L'Algeria spalanca le porte delle prigioni

L'Algeria spalanca le porte delle prigioni La vigilia funestata da un attentato su una spiaggia: una bomba uccide un'intera famiglia L'Algeria spalanca le porte delle prigioni In vigore oggi l'amnistia per i terroristi Domenico Onìrico Sulla spiaggia di Ain Tagourait, a sessanta chilometri da Algeri, ieri e stato un giorno tragicamente normale: una bomba ha fatto strage tra i bagnanti, quattro morti. Eppure l'ennesimo episodio di una violenza selvaggia che perseguita da sette anni gli algerini come il tic tac di un orologio, non può cancellare una straordinaria verità: in Algeria nulla ormai è più uguale, un tempo nuovo è iniziato. Perché oggi entrerà ufficialmente in vigore l'amnistia promulgata dal presidente Abdclaziz Houteflika per tutti coloro che sono stati condannati a pone detentive a termine por reati di terrorismo e sovversione. Si calcola che usciranno di prigione, anche se il provvedimento non si applica a chi si è macchialo di crimini di sangue o stupri, almeno seimila persone. La data ò stata scelta con attenzione: oggi è l'anniversario della indipendenza, atto fondatore della identità di un paese che in questi anni ha rischiato di smarrirsi in un materiale apocalittico. V. la decisione del presidente Houteflika eletto nell'aprili! scorso tra sospetti e polemiche appare come un autentico nuovo allo di rinascita rivoluzionaria, come un coraggioso punto a capo. La parola tabu, perdono, ò stata pronnunciata anche se tra inevitabili restrizioni e distinguo, li nessuno, d'ora in avanti, moderati o sradicatori, terroristi o militari, potrà far finta che nulla sia cambialo. Bouteflika, politico sottile, ha capito che il terrorismo islamista è come un chiodo, se lo colpisci sulla tesla non fa altro che conficcarsi più a fondo: C'è bisogno invece di pinze, bisogna afferrare il fanatismo , annua (diario dal basso, non colpirlo ma strapparlo dalle radici. Tutto è cominciato con un appello lanciato dal neo presidente all'inizio di giugno: «Invito tutti coloro che sono stati travolti dalla tempesta del terrorismo ad abbandonare la lotta armata e a riprendere il loro posto nella società algerina». Bouteflika si propone due scopi; mostrare all'interno, anche ai clan dell'apparato di potere che lo hanno portato alla presidenza, e all'estero, che le promesse della campagna elettorale non erano solo slogan. L'appello in realtà è stato il segnale pubblico di un processo meticolosamente preparato dietro le quinte. Trentasei ore dopo l'appello del presidente la televisione e l'agenzia ufficiale pubblicavano con grande evidenza la risposta del capo del braccio armato del vecchio partito islamico, l'Ais. Con grande deferenza {«rispettabile presidente») Madani Mezrag annunciava un definitivo addio alle armi. Era pronto il terreno per la terza mossa: l'annuncio di una amnistia «per tutti coloro che sono stali accusati di sabotaggio alle cose e di sostegno ai terrori¬ sti, ma che non si sono sporcati le mani di sangue». E' la clausola indispensabile per non provocare la reazione dei duri dell'esercito e dell'armata parallela della sicurezza che ormai costituisce la vera colonna vertebrale dello stato. Le manifestazioni di parenti di vittime del terrorismo organizzate per le vie di Algeri, infatti, si sono esaurite senza che nessuno ne approfittasse per imbastire un golpe bianco, magari della memoria di chi è stato assassinato. L'amnistia, anche se con queste restrizioni, significa comun¬ que che possono ritrovare la libertà le migliaia di persone che sono state rastrellate e chiuse in prigione sulla base anche di semplici sospetti di collaborazionismo.il percorso verso la pace, che già prevede riduzioni di pena e arresti domiciliari per chi abbandona le armi, sarà ancora lungo e macchiato di sangue come dimostra l'attentato di ieri. Un nuovo capitolo verrà aperto, secondo voci sempre più diffuse, da una estensione della legge sulla concordia civile a migliaia di scomparsi (si dice diciottomila persone) che secondo i famigliari sono stati rapiti dai servizi di sicurezza. L'Ais osservava da due anni ormai una tregua di fatto. Negli ultimi tempi addirittura ha collaborato con l'esercito nella caccia ai più feroci emiri dei Già, impasto inestricabile di criminali comuni e di fanatici. Sono queste poche migliaia di irriducibili, spesso infiltrati da agenti doppi, facilmente manipolabili per operazioni di provocazione, i più pericolosi avversari della scommessa di Bouteflika. Dovrebbero essere liberate seimila persone anche se il provvedimento non si applica ai fondamentalisti che hanno commesso omicidi e stupri A sinistra, donne manifestano in favore dei prigionieri politici ad Algeri. Sopra, il presidente Abdelaziz Bouteflika

Persone citate: Abdelaziz Bouteflika, Bouteflika, Domenico Onìrico, Madani

Luoghi citati: Algeri, Algeria