Tra Doglia ni e Perno con Giulio Einaudi di Paolo Pejrone
Tra Doglia ni e Perno con Giulio Einaudi Paolo Pejrone Tra Doglia ni e Perno con Giulio Einaudi IL giardino di Dogliani, tra le cascine e le vigne, era una timida e rispettosa occasione per portare delle piante particolarmente amate nel bosco scosceso ed impervio vicino alla casa. Ai bordi erano piantati ciliegi da fiore, sorbi e piante da «bacche»; nelle radure hoste, narcisi e altre bulbose, intorno alla casa rose e rosmarini. L'Utopia e la Sfida erano delegate ai rododendri, rischiati ed azzardati, in un posto cosi «calcareo» e secco durante le estati. Nel giardino di via Santa Giulia ricordo numerosissimi rododendri montani, anche essi a opporsi e a duellare contro le sporche e acide arie della città. Nel grande giardino di Perno, nelle Langhe, erano state piantate grandi quantità di rosmarini, rose, cisti, cenoti, salvie, melograni... Perno fu una specie di nuova sfida, mi ricordava Guido Piacenza, contro gli inverni piemontesi. «Il mare è dietro queste montagne»: era il refrain di Giulio Einaudi. «A Perno arriva il vento del mare.,.». Giulio non voleva rendersi conto che prima o dopo sulle Langhe può arrivare il vento glaciale e violento della lontana Siberia... Giulio non amava i giardini «ordinati»: le piante erano scelte per il loro profumo, per il loro aspetto libero, fresco e scapigliato, più che per il loro colore... Soprattutto dovevano essere piantate fitte (il vuoto nel giardino era un errore... da riempire). A Giulio dava fastidio tutto quello che potesse ricordare il giardino ottocentesco: tutte quelle piante che parevano senza personalità o troppo docili. L'Ordine Vittoriano, nel giardino di Giulio era bandito. In una visita al mio giardino, che come tutti i nuovi giardini era incerto e poco definito, dopo aver guardato le numerosissime ortensie bianche e blu che riempivano gli spazi più insicuri (e più freschi), con suprema tranquillità mi sussurrò: odio le ortensie... Penso che fosse vero, perché le ortensie nel giardino di Giulio non c'erano, non le ricordo. Forse erano troppo «vittoriane», forse troppo ordinate nella loro pomposa (e forse troppo ricca) abbondanza. E soprattutto nelle nostre regioni non sfidano nulla e si accontentano del sole e dell'ombra, chiedono soltanto un po' di umidità al piede durante restate. Sono la gloria dei giardini abbandonati. Evidentemente le ortensie erano troppo facili, troppo docili e troppo generose (e sicuramente troppo insipide) per il Giardino di Giulio. Provava fastidio per tutto ciò che potesse ricordargli l'ordine ottocentesco: detestava le ortensie pompose, docili e insipide FIORI E GIARDINI
Persone citate: Giulio Einaudi, Guido Piacenza, Ordine Vittoriano, Perno
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