Un americano a Torino affascinato dal bicerin

Un americano a Torino affascinato dal bicerin IN VIAGGIO SOTTO LA MOLE Un americano a Torino affascinato dal bicerin •REPORTAGE di Coi by Kummel UN amico italiano sosteneva di recente che Torino è l'ultima città italiana, e io capivo perfettamente che cosa intendesse dire. Pochi luoghi hanno un senso della propria identità cosi sicuro, sembrano cosi completamente se stessi in ogni angolo. O, permeglio dire, riescono a esserlo, così inconfondibili e assolutamente coerenti nella struttura urbana, pur essendo in contatto con il resto del mondo. Torino non è se stessa solo perché manca di denaro o è isolata le ragioni che hanno miracolosamente preservato molte cittadine italiane. Ha deliberatamente custodito ciò che è bello e funzionale, in un modo irresistibile agli occhi del nuovo arrivato. E' come uno dei tram che si muovono lungo i binari al centro delle strade: la città continuerà ad andare lungo i binari che si è scelta, e tu puoi seguirli o no. Io vado a Torino il più spesso possibile e non riesco neppure a immaginare che mi possa venire a ' noia. Come Napoli, 1 altra mia città favorita, ultimamente Torino si è resa molto più accessibile e invitante. Ma per quanto si agghindi, Torino conserva la sua misteriosità e una certa atmosfera d'anteguerra. Per molto tempo è stata un segreto dei bene informati. Ma le cose potrebbero presto cambiare. Chi pensa a Torino, di solito pensa alle auto. Eppure la presenza della Fiat in centro è assolatamente invisibile. L'architettura del centro è barocca e l'impressione prevalente non è di industria pesante ma di aristocrazia intellettuale. La visita della città dovrebbe cominciare da Palazzo Carignano, una meraviglia barocca, linee ondulate e mattoni rossi, che include, a sorpresa, motivi ornamentali ispirati ai copricapi di piume degli indiani d'America (per commemorare la partecipazione piemontese in una vittoria francese sulle tribù del Quebec). Oggi il palazzo ospita il museo dedicato all'unificazione d'Italia. Una volta il vostro occhio si sia abituato alle sinuose strutture di semplici mattoni, noterete l'edificio situato diagonalmente al Palazzo Carignano, dove ci sono i due musei più visitati - l'Egizio e la Galleria Sabauda, con le sue collezioni di maestri italiani e fiamminghi. IL SENIOR EDITOR DI «THE ATLAITALIANA PREDILETTA, TRA MERE ATTRAZIONI GASTRONOMICHQualunque direzione scagliate partendo da Piazza Carignano, una passeggiata vi rivelerà ampi viali alberati, tranquille piazze barocche, strade con i portici, edifici Art Nouveau che sembrano, come gran parte della città, di gusto più francese che italiano. Tenete d'occhio i negozi, molti dei quali sono specializzati in oggetti un po' fuori moda, come penne stilografiche, timbri di gomma, gioielli Anni 20, abiti maschili di gusto inglese. In Piazza San Carlo, il «salotto» di Torino, io mi fermo sempre alla Libreria Druetto dove, come in molti negozi di Torino, c'è un'atmosfera da club. La passeggiata può proseguire poi lungo via Roma fino a piazza Castello, il cuore storico di Torino. Al centro c'è Palazzo Madama: un lato castello medioevale, l'altro palazzo barocco. La piazza offre un'introduzione alle opere dei due architetti torinesi da non perdere: Guarino Guarini, il progettista di Palazzo Carignano, e Filippo ,1 u varra, che disegnò la facciata a vetrate di Palazzo Madama. Dei due, Guari-, ni, un matematico che fiorì a metà del '600, era il più originale: le sue opere tengono l'osservatore con il fiato sospeso, curioso di capire da dove entri la luce e se una cupola Suo davvero essere alta come sellini. La disadorna facciata barocca della chiesa di San Lorenzo, in un angolo della vasta piazza piazza TIC» IN VISITA ALLA SUA CITTÀ VIGLIE BAROCCHE DAI GRISSINI Al GIANDUIOTTI Castello, non suggerisce affatto il sorprendente interno ottagonale e la cupola retrostante. Juvarra, che divenne architetto reale 50 anni più tardi, ebbe invece un approccio più classico, monumentale. La mia passione per Torino si spiega in parte con la costante opportunità di bere dell'ottimo caffé, insieme a eccellenti panini, paste e cioccolato. Il più sontuoso caffé della città, BarattifrMilano, sotto i portici di piazza Castello, unisce due diversi stili architettonici, un po' come Palazzo Madama: la spumeggiante Art Nouveau parigina e Quella severa, elegante, che riecheggia il Jugendstil viennese. Il più incantevole invece è Al Bicerin, una passeggiata di dieci minuti da piazza Castello, tappa obbligata per la sua interpretazione definitiva della bevanda eponima, una miscela di cioccolata, espresso e latte cremoso servita in un bicchierino. Da quando ha aperto, verso la fine del '700 (ma il suo interno, semplice e color miele, risale agli Anni 1830), il locale è sempre stato in mani femminili e per molti anni è stato uno dei pochi luoghi dove le donne potevano mostrarsi sole in pubblico; qui inzuppavano nel bicerin i biscottini a burro, per rompere il digiuno dopo la messa nella chiesa della Consolata, giusto in faccia. I biscottini sono sempre eccellenti e oggi il locale è uno dei punto d'incontro dei giovani della città. I negozi sono un'altra grande attrattiva. Prendete ad esempio la rete di librerie antiquarie intomo a via dei Mercanti, il negozio di vecchie locandine di film «Jules e Jim» e le botteghe degli artigiani - rilegatori, il meraviglioso negozio di carte TK, i laboratori di falegnameria nella zona pedonale. Girarli tutti può prendere facilmente un intero pomeriggio. Degli eccellenti negozi di gastronomia, molti hanno facciate in legno e vetro inciso molto parigine, come Steffanone, subito dietro Piazza San Carlo, o Paissa, poco lontano, che sembra appena uscito dal secolo scorso, o i bellissimi negozi che vendono formaggi, pasta e grissini lungo la via San Tommaso, dietro i portici con affreschi Art Nouveau di via Pietro Micce. Il souvenir da portare a casa sono i gianduiotti, li ago! tini di cioccolato e nocciola, non troppo dolci e leggermente granulosi. Il pósto classico dove comperarli è Peyrano, il cioccolatiere che ha regnato a lungo sulla città e tosta personalmente i chicchi di cacao su legno di ulivo. Ultimamamente però deve vedersela con l'artigiano Guido Gobino, il concorrente che tosta sanissime le nocciole locali, prima di tritarle e aggiungerle all'impasto. Tra le pasticcerie da segnalare c'è anche Ghigo, sotto i portici di via Po, che fa il più amato panettone della città. Il Piemonte è leggendario per i suoi pasti abbondanti e lunghissimi. Pochi ristoranti a Torino servono la haute cuisine di tradizione regionale: per quella dovete andare in campagna o vicino ad Alba, la capitale del tartufo. Gli alberghi sono funzionali, come si addice a una città efficiente. Così è il Turin Palace, con un'atmosfera Anni 60 nonostante la sua storia centenaria, o il raffinato, accogliente Sitea. Poco lontano c'è il Vittoria, un piccolo albergo di charme un po' appartato dalla strada. Di fronte alla stazione c'è il Roma: stanze grandi, silenziose grazie ai doppi vetri, e prezzi molto ragionevoli. Sebbene Torino sia saldamente piantata nel presente come Milano, ogni suo aspetto ha una sfumatura di passato. Forse è questo che ne fa una città senza uguali. IL SENIOR EDITOR DI «THE ATLANTIC» IN VISITA ALLA SUA CITTÀ ITALIANA PREDILETTA, TRA MERAVIGLIE BAROCCHE E ATTRAZIONI GASTRONOMICHE, DAI GRISSINI Al GIANDUIOTTI Un itinerario che parte da Palazzo Carignano, tocca il Museo Egizio e la Galleria Sabauda, arriva alla Consolata, soffermandosi ora in una libreria ora in un caffè, scoprendo le botteghe artigiane: «pochi luoghi hanno un senso così sicuro della propria identità» Da sinistra: la facciata di Palazzo Carignano, sede del Parlamento subalpino, una veduta di via Roma (sullo sfondo la stazione di Porta Nuova), uno scorcio di piazza San Carlo

Persone citate: Druetto, Ghigo, Guarino Guarini, Guido Gobino, Juvarra, Mercanti, Peyrano, Steffanone