«Mi hanno incastrato, ma li ho perdonati» di Pierangelo Sapegno

«Mi hanno incastrato, ma li ho perdonati» Alessandria, il raccontò di uno dei condannati: anch'io ho perso una fidanzata in autostrada «Mi hanno incastrato, ma li ho perdonati» Franco Fuflan: non provo nulla Pierangelo Sapegno inviato ad ALESSANDRIA «A/ori provo niente. Solo stanchezza. Questa sentenza non ci restituisce Letizia. Letizia e morta. E questa storia ha ucciso anche noi. C'è una cosa che voglio dire. Se qualcuno ci crede che c'è il Padre Eterno, quella lì, la Vezzaro, si rifarà sulla sedia a rotelle. Le auguro anche la sedia elettrica. Non l'ho mai digerita: ma che persona è? Senza emozioni, senza coscienza». Maria Rosa Berdini, sorella di Maria Letizia. Tribunale di Alessandria. «Non provo niente». Ma com'è possibile? Lui, pancia di birra, rotonda, grosBa.Ogni tanto se l'accarezza. Risata nervosa: «Perché sono distrutto». Franco Furlan, 31 anni, il fratello più mite, quello tirato in mezzo dagli altri, Vive in comunità, dossi di Bergamasco, don Gallo: ha paura di andar via. Pulisce cavalli, va per vigne. Condanna, 27 anni e 6 mesi. Silenzio. Luce dietro la porta. «Non voglio dire niente, lo sai com'è?». No, non capisco. «Che io ero innocente, no? Tutta la storia, i miei fratelli che m'hanno tirato dentro, io adesso li capisco, poveracci». Che cosa capisci? «Che hanno parlato, che mi hanno coinvolto». Cosi, tranquillamente, con 27 anni da scontare? «E' dura, eh?» Silenzio, Risata nervosa. «Scusa, sono agitato». Non ti vien voglia, che ne so, di pestar¬ li? Mettono in mezzo un fratello che non c'entra? «Ah si. Ogni tanto sì...» Risata a soffi. Però? «Però li ho perdonati. Io ci sono stato, ho visto come facevano quagli interrogatori. E alla fine uno dice delle cazzate. Dai, capitolo chiuso». Ci sono 27 annida scontare, adesso. (Silenzio), Come ti senti? (Silenzio). Hai paura? «Non so, non riesco». Risata: «Sono agitato, capisci?». Perché agitato? «Eh. Perché. Sai cosa vuol dire 27 anni?» Hai sentito tua mamma? «No. Mi verrà a trovare oggi». Quand'è l'ultima volta che l'hai vista? «Quindici giorni fa». E' venuta con tuo papà? «E' venuta con Sergio, mio fratello». E tuo papà? «Non mi ricordo, non lo vedo da un pezzo». Cosa vi siete detti con tua mamma? «Niente». Ma vi parlate quando vi vedete? «Poco». Ti viene a trovare spesso? «Sì». E di cosa parlate? «Della casa, di problemi della casa». Di te? «No». Ti fa pena tua mamma? «Sì» (silenzio). E' una donna forte? «No, mia mamma no. E una donna debole, purtroppo. Molto debole». Ti fa pena la mamma di Letizia? «SI». (Testa bassa). Secondo .te è una donna debole? «No. Lei è una donna forte». Pensi che abbia subito un'ingiustizia? «SI», E tua mamma, anche lei ha subito unsngiustizia? «Non farmi queste; domande. Io mi sento di parlare per me». Vorresti scrìvere alla mamma di Letizia? «A cosa serve?» Hai detto che ti fa pena, come tua mamma, no? «Sì, ma mia mamma mi crede». E cosa c'entra? Se una persona non ti crede, tu non ci parli più? «Se non serve, no». Tu adesso senti di dire qualcosa ai Berdini? Approfittane. «No. Io volevo Scrivergli. Ma quando hanno detto mostri e delinquenti in televisione, e hanno mandato le maledizioni in televisione, anche a me le hanno mandate e mi hanno dato del maledetto, allora no. Non avrebbero capito quel che volevo scrivergli». Ma ti dispiace che non ti credano? «Questo si. Molto. Mi dispiace». Parli come se fossi una vittima, lo sai? «Beh, se mi hanno condannato che non c'ero, sarò un po' vittima, non credi?». Ma secondo te chi è che sta peggio? Letizia che non c'è più, tu, i tuoi fratelli, tua mamma, chi? Lungo silenzio. «Non dico niente. Non so cosa dire». Silenzio. Risata d'imbarazzo. «Non è che non parlo perché non ho niente da dire. E' che sono agitato..,». Sei davvero innocente? «Sì». E i tuoi fratelli lo sono? «Io parlo per me». Lo sono? «Non posso saperlo». Tu cosa pensi? «E' difficile, è così difficile. Io non c'ero. Dunque, non ho visto». Ma tu cosa pensi di quelli che lanciano i sassi dai cavalcavia? (Silenzio). E' un gesto folle? Di disperazione? Di vuoto, di niente? Di protesta? E' un gesto criminale? Testa bassa. Serio: «Secondo me, folle. Proprio folle. Io l'ho sempre detto cosa avrei fatto se avessi avuto quelli fra le mani». Che cosa? «Io quella sera che hanno preso i miei fratelli, se fossi stato dall'altra parte avrei fatto le stesse cose che facevano quelli in piazza». Cosa facevano? «Lo sai no? Io l'avrei pensata come loro. Urlavano di impiccarli». Secondo te era giusto impiccarli? «Secondo me sì». Cos'è quello stemma che avevi sulla giacca prima della sentenza? Sorrìso. Di colpo, sereno. «Aaah». Lo stemma della comunità? «No, quello è lo stemma di una grande squadra di calcio». Il Milan? «No, una squadra che ci ha fatto soffrire quest'anno, che è andata peggio di tutte». L'Inter. «Esatto». Adesso siete a posto, no? Lippi, Vieri. «Sì, Vien va bene. Lippi è juventino». Anche Vieri. «No, Vieri laziale». Tu andavi a vederla l'Inter? «Sempre». Dove andavi? «Vuoi sapere se andavo in curva?». No, con chi andavi? «Con mio papà». Parlavate? «Sì». Della partita? «Sì». Solo? «E di cosa dovevamo parlare?» Adesso non ti viene a trovare? «E' un po'». Vi sentite? «No». Ti mancano le partite? «Sì». E l'Inter? «La seguo sempre». Andavi solo con tuo papà allo stadio? «No, anche con l'Inter club di qua». Avevi un mucchio di amici allo stadio? «Sì, abbastanza. Normale». Ricevi lettere? «No». Mai? «Mai». Tu leggi, guardi la tv? «Sì». (Franco si gratta la pancia). Che cosa? «Giornali». Tutto quello che ti riguarda? «SI». Ti sei fatto un'idea su questa Franco Furlan dopo la sentenza storia? «Eh sì». Quale? «Ma la mia idea non interessa a nessuno». (Sorriso). Non è vero: a me interessa. (Silenzio). Che cosa pensi della Vezzaro? «Ha detto quelle cose perché sono successe quelle cose che tu sai, le pressioni, gli interrogatori». E cosa pensi della sua assoluzione? «Li hanno assolti, lei e Siringo, per mettere a posto tutte le cose che voi giornalisti sapete». Sei triste? «Non so». Hai paura del tuo futuro? «Non so, sono agitato. Capisci? Lo vedi che non riesco a stare fermo?». Ma secondo te chi è la persona più sfortunata di tutta questa vicenda, quella che ci ha rimesso di più? «Intendi proprio sfortunata?». Sì. «Il più sfortunato di tutti è Lorenzo Bossini. Ha perso la moglie, è senz'altro lui il più sfortunato. Io so cosa si prova». In che senso? «Ho perso anch'io una fidanzata in autostrada. E' terrìbile». E come? «Schiacciata da un Tir». E chi era? «Si chiamava Annalisa. Eravamo fidanzati da 8 anni». Per te è una morte uguale a quella di Maria Letizia? «Tutt'e due in autostrada, all'improvviso. E' terribile». I sassi sono come un Tir assassino? «Non farmi dire quello che non voglio. Sono agitato, ti prego...». «Lo dico adesso, già prima che accada. Io ringrazio anticipatamente tutti i parlamentari, gli psicologi e qualche buon prelato che andranno a trovare i Furlan e piangeranno sulla loro disgrazia. E si commuoveranno e cercheranno di commuovere gli altri, e non gli faranno scontare tutta la pena: Li ringrazio anche a nome di mia sorella Letizia, a cui nessuno può accorciare la sua pena e nemmeno la nostra. Li ringrazio persino a nome delle vittime che verranno ancora». Maria Rosd'Bètdini. Sorella di Letizia. Da Alessandria. p I sassi lanciati dal cavalcavia della Cavallosa. In alto a sinistra, Lorenzo Bossini, vedovo di Maria Letizia Berdini _ i d fi

Luoghi citati: Alessandria, Bergamasco