di «fare un salto al buio, senza rete». Trimble ha aggiunto, polemicamente: «Perchè si rendono le cose facili per i terroristi e difficili per i democratici? Perchè, con la complicità del governo, siamo tenuti in ostaggio da un pugno di terroristi?» Blair, egli afferma, «è stato ingannato» dal Sinn Féin. Nel suo campo si suggerisce addirittura che un no degli unionisti farebbe il gioco dell'Ira, liberata in quel modo da un impegno sugli armamenti che non piace ina offerto in suo nome dal Sinn Féin. Il premier Tony Blair «Se gli unionisti respingeranno il mio compromesso sarà un autogol monumentale» Il leader protestante «Il governo ha reso le cose facili peri terroristi e difficili peri democratici» Gli Orangemen, tutti vestiti di nero, con la bombetta e la fusciacca arancione, hanno aperto la sfilata

Persone citate: Bernadette Sands, Bobbie Sands, David Trimble, Galvano, Mackey, Real Ira, Tony Blair, Trimble

Luoghi citati: Belfast, Londra, Ulster