Onofri: nell'amico ritrovato il duro copione della vita di Bruno Quaranta
Onofri: nell'amico ritrovato il duro copione della vita Onofri: nell'amico ritrovato il duro copione della vita p ICARO schivo e gentile, Sandro Onofri pedina il lato cupo della vita. Nella «Luce del Nord», il romanzo d'esordio, avvio Anni Novanta, come in «Colpa di nessuno»: storie di ieri, sospese fra Roma, la Roma borgatara, e l'America senza confini, on the road il congedo (mai definitivo) dalla colla provinciale che il viaggio transoceanico vuole essere. L'inseguimento del cuore di tenebra, la discesa intrepida negli inferi si rinnova in «L'amico d'infanzia», opera che lascia scorgere la maturità, la conquista di una sicura isola, oltre lo amate lezioni: pasoliana, mora viaria, morantiàna. Un giornalista «stanco di scrivere articoli sempre uguali», sempre RECENBrQua SIONE no nta telecomandati, sempre obbedienti a questo o a quell'uzzolo direttoriale, si ricorda che la crisi comincia dalla vita. E così sceglie la vita, le sfide ardue, le battaglie estreme, il coraggio di fissare lo specchio. A poco a poco un volto prende forma, il doppio, l'alter ego, il demone e l'angelo: è Fausto, T'amico d'infanzia, latitante, ricercato per l'omicidio del datore di lavoro. Il movente è un prestito non concesso, richiesto per consentire al figlio che vive lontano, a lungo inarrivabile, di studiare a Londra. Ciò che appare ai più, ai giornalisti frettolosi innanzitutto, un delitto gratuito, in realtà è un gesto armato dall'ingiustizia, una rivolta morale contro l'indifferenza, la brutalità, i cancri corrosivi delle anime. Un grido lacerante opposto all'aridità metropolitana che non si esuarisce nel colpo letale, che arriverà ad attizzare un rogo catartico, eco dell'incendioappiccato nel l'arpia iano «Domingo il favoloso». Il ribelle, il suo «autore», un Preside totalitariamente democratico, il richiamo ancestrale, inossidabile di quella sorta di Bronx che sono le Torri: «Questo quartiere, dove i negozi non hanno un nome e i palazzi sembrano muraglie lunghe e piatte, è distante appena un chilometro dal centro, eppure non è riuscito mai a entrare in nessuna storia scritta. Non esiste alcuna canzone che racconti la vita delle Torri. Non c'è poeta che abbia intenzione di scrivere di questi posti. Si mantengono alla larga, i poeti». I poeti con ì guanti... Sandro Onofri, poeta perché ini - Pavido, non esita a scendere nelagone, onora un'idea di letteratura militante, per nulla ideologica, non sciupa (ovvero non risparmia) il bisturi toccatogli in sorte. SI, «eravamo nati per esserci / e per un po' ci siamo riusciti / e è questo che le nostre asciutte / bocche adesso vogliono cantare». RECENSIONE Bruno Quaranta In una Roma non cantata dai poeti un delitto che sa di giustizia Lo scrittore Sandro Onofri Sandro Onofri L'amico d'infanzia Mondadori, pp.189, L. 28.000 ROMANZO
Persone citate: Onofri, Sandro Onofri
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