Quel ramo d'Italia che diventa Svizzera

Quel ramo d'Italia che diventa Svizzera PASSEGGIATA IN VALTELLINA Quel ramo d'Italia che diventa Svizzera WEEKEND di Ernesto Ferrerò QUEL ramo della Valtellina di mezzo che a Tirano volge a settentrione tra altissime file di monti, inerpicandosi verso il Bernina con folti boschi di conifere, praterie e dirupi, diventa Svizzera, e prende nome di Val Foschia vo, dal suo centro più importante e dal fiume che la attraversa per scendere poi nell'Acida. Passava di qui la via del vino che portava a Nord le botticelle di Inferno, di Grumello, di Sassella: quasi 25.000 some di vino ogni anno. Il viaggiatore che è appena entrato nella valle, difficilmente può accorgersi del minuscolo campanile romanico appeso sopra la sua testa, in cuna a un immane strapiombo. E' il campanile dell'eremo di San Romerio, 1800 metri, uno dei luoghi magici delle Alpi, tra i più appartati e suggestivi. Qui siamo in un avamposto cattolico nei Grigioni riformati, che dal '500 e sino a Napoleone s'erano annessi gran parte della Valtellina, con grandi tensioni religiose e politiche. Non a caso il romitorio con connesso ricovero per viaggiatori, fondato tra il 1096 e d 1125, è stato intitolato a San Romerio, colui che aveva battezzato re Clodoveo e convertito i Franchi al cristianesimo: dunque un avventuroso campione della predicazione. Poche baite squadrate, in pietra e lastre d'ardesia, ma la chiesetta dev'essere anteriore, perché i resti degli affreschi evocano l'arte carolingia, e non lontano si staglia una costruzione gemella dedicata a Santa Perpetua, venerata sulle coste africane. Nessuna meraviglia: si sa che Bisanzio, scavalcando le Orobie, era arrivata sino a Tirano: non a caso qui c'è un tipo di formaggio grasso che si chiama feto, nò più né meno come in greco. Non molti anni dopo la fondazione del romitorio la montagna franò: una massa di rocce e di terra alta mille metri si staccò proprio dalle prime costruzioni del romitorio, trascinando con sé molti monaci e pellegrini. Come per miracolo, una falda di roccia più consistente ha trattenuto la chiesetta: un metro più in là comincia il precipizio che finisce nelle acque ghiaccio-azzurre del lago di Foschia vo, nato proprio perché la frana, chiudendo la valle, ha fermato le acqua del torrente. I grandi camminatori potranno salire a San Romerio partendo dalla testa del lago, a Le Frese : un dislivello di 800 metri, da 3 a 4 ore di cai un ii no. Più comodamente in auto, abbandonando il fondovalle a Brusio per salire (strada strettissima e molto ripida; cautela) sino a Viano (1280 ni; panorama) e da lì procedere in costa per 4 km sino al sentiero che in mezz'ora porta all'eremo attraverso boschi incantati. Merita una visita anche Foschia vo, insieme romanica, rinascimentale e barocca, conservata in modo esemplare. A Tirano, consigliabili i rifornimenti di formaggi locali (particolare menzione per quelli vecchi). Bresaole (anche affumicate) da Farei ti, nella città vecchia: da non perdere i bei palazzi signorili, di austera eleganza, tra cui quello dei Sertoli Salis. Gli antichi signori della valle producono vini eccellenti: visitare le cantine. A San Romerio, uno dei luoghi magici delle Alpi Retiche, poche baite in pietra e lastre d'ardesia, una chiesetta con campanile romanico: si salea 1800 metri in auto o con 3 ore di cammino, in mezzo a boschi incantevoli.

Persone citate: Ernesto Ferrerò, Foschia, Romerio, Salis

Luoghi citati: Italia, Le Frese, San Romerio, Svizzera, Tirano, Viano