Puglia, trema il feudo di An

Puglia, trema il feudo di An dopo il voto resa dei conti TRA SINDACO DI LECCE E FINIANI Puglia, trema il feudo di An La Poli Bortone control colonnelli reportage Aldo Caratilo Inviato a LECCE TENIMMO la chiù niegghia chisa e la chiù megghia sindache d'Italia», gonfia il petto il signor Pasquale, tabaccaio devolo alla Santa Croce, cui è dedicata la basilica barocca, c soprattutto alla Poli Bortone, cui anche gli avversari riconoscono sostanziale tenuta (non elettorale, però). «Porta benissimo i suoi 56 anni - concede Mario de Cristofaro, potente assessore regionale all'Agricoltura e fedele nemico di donna Adriana -. Ma per il resto...». Vincitrice alle Europee con SO mila preferenze, sconfitta alle suppletive leccesi di domenica (il suo braccio destro, Gino Siciliano, e il suo erede nel collegio, Fabrizio Camilli, esclusi da Camera e Senato); applauditissiina dui concittadini il martedì, u pusseggio in tailleur e fascia tricolore sottobraccio a Ciampi, e tradita il mercoledì dui colleglli, convocati per una riunione curbouuru - «ma se eravamo 300», si ribella do Cristofaro per cominciarti la raccolta delle firme per il referendum. A Fini, la Poli Bortone l'ha detto sul viso, alla fine della direziono di An (unica astenuta, hi Mussolini e Buontempo contrari, Mucenitini alla toilette): «lo non raccoglierò una sola firma». Se u simili prove di concordia interna e alle disfatte leccesi si aggiungono la sconfitta di Antonio Matarrese nella roccaforte tatarelliana di Bari, e le amarezze delle Comunali (34 municipi al centro-sinistra, 21 al Polo), ecco che, con la Puglia, An pare aver perso la sua Bologna. «Candidati sbagliati - taglia corto Fini -. Sarebbero stati altri, se avessimo fatto le primarie». «Una volta sogghigna D'Alema - bastava che la Poli Bortone si affacciasse alla finestra per avere la maggioranza assoluta». «Mai usalo né finestre né balconi, semmai qualche palchetto di comizio», sorride lei. Ma stavolta, alla chiusura della campagna del Polo, non c'unì proprio. «Avevo la febbre, e l'ho ancora», è la difesa. «E' il febbrone manzoniano di don Abbondio», infiorisce Lecccsera. Come a Bologna, aleggiano sospetti di tradimento. Camilli accusa il sindaco di aver fatto mancare i voti dei suoi al ballottaggio: «La Poli Bortone è una macchina elettorale che funziona in proprio, e può spostare consensi secondo gli equilibri correntizi». Gli fa eco Alfredo Mantovano, proconsole furiano nelle Puglie: «Il collegio senatoriale di Camilli è la somma di due collegi della Camera, il mio e quello della Poli. E Camilli è battuto a Lecce città, mentre pareggia in provincia. Fatti, non chiacchiere. Io ho fatto campagna fino all'ultima sera, e non mi è mai capitato di incontrare il sindaco», Che replica: «Mantovano le ha detto questo? Non è possibile. E' stato lui a dire che non avrebbe sostenuto questi candidati perché imposti dall'esterno». evano , è stata scelta ati ordo solo o: «Come atarelia» Il copione emiliano prevede dimissioni dei responsabili? Il commissario provinciale di Lecce, Rolando Marasco, polibortoniano, si adegua e se ne va. Da Botteghe Oscure partono missioni? Lunedi il capogruppo al Senato di An Giulio Macera tini ha un convegno a Bari. Quanto ai veleni, c'è n'è per un trattato. «A Lecce bì favoleggia delle frequentazioni romane del nostro sindaco, compreso un ex deputato comunista - racconta De Cristofaro -. Ma io non credo alle leggende e non faccio politica così. Ho fondato ima componente, la destra di popolo, Fini ci ha assegnato una quota di 13 mila firme per i referendum: ne avrà 20 mila». «Qui è mancato un Guazzai oca - dice Mantovano -. Lecce conferma la lezione di Bologna: vincono i candidati della società civile, perdono quelli di apparato». Mancano, ed è quasi un sollievo, pure le angosce degli intellettuali dì via Zamboni. Sulla piazza centrale di Lecce, sopra i manifesti con lo stemma comunale - lupa con leccio - e la bandiera Ue affissa dal sindaco come ex voto dopo le Europee, si attaccano poster in difesa di Lorieri, portiere artefice della promozione in A ma a rischio panchina per l'età avanzata; e nei capannelli serali dei giovani baresi l'unico tradimento discusso è di Zambrotta, fantasista passato alla Juve. «Altro che le pugnalate alle spalle degli alleati, a me mi ha rovinato il pallone - conferma uno che se ne intende, Antonio Matarrese -. Nella città vecchia, i ragazzi non mi chiedevano del lavoro che manca, ma del Bari che non si è qualificato per l'Intertoto. E ad Andria mi imploravano di appoggiare il ricorso contro la retrocessione in C. In effetti non hanno torto: a Temi i tifosi avversari mandarono in ospedale l'allenatore...». Peggio non poteva andare: domenica il vicepresidente Fifa (e Uefa) trombato per poche migliaia di voti, mercoledì la retrocessione dell'Andria confermata dalla Cai'. Non è tutto qui, ovviamente: dietro la sconfitta, Matarrese vede le gelosie di Forza Italia e le faide inteme degli alleati: «In campagna elettorale io e An ci siamo innamorati. E, si sa, gli innamorati tradiscono... La mone di Pinuccio è stata un colpo durissimo per loro. Salvatore è molto bravo, davvero, ma gli serve tempo». Pinuccio e Salvatore sono i fratelli Tatarelia. Senza il primo, An non è più la stessa. «Con lui vivo, non ci saremmo alleati con Segni contro Berlusconi»: il ragionamento della Poli Bortone è condiviso anche da molti fìniani. «Legare le sconfitte elettorali locali alla scomparsa di mio fratello significa sminuirlo - dice Salvatore, che ne ha ereditato il seggio alla Camera e la guida del partito pugliese -. Certo che perdere qui, nella culla della destra, è stato un peccato. Nel '48 trionfò l'Uomo Qualunque, negli Anni '50 la de era minoritaria, Bari, Lecce, Foggia avevano sindaci monarchici e vicesindaci missini. E peccato che sia successo proprio domenica, mentre mio figlio, laureando in legge a Bologna, mi telefonava da piazza Maggiore in festa. Paghiamo i personalismi, la conflittualità permanente non ci ha dato una buona immagine. Ma Pinuccio non c'entra. La sua mancanza si sente a livello nazionale». Qui sta forse la differenza con le disgrazie diessine a Bologna: perché in Puglia si gioca un confronto che lacera tutto il partito, tra l'ridentità conservatrice» difesa dalla Poli Bortone e la «progettualità riformairice» dei fìniani, tra vecchio Mai ed elefantini prossimi venturi, tra fedeltà e competizione con Berlusconi. Al punto che il sindaco, sostengono gli avversari, al congresso di ottobre è pronto a contendere la presidenza a Gianfranco. «Lo dice lei stessa, nelle interviste ai giornali locali», sostiene Mantovano. «Non ò vero, mai messa in discussione la leadership di An, né lo faro - rintuzza lei -. Ceito resto una polista convinta. Sì, polista; non Polista». Fini: ci volevano le primarie, è stata sbagliata la scelta dei candidati Tutti d'accordo solo su un punto: «Come ci manca Tatarelia» Adriana Poli Bortone già ministro dell'Agricoltura noi governo Berlusconi e ora sindaco di Lecce