Manconi, un addio tra urla e insulti

Manconi, un addio tra urla e insulti Si dimette il portavoce dei Verdi, Ronchi «traghettatore» verso l'assemblea di rifondazione Manconi, un addio tra urla e insulti «Pacifisti vili, Boato teppista» e la platea insorge Maria Teresa Meli ROMA '"' E alla fine si è dimesso sul seno. Luigi Monconi, classe 1948, portavoce dei verdi è il primo leader dei partiti di centrosinistra usciti malconci dalle europee a far seguire ol1l'annuncio i fatti: davanti alla platea alquanto ostica e più cho turbolenta del consiglio federale del Sole che ride hn dato le suo dimissioni «irrevocabili». Per la verità, Monconi non voleva andarsene e fino a qualcho giorno fu era intenzionato a restare al suo posto e ad andare allo scontro con i suoi oppositori. L'ideo ora quella di presentare si lo dimissioni, ma di farsele respingere. Però, l'altro ieri sera, nello riunione riservata cho ha preceduto il Consiglio, miche gli unici due varai rimasti pienamente solidali con lui, Gianni Mattioli e Massimo Sculiu, si sono dovuti arrendere (e il portavoce con loro) all'evidenza dei numeri e olla virulenzu della contestaziono. Già, la maggioranza non c'ora più. Il capogruppo al Senato Maurizio Pioroni e la sua corrente chiedevano il cambio della guardia; i «pacifisti» do! Solo cho rido orano saliti sullo barricate; lu minoranza di Alfonso Pecoraro Scanio attendeva con i fucili puntati; in alcune regioni, corno il Veneto, militanti e dirigenti erano insorti. La minaccia, davanti u possibili giochotti e finte dimissioni, era stata pesantissimo: gli oppositori si erano detti pronti a occupare lo fe- deraziono del Sole che ride e a tene- deraziono del Sole cho ride e a tene re un'assemblea autoconvocata. In sommo, non c'era più niente da fare. Tanto più cho Edo Ronchi, azionista di riferimento della maggioranza, si ora chiuso in un ostinato e assai eloquente silenzio, segno evidente che il ministro doU'Ambiente, pur non volendo apparire nei panni del «killer» di Monconi (come ere accaduto con Ripa di Meana) giudicava ormai necessaria la svolto. E toccherà pro¬ prio a Ronchi, in seguito all'azzera- prio a Ronchi, in seguito all'azzera mento di tutti i vertici traghettare il Sole che ride verso l'assemblea costituente di rifondazione del movimento che dovrebbe tenersi entro dicembre. Ma prima di giungere a questo obiettivo vi sarà una tappa intermedia, nella quale la reggenza provvisoria verrà affidata, come da statuto, a Scalia, presidente del Consiglio federale, per arrivare, a fine luglio, allo assise nazionali straordi¬ norie a cui spetterà il compito di ap- narie a cui spetterà il compito di approvare l'iter di avvio della fase costituente. Dopodiché, nei mesi a venire, il ministro deU'Ambiente e il comitato do lui coordinato tenteranno di risollevare le sorti verdi. Le quali sorti, a giudicare dall'andamento del Consiglio federale in cui Monconi si è presentato dimissionario, sono quanto mai incerte. Le urla e gli insulti che sono volati si sentivano fin nella hall dell'albergo Monconi ha preso la parola un bru- Monconi ha preso la parola un brusio si è levato dalla platea. D portavoce, con rocchio irrequieto e l'aria decisamente nervosa, ha cominciato con un'autocritica. «Siamo apparsi conservatori - ha detto Monconi perché siamo conservatori. La prima responsabilità è la mia, perché non ho saputo osare di più e ho anche sottovalutato le europee». Ma è un addio con rancore, questo del portavoce, e cosi l'autocritica romano in cui si è tenuta la riunio- romano in cui si è tenuta la riunione. Ancor prima che il portavoce contentissimo durante tutta la sua relazione - prendesse la parola, c'è stata l'irruzione, in sala, del gruppo di «pacifisti» accusati di aver remato contro olle europee e perciò sospesi dall'ufficio politico del Sole che ride (e in serata reintegrati dal consiglio federale). Proteste, battibecchi tra consiglieri, poi la calma è tornata, ma per pochissimo. Quando ha velocemente cedu ha velocemente ceduto il passo alle accuse nei confronti degli oppositori. I «pacifisti» che il 13 giugno hanno boicottato alcune candidature sono stati tacciati di «pusillanimità». Ancora brusii e proteste in solo, quando Manconi ha affrontato questo passaggio della relazione. E' stato però quando il leader dimissionario è uscito dalle genericità delle accuse, puntando l'indice contro i verdi veneti Ivo Rossi e Michele Boato, che nella salo dell'albergo è accaduto letteralmente di tutto. Monconi aveva appena finito di definire «teppistica sotto il profilo dei contenuti» l'azione dei due nei suoi confronti, che ecco lo platea si sollevava. «Ridicolo», urlava Boato all'indirizzo di Monconi. E Pecoraro Scanio, dal palco della presidenza, interrompeva il portavoce: «Basto con questi insulti», gridavo. E' dovuto intervenire Scalia per sedare lo rivolta, strappando il microfono dalle mani di Pecoraro Scanio. Un addio con rancore, si diceva. Anche verso quella maggioranza che Manconi speravo lo sostenesse fino all'ultimo nello scontro. «Le responsabilità del portavoce sono evidenti e ne traggo le dovute conseguenze, ma altrettanto evidenti sono le responsabilità dello delegazione governativa, dei capigruppo di Camera e Senato dei presidenti di commissione», è l'atto d'accuso del portavoce, che mette sul banco degli imputati nemici (Pieroni e Pecoraro Scanio) ed ex amici (Ronchi). A sinistra: Luigi Manconi portavoce dimissionario del «Sole che ride» Sopra: Il ministro verde Edo Ronchi

Luoghi citati: Meana, Roma, Veneto