«Olivero merita il Nobel per la pace» di Stefano Mancini

«Olivero merita il Nobel per la pace» Lettera a Oslo del filosofo Bobbio e del rettore dell'università di Torino Bertolino «Olivero merita il Nobel per la pace» Nuovo appello per ilfondatore del Sermig Stefano Mancini TORINO «Ritengo che Ernesto Olivero sia degno di ricevere il Premio Nobel per la pace». Firmato: Norberto Bobbio. «Ritengo Ernesto Olivero meritevole di segnalazione perché gli venga assegnato il Premio Nobel per la pace». Firmato: Rinaldo Bertolino. Il filosofo e il rettore dell'Università di Torino hanno concluso così le loro lettere inviate al Norwegian Nobel Committoc, il comitato che assegna il premio. Olivero è il fondatore del Sermig, il servizio missionario giovanile, che nei suoi 35 anni di esistenza ha garantito a poveri e discredati - scrive Bertolino - un milione e 400 mila notti di accoglienza a ospitalità e 3 milioni e 100 mila pasti nell'ex Arsenale di Torino; 1300 progetti o interventi in 68 Paesi in via di sviluppo; oltre 100 missioni negli Stati in (morra, dall'Iraq al Kosovo, con aiuti in denaro, medicinali, cibo, tende, coperse e vestiti; interventi di solidarietà nel mondo per 206 miliardi, in Italia per 15!) miliardi, all'Arsenale della speranza in Brasile (dal '961 pur 21 miliardi. I fondi sono arrivali per il 5 per cento da enti pubblici e privati, per il 95 per cento dalla solidarietà di gente comune: il Sermig ha ricevuto milioni di contatti per offerto di denaro o materiali. La candidatura di Olivero era già stata appoggiata negli anni scorsi da numerose personalità di rilevanza mondiale, fra cui Madre Teresa di Calcutta, Luciano Mendes de Almeida, Giovanni Agnelli, la Conferenza episcopale brasiliana, Giovanni Conso, Nella sua lettera a Oslo, Bobbio ricorda, tra l'altro, come «dovunque Olivero svolga la sua infaticabile attività, illuminata dalla fede, suscita consensi, disinteressate collaborazioni, fiducia nellu vita in coloro che l'hanno perduta. Ernesto scrive ancora il senatore a vita ò il più alto esempio che io abbia avuto di fronte a me, nella mia lunga vita, di uomo dedito alla carità attiva, che non si arrestu di fronte alla sofferenza, non predica che bi- sogna fare il bene, ma lo fa in ogni momento della sua azione quotidiana». Olivero è torinese, ha 59 anni, una moglie (Maria), tre figli (Lidia, Alessandro e Andrea) e fino a pochi anni fa lavorava in banca. Ora è in pensione e fa l'animatore a tempo pieno del Sermig. «Sono commosso - spiega -. Da tanto tempo la mia vita è un'avventu¬ ra i cui protagonisti sono i giovani. Sono loro che hanno portato avanti il Sermig: io faccio parte della sinfonia». Il Nobel per la pace è stato assegnato a capi di Stato come Theodore Roosevelt e Michail Gorbaciov, ad associazioni come Amnesty International e Unicef, a protagonisti di svolte storiche per il proprio Paese come Lech Walesa e Nelson Mandela. L'unico italiano ad averlo vinto, nel 1907, fu Ettore Teodoro Moneta, patriota e giornalista poUtico. «E' una grande emozione, ma credo che non succederà nulla dice ancora Olivero -. Comunque, io il premio Nobel non lo toccherei nemmeno: lo darei subito a un ragazzo, porterei qualcuno con me a Stoccolma per consegnarglielo immediatamente. Spero che non si offendano, ma ho sempre fatto così con tutti i premi che ho ricevuto». Olivero parla delle ultime attività realizzate e dei progetti in cantiere. «Ho appena concluso un pellegrinaggio con 100 mila giovani al Tempio della Concordia - racconta - e ora stiamo preparando una grandissima sorpresa per il Papa che coinvolgerà i grandi uomini della Terra. Non posso dire altro, sennò non sarebbe più una sorpresa». C'è un sogno che riuscirebbe a concretizzare con i soldi del Nobel? «Sì, aprire una casa per i bambini di strada». «In 35 anni di attività ha dato una speranza a poveri e diseredati aiutato popolazioni in guerra e finanziato migliaia di progetti nei Paesi invia di sviluppo». Un solo precedente finora in Italia Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, accanto al Papa