«Travestire il maschio? E' un errore»

«Travestire il maschio? E' un errore» «Travestire il maschio? E' un errore» «Si vuole stupire a tutti i costi, ma la realtà è diversa» MILANO Ma perché mai il prèt-à-porter maschile, da qualche stagione, è diventato un caravanserraglio, un Barnum di eccentricità se non una parata gay che fa inorridire la maggioranza degli uomini? La differenza fra ciò che si vede in passerella e per la strada è ormai talmente macroscopica che urge una risposta. E soltanto chi vive e lavora in questo settore può darla, spiegando le delicate regole del mercato che separano la moda creata dagli stilisti da quella prodotta dagli industriali. «Gli stilisti - spiegano Dolce e Gabbana • enfatizzano le proposte perché spesso hanno un grande mercato oltreoceano, dove certi capi non stupiscono per nulla. Anzi, sono richiestissimi. Mentre qui siamo ancora troppo provinciali. I completi più sobri, che vendiamo a tonnellate, non li presentiamo neanche più in pedana. La sfilata deve mandare un messaggio forte che poi viene masticato e digerito dal pubblico col tempo, per concretizzarsi in piccoli ma concreti cambiamenti. Basta guardarsi in giro per cogliere l'evoluzione del guardaroba maschile». La femminilizzazione delle passerelle, sostengono alla Marzotto, ò anche dovuta al fatto che il settore dell'uomo, pur di stare al passo con quello della donna, ricorre e colpi di scena e provocazioni sopra le righe. In più si deve aggiungere che spesso l'utilizzo dei materiali per lui e lei è identico. Il risultato è che «il pugno nello stomaco» si traduce poi in una maggiore richiesta di sportwear. Non la pensa assolutamente in questi termini il sarto di abiti su misura Mario Caraceni, a cui si rivolgono uomini eleganti come Marco Tronchetti Provera, Angelo Moratti o il conte Nuvoletti. «Nella nostra società - dice Caraceni - si assiste a un calo del ruolo maschile. Gli stilisti lo registrano e lo traducono spostandosi sul fronte femminile. Forti del fatto che molti di loro, a differenza di noi sarti, sono gay e lo dichiarano apertamente. Ma travestire l'uomo secondo me è un errore. Anche se c'è un mercato omosessuale in crescita. 1 nostri clienti restano maschi. Compresi quelli che non lo sono c< richiedono abiti tradizionali». Della stessa opinione è Antonio Fusco: «Anch'io, come penso tanti miei colleglli, non condivido l'uomo che si vede sfilare in passerella. Perché vuole stupire a tutti i costi con artifici che sono ben lontani dalla realtà che ci circonda, dalle persone che lavorano negli uffici. Chi entra nei miei negozi vuole giacche dall'impeccabile taglio sartoriale. Magari delle nuove giacche svuotate, più esili. Ma sicuramente la maggior parte dei consumatori rifugge dalle gag da sfilata. [a. ama.) Pancia nuda per l'estate del Duemila A sinistra, un modello di Gianfranco Ferré

Persone citate: Angelo Moratti, Antonio Fusco, Caraceni, Dolce E Gabbana, Gianfranco Ferré, Marco Tronchetti Provera, Mario Caraceni, Nuvoletti

Luoghi citati: Milano