«Zanu il taciturno», l'uomo che contestò lo staff

«Zanu il taciturno», l'uomo che contestò lo staff «Zanu il taciturno», l'uomo che contestò lo staff Sfumata la candidatura a sindaco di Bologna, si prende la rivincita ritratto Guido Tiberga Si- così, a Bologna, è arrivato il giorno della rivincita di Mauro Zani, guarda caso l'uomo che per primo osò attaccare il granitico staff di Massimo D'Alema, quando il premier non ancora premier regnava su Botteghe Oscure. Una rivincita amara, agli albori di quella che, a sentire i veltroniani, avrebbe dovuto essere l'era Zani. E che, con gran fragore e tormento e dimissioni, sarà invece l'era Guazzai oca. Per questo cinquantenne di Sala Bolognese - baffi spioventi su un volto accigliato che lo fa assomigliare ora a Charles Bronson, ora a Bus ter Keaton, ora a qualche oscuro compagno romeno che un commentatore malevolo aveva battezzato «Zanu» - la rivincita si consumerà questa notte in un luogo dal nome inaugurante, come solo certi luoghi emiliani possono avere: la sala «Arena del Sole». Qui i diessini bolognesi, sorvegliati da vicino da Walter Veltroni, gli consegneranno la poltrona di segretario da cui è precipitato Alessandro Ramazza, il leaderino locale caduto insieme a Silvia Bartolini, la candidata rossa d'henne respinta da una città non più tanto rossa nell'anima. Zani, racconta chi lo conosce, è uomo di poche parole. «Faremo una lunga riflessione, scrivete pure che oggi Zani riflette...», diceva lunedì a chi gli domandava che cosa sarebbe successo nei giorni a venire. «Se devo riassumere, l'errore fondamentale è quello di parlare e anzi di straparlare di innovazione dimenticando la manutenzione...», enunciava il martedì. Poche parole, buttate in pasto ai giornalisti mentre prendevano fuoco l'autocoscienza degli sconfitti e le accuse di quelli che non avevano mai digerito Silvia la rossa e che ora tuonavano di «faide interne» e di «lotte cannibalesche» che avevano divorato i candidati migliori, «primo fra tutti Mauro Zani». Zani toma così in cima alla federazione che aveva guidato dall'88 al '91, quando c'era ancora il Pei, prima di avviarsi lungo un cursus honorum che, attraverso la presidenza regionale del Pds e la scalata ai ranghi nazionali del , partito, avrebbe dovuto portarlo, stando alle regole non scritte, al governo della città. E invece no: incoronato da Veltroni quando ormai era diventato vicecapogruppo a Montecitorio (carica che a Botteghe Oscure qualche peso ce l'ha, visto che in passato era toccata a uno come Luciano Violante), Zani si scontra con i «cannibali»; Alessandro Ramazza e l'ex sindaco Renzo Imbeni, che alla designazione del segretario oppongono le primarie e il «volto nuovo» della Bartolini, giovane e bella e con la strada in discesa. Per l'uomo di poche parole Mauro Zani è quasi una beffa. Lui, che nel freddo inverno del '97 aveva scritto di suo pugno una rumorosa lettera di protesta a D'Alema, che «si riuniva troppo spesso con gli uomini del suo staff e troppo poco con i compagni del suo partito», si trova la strada sbarrata dopo aver ricevuto la nomination dal nuovo segretario. Le reazioni? Una porta sbattuta e una nuova lettera. Rumorosa almeno quanto la prima, lunga, e soprattutto pubblica, visto che il testo integrale finisce in due fittissime colonne del Carlino. Zani, quando scrive, non risparmia le parole: «Fare il sindaco • avverte - non rientrava nei miei programmi di vita e di mestiere». Di aver accet¬ tato una candidatura che gli era stata chiesta «in modo cogente» dai vertici anche bolognesi del partito. Ma di non sopportare la contrapposizione che «fulmineamente» era sorta intorno al suo nome: «Non posso, non voglio ricoprire il ruolo di duellante dentro il mio stesso partito. D'altra parte quando in un partito si contrappongono due soli candidati è inutile, dannoso e ipocrita far scorrere le immagini tranquillizzanti delle primarie. Si tratta di fiction...». Uno sceneggiato dall'auditel basso, cui le urne negheranno persino il lieto fine. Per cambiare canale senza buttare il televisore, la Quercia ha deciso di ripartire da Zani. Il palinsesto? «Penso che i bolognesi si siano rotti le scatole di sentire che noi siamo molto progettuali, molto mondani, molto attenti all'Europa...». La prima, forse, va in onda stanotte.

Luoghi citati: Bologna, Europa, Sala Bolognese