Morte sulla funivia dei pendolari di Ezio Mascarino

Morte sulla funivia dei pendolari Lavoravano in un osservatorio astronomico, la cabina è precipitata da ottanta metri d'altezza Morte sulla funivia dei pendolari Grenoble: si spezza un cavo, 20 le vittime Ezio Mascarino inviato a GAP La funivia ha avuto come un sobbalzo, lì si è formata. Un attimo solo, poi è caduta nel vuoto. Un volo di ottanta metri, come un palazzo di 25 piani. E per Henri, Norbert, frédéric, Jean e i loro amici non c'è stato più nulla da fare. Sono morti tutti e venti, ai piedi del Pie di Bure. Henri, Norbert, Frédéric, Jean e i loro colleghi, tutti operai e tecnici, erano diretti a quello spuntone di roccia, a 2550 metri di altezza, appena fuori Sant-Etienne-EnDévoluy, nota località turistica sulle; Alpi Francesi, una cinquantina di chilometri da Gap. ^'impianto, insorvizio da diciasscttelmni, non ha'funzióni euristiche: è usato esclusivamente per t rasportare materiale e i tecnici e le persoTìe che lavorano in un osservatorio astronomico che si trova proprio in cima al Pie di Bure. Una stazione importante per il Sud della Francia, che trasmette dati'e lavora in parallelo con un altro osservatorio, posto sul Pico Velato, in Spagna. «Una tragedia inspiegabile», dice il Ministero degli Interni francese, Jean Pierre Chevènement. Forse ha ceduto uno dei cavi di sostegno. «Un guasto senza perchè, l'impianto era appena stato revisionato e i controlli sono sempre molto severi». UN GAFFE' AL BAR. Venti i morti. Tre ragazzi di En-Dévoluy, gli altri dei paesi vicini, di Noyer, di Veynes, di Gap. Due lavoravano per una impresa di pulizie. Nove per una ditta specializzata in ristrutturazioni. Cinque erano tecnici dell'osservatorio astronomico. Gli altri quattro, infine, dipendenti di una ditta telefonica che dovevano installare dei ripetitori in cima al Pie di Bure. Si erano trovati tutti poco prima delle sette alla stazione di partenza della teleferica. Un caffè al bar sulla piazza, la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù a sinistra, il Municipio a destra. Poi sono saliti nella cabinovia, alla stazione di partenza, in uno spiazzo che si apre a 1500 metri di altezza. La stazione di arrivo è un chilometro esatto più in alto, a quota 2550. Un balzo che richiede circa venticinque minuti. La teleferica si è mossa lentamente e lentamente è salita, stretta tra i due cavi portanti e uno trainante. Il primo palo, poi il secondo palo. Ed è a quel punto, a circa un terzo del suo percorso, che è accaduta la sciagura. LA CAREZZA DEL VENTO. «La funivia si è fermata, un sussulto, poi si è mossa, ha ondeggiato come fosse stata accarezzata dal vento»: René Gontard racconta quegli attimi. Era nella cabina di partenza, lui manovrava l'impianto. E suo fratello, Henri, era con gli altri amici sulla funivia. «Un istante, poi è caduta nel vuoto». Quel tratto di monte è spoglio, gli alberi, pini e abeti, sono più m basso. La funivia è caduta trascinandosi dietro il cavo trainante. Ottanta metri nel vuoto. Ora i periti dovranno dire che cosa è successo e perchè è successo. «Pare che il cavo portante della cabinovia abbia scarrucolato», mormora qualcuno. «Un guasto», replicano i tecnici. Ma perchè? E che cosa è davvero accaduto? «L'impianto veniva controllato ogni anno, controlli severi». Il ministro degli Interni ora parla di tre perizie: «Dovremo capire che cosa è accaduto». «SONO TUTTI MORTI». L'allarme, dato da René Gontard, dalla stazione di partenza: «E' caduto tutto». Ed è stato lui tra i primi a giungere sul posto dove si era schiantata la cabinovia. Le squadre di soccorso si sono mosse da SantEtiennc-En- Dévoluy, altre da Gap. C'è un sentiero che costeggia i piloni della funivia. Si inerpica tra le rocce e i cespugli di rododendri. Un sottufficiale della Gendarmeria che ha raggiunto il posto dove è crollata la funivia, dice che dall'alto si vedono le tracce sul terreno, «come una ferita profonda». Con i cellulari la conferma'della sciagura: «Sono tutti morti, i corpi, i resti della cabmivia sono sparsi per decine di metri». Erano le otto quando la notizia ha percorso la valle di Noyer, di En-Dévoluy, di Guillestre, dove abitavano le venti vittime. «E sono stati momenti di dolore per tutti», mormora il sindaco di En-Dévoluy, Jean Marie Bernard. «Perchè erano conosciuti da tutti, erano nostri figli». LACRIME PER ROLAND. E la gente, tutti, sono corsi a Saint- Etienne-En-Dévoluy, in quella piazza dove si affacciano la parrocchia e il Municipio. E in Comune si è allestito un punto di raccolta, per coordinare gli interventi, per recuperare le salme. Si è svuotata la sala consiliare, per accogliere i parenti, le madri, le sorelle, le moglie delle vittime. Ed è lì, su gradini di pietra ingentiliti da vasi di gerani rossi e nella grande sala con appeso alla parete il gonfalone, che si è pianto per Roland, Henri, Fabieu, Pascal e tutti i loro compagni. Paròle appena mormorate: «Mio marito mi ha abbracciato questa mattina, uscendo di casa». «Era uno dei suoi ultimi giorni di lavoro, dovevamo partire per le vacanze la prossima settimana». Lacrime, ricordi, mentre le squadre di soccorso recuperavano e traportavano all'ospedale di Gap le salme. FIORI DI MONTAGNA. I corpi sono stati coperti da teli, stesi su Suel prato verde alle pendici del Pie e Bure. Poi sono stati portati a braccia per alcuni metri, fino alla strada, caricali su ambulanze e furgoni bianchi. Sono poi stati allineati nella camera ardente di Gap. Più tardi, quando era già buio, il riconoscimento ufficiale, da parte del parenti, mogli, madri, figli, fratelli. Lutto cittadino per i paesi dove abitavano. «Erano nostri fratelli, gente che lavorava e amava la montagna», ha detto il sindaco di Sant-Etienne-En-Dévoiuy. Mani ignote hanno lasciato sulla porta della camera ardente mazzi di fiori. Fiori di montagna. «Un guasto senza un perché l'impianto era stato revisionato poco tempo fa: i controlli sono molto severi» «Mio marito mi ha abbracciato uscendo di casa dovevamo partire per le vacanze la prossima settimana» Il manovratore: si è bloccata e ha cominciato a ondeggiare I soccorritori: «Una scena terribile, i corpi erano sparsi per decine di metri» Erano operai e impiegati Il sindaco: «Sulla nostra montagna ora ci sono venti famiglie distrutte. Qui li conoscevamo tutti» <4 >?*MMkWtgrWr~''-&* ...

Persone citate: Del Vento, Jean Marie Bernard, Jean Pierre Chevènement, Noyer, René Gontard

Luoghi citati: En-dévoluy, Francia, Spagna