SIMENON

SIMENON SIMENON Feuilleton d'estate «Un gentiluomo tra i banditi»... Inverno a New York. Due giovani immigrati e avventurosi che s'incontrano. E' l'inizio di una storia d'amore tenera e contrasta, ricca di colpi di scena, nella Grande Mela degli Anni 30, in pieno proibizionismo, fra scontri di bande gangster, guadagni facili ma rischiosi, e quel sogno americano, fatto di fonografi, frigoriferi e villette in campagna. A scrivere «Un gentiluomo fra i banditi», il feuilleton che da questa settimana pubblichiamo su TU, è stato George Sim, il grande Simenon. L'abbiamo trovato leggendo un curioso studio su Simenon e la sua fortuna in Italia, pubblicato dalle Edizioni Cinque Terre, curato da due appassionati «simenoniani». Marco Biggio e Andrea De reni, che segnalavano un racconto del padre di Maigret su La Stampa nell'anno '31. . Consultando l'archivio l'abbiamo trovato, annunciato, tra la marca di un pistone meccanico, Frigobor, e quella di uno Studio contro le malattie della pelle. Feuilleton, romanzo d'appendice, «Un gentiluomo tra i banditi», titolo originale «Destines», è, nella sua pseudoingenuità, un Simenon classico, ricco d'atmosfera, di personaggi dalla silhouette nettamente disegnata, in una cornice che mescola buoni e cattivi in un gioco che solo il destino saprà sciogliere. Lo abbiamo fatto leggere ad Alt an che ne è rimasto affascinato e che ha promesso di illustrarlo di seti i mana in settimana. Buona lettura. DOPO aver riletto per la decima volta un cartello appiccicato sulla vetrina di un farmacista e dopo aver alzato il bavero della giacchetta completamente inzuppata di una pioggia gelata e fine che cadeva da un cielo color grigio piombo, il giovinotto infilò rapidamente le mani, rese violacee e rattrappite dal freddo intenso, nelle tasche dei calzoni e si mosse come per riprendere l'interrotto cammino. Ma una forza misteriosa 10 trattenne ed i suoi occhi per l'undicesima volta, rileggevano 11 cartello sul quale era scritto in carattere stampatello: «Si cerca un «barman negro», - Un simile avviso appiccicato sulla Vetrina di una farmacia di un qualsiasi paese d'Europa, desterebbe in tutti una certa meraviglia; ma non è così negli Stati Uniti d'America dove i farmacisti vendono, contemporaneamente alle droghe e specialità farmaceutiche, giornali ed oggetti di cartoleria, valigie e ninnoli-ricordo e soprattutto distribuiscono bibite al pubblico come un semplice bar. Delle bibite igieniche, ben inteso! Vi si trovano sciroppi, birra a mezzo grado d'alcool, «ice-cream» e tutte le altre delizie permesse dal regime secco. E' proprio nelle farmacie che a mezzogiorno si precipitano dattilografe e impiegate per innaffiare con una bibita il panino ripieno portato incartato da casa e divorato là in un baleno, in mezzo ad una confusione indescrivibile. Ora, la tradizione vuole che il «barman» sia negro: che cosa dunque aspettava il giovinotto immobile davanti alla vetrina? Forse che improvvisamente il ROMGeSim NZO ges non cartello mutasse dicitura? Oppure sperava di diventare moro per poter essere ammesso ad occupare un posto così invidiabile? Forse contemplava semplicemente, attraverso il vetro, le bibite fredde e caldeQualunque fosse il pensiero che dominava in quel momento la sua mente, la verità è che dopo aver ancora esitato qualche istante, il giovinotto spinse la porta ed entrò nel negozio. Per non assumere un'aria troppo umile tenne il berretto in testa e le mani sprofondate nelle tasche e, tentando di nascondere il forte accento francese, mormorò negligentemente in inglese: - Ci tiene proprio tanto che sia negro? Il farmacista, occupato ad accomodare artisticamente dei calendari su uno scaffale, degnò a mala pena di uno sguardo il giovinotto e con tono aspro senza nemmeno voltare la testa, rispose: - Yes! Appena un metro separava il giovinotto dal banco delle delizie! E, veramente, là su quel banco, facevano bella mostra molte eccellenti ed appetitose ghiottonerie sia da mangiare che da bere. Un profondo sospiro allargò il petto del giovane che dopo un istante di esitazione, sempre con le mani in tasca si diresse con passo strascicante verso la porta mormorando: - Quand'è così, buon giorno! Appena fuori gli sembrò che facesse ancora più freddo: un brivido lo scosse da capo a piedi. Per ridare un po' di calore alle membra intorpidite infilò a passo accelerato la prima strada che trovò davanti a sé, una di quelle strade interminabili dove nessun accidente di terreno, nessuna curva vengono ad inter¬ romperne la terribile monotonia dei grandi fabbricati grigi e rossi, semplici cubi con dei buchi simmetrici per le finestre. Il giovanotto, che poteva avere al massimo ventitré anni, non si trovava al centro di New York ma bensì a Woodhaven che sta al Broadway come Belleville sta ai grandi boulevard.1» parigini. Indossava un abito che a prima vista poteva sembrare decente e quasi elegante, ma in quella stagione - si era in pieno inverno - e con quel freddo il giovanotto avrebbe dovuto avere per lo meno un CONIINUAAPAG. 12 PRIMA COI 0NNIA ROMANZO Georges Simenon iovani immigrati e avventurosi che storia d'amore tenera e contrasta, ricca Mela degli Anni 30, in pieno proibizionister, guadagni facili ma rischiosi, e quel fi, frigoriferi e villette in campagna. A banditi», il feuilleton che da questa stato George Sim, il grande Simenon. rioso studio su Simenon e la sua fortuna Cinque Terre, curato da due appassionae Andrea De reni, che segnalavano un a Stampa nell'anno '31. mo trovato, annunciato, tra la marca di quella di uno Studio contro le malattie d'appendice, «Un gentiluomo tra i es», è, nella sua pseudoingenuità, un sfera, di personaggi dalla silhouette nice che mescola buoni e cattivi in un gliere. Lo abbiamo fatto leggere ad Alt an a promesso di illustrarlo di seti i mana in a n l e e a r o o a i i i e o n , , o. a fo n l a o ? l MANZO eorges menon cartello mutasse dicitura? Oppure sperava di diventare moro per poter essere ammesso ad occupare un posto così invidiabile? Forse contemplava semplicemente, attraverso il vetro, le bibite fredde e caldeQualunque fosse il pensiero che dominava in quel momento la sua mente, la verità è che dopo aver ancora esitato qualche istante, il giovinotto spinse la porta ed entrò nel negozio. Per non assumere un'aria troppo umile tenne il berretto in testa e le mani sprofondate nelle tasche e, tentando di nascondere il forte accento francese, mormorò negligentemente in inglese: - Ci tiene proprio tanto che sia negro? Il farmacista, occupato ad accomodare artisticamente dei calendari su uno scaffale, degnò a mala pena di uno sguardo il giovinotto e con tono aspro senza nemmeno voltare la testa, rispose: - Yes! Appena un metro separava il giovinotto dal banco delle delizie! E, veramente, là su quel banco, facevano bella mostra molte eccellenti ed appetitose ghiottonerie sia da mangiare che da bere. Un profondo sospiro allargò il petto del giovane che dopo un istante di esitazione, sempre con le mani in tasca si diresse con passo strascicante verso la porta mormorando: - Quand'è così, buon giorno! Appena fuori gli sembrò che facesse ancora più freddo: un brivido lo scosse da capo a piedi. Per ridare un po' di calore alle membra intorpidite infilò a passo accelerato la prima strada che trovò davanti a sé, una di quelle strade interminabili dove nessun accidente di terreno, nessuna curva vengono ad inter¬ romnia rossbucstreIre anonYorche villepariche brarma pienfreddovFeuilleton «Un gentiltra i bandiDISEPERDI ASIMENON DISEGNI PER LA STAMPA DI ALTAN

Persone citate: Biggio, George Sim, Georges Simenon, Simenon, Stampa

Luoghi citati: Alt, Europa, Italia, Maigret, New York, Stati Uniti D'america