Bonnard

Bonnard Bonnard sentimento luminoso del colore LA MOSTRA DELLA ■■ SETTIMANA Marco Rosei DA una lettera di Bonnard a Matasse del 1940: «lo lavoro passabilmente soprattutto nel senso della comprensione. Nelle mie passeggiate al mattino mi diverto a definire le diverse concezioni del paesaggio, paesaggio "spazio", paesaggio intimo, paesaggio decorativo ecc. Ma come visione io vedo ogni giorno cose diverse, il cielo, gli oggetti, tutto cambia continuamente, si può annegare là dentro. Ma questo fa vivere». Il pittore è nato in mezzo alla confutazione Nabi del naturalismo impressionista e nel corso dei decenni, dopo le fraternità LA MODESETTMarcSCRISSE A MATISSE: «IO VEDOIL CIELO, GU OGGETTI, TUTTOSI PUÒ ANNEGARE LÌ DENTROgiovanili con Vuillard, Denis, V'allotto.!, il Jarry di Ubu Roi con il Natanson de La Revue bianche e la bella moglie Misia Godebska, immortalata da Proust e amata da Diaghilev e da Coco Chanel ha pensosamente e oculatamente scelto via via la frequentazione e l'amicizia di Renoir, del vecchio Monet, infine di Matisse. Ora, a 73 anni, porta fino in fondo il concetto • che per lui è prassi, sublime artigianale materia di infinita soffice iridescenza di luce e colore - di un flusso vitale, oggi diremmo «virtuale», al di là dell'apparenza, del tempo, della forma naturale (un flusso che trapassa dall'occhio, dal «sentimento», dalla «comprensione» del pittore alla tela o alla carta asciutta e luminosa della gouache e di 11 ritorna a noi). «La sensazione conduce ai toni. Nei toni si ottiene di riflesso una rivelazione sulla sensazione». Ha ancora davanti a sé i cinque, sei anni che comprendo STRA LA ■■ MANA Rosei no i ritmi astratti in rosso, giallo, grigioviola marezzato dei Frutti sul tappeto rosso, i Bagnanti al tramonto che potrebbero già essere dipinti da De Stael, gli arazzi cromatici dei Paesaggi di Le Cannet e della tavola imbandita in giardino di Mattino, opere finali in mostra: ultimo approdo della natura vita ereditata dall'ultimo '800 ma totalmente interiorizzata nel nuovo secolo analitico e relativistico, queste opere varcano ampiamente le soglie dell'informale. Sono fonti profonde per la seconda metà del secolo altrettanto quanto le Ninfee di Monet, ma dipinte in OGNI GIORNO COSE DIVERSE, CAMBIA CONTINUAMENTE, MA QUESTO TI FA VIVERE» parallelo e a gara con gli esordi dì l'Gllock e di Sutherland. Una bellissima serie di fotografie scattate durante la guerra da CartierBrcsson a «Le Bosquet» a Cannet ci mostra un vecchietto occhialuto, infreddolito con una grande sciarpa come disperso dall'aver sepolto la carne soffice, luminosa, grigiovioladorata della moglie modella Marta, tante volte riflessa nello specchio ingannevole e proustiano della toilette. Una magia occulta, inaiTerrabile percorre le sue sintesi metamorfiche del paesaggio, della natura morta, della corporeità e fisicità umana e oggettuale, dell'interno d'ambiente luminosamente pulsante come un corpo vivente. «Non si tratta di dipingere la vita, si tratta di rendere vivente la pittu ra». Pierre Bonnard Martigny, Fondazione Gianadda Tutti i giorni 9-19 Fino al 14novembre SCRISSE A MATISSE: «IO VEDO OGNI GIORNO COSE DIVERSE, IL CIELO, GU OGGETTI, TUTTO CAMBIA CONTINUAMENTE, SI PUÒ ANNEGARE LÌ DENTRO. MA QUESTO TI FA VIVERE» «Femme dans un intérieur», un'opera del 1905 di Pierre Bonnard in mostraa Martigny

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