Resa dei conti sotto la Quercia di Aldo Cazzullo

Resa dei conti sotto la Quercia Spaccatura anche nell'elezione del successore di Salvi in Senato: il dalemiano Angius la spunta sull'ulivista Morando Resa dei conti sotto la Quercia Veltroni attacca i collaboratori di D'Alema Aldo Cazzullo ROMA «0 si cambia, o io me ne vado». Sono le 23 di mercoledì sera, quando Walter Veltroni irrompe nell'assemblea dei parlamentare diessini, sul cui choc post-elettorale hanno infierito un'interminabile relazione di Fabio Mussi (15 cartelle) e concettosi interventi di Roberto Barbieri, Pietro Gasperoni, Fabrizio Vigni, e scuote la sala con un aut-aut che mai era risuonato negli organi assembleari del partito. «In questi giorni sono sepolto da messaggi e mail...». Alcuni deputati sorrìdono: le solite manie del segretario. Ma il tono si fa subito duro, a tratti drammatico: «...sono messaggi di compagni che ci informano di non aver votato per i nostri candidati, perché, dicono, uguali a quelli che abbiamo combattuto per anni». I ds, paventa Veltroni, come i de, o il psi craxiano: «Un partito di assessori, che bada soltanto alle poltrone, che si divide per i posti di potere, che comunica distanza, che nella sua immagine a livello locale assomiglia molto a quei partiti contro cui in passato abbiamo lottato, fat- to di intrighi, componenti, lotte». Della vecchia De, i Ds, secondo il loro segretario, hanno a volte «la boria», ma non la solidità: «Anzi, siamo un partito gracile. E se diventiamo una casta, è finita». Questa degenerazione, anzi, questa «trasformazione antropologica», come la chiama Veltroni, «contro la quale combatto», ha un nome che non viene mai fatto, bensì evocato. Non D'Alema, che il segretario bada a non attaccare direttamente: «Con lui i rapporti sono assolutamente perfetti. E nessuno riuscirà a introdurvi elementi di turbativa, neppure dicendo cose molto spiacevoli». Ecco: non il premier, ma uno dei suoi consiglieri più ascoltati. Veltroni cita gli attacchi al suo vice, Pietro Polena, e i sarcasmi sul pullman: «Simili dichiarazioni non sonò più accettabili»". «Walter non ne ha fatto il nome, non è nel suo stile - racconta Gloria Buffo -. Ma tutti noi abbiamo capito a chi si riferiva». Non era stato Claudio Velardi a ironizzare sul Folena «coordinatore di che cosa?» Da Palazzo Chigi, il braccio destro di D'Alema preferisce non replicare, ma agli amici che gli hanno parlato in queste ore confida: «Se davvero si riferiva a me, beh, di tutto posso essere accusato, tranne che di cinismo. Semmai, dopo il voto di domenica mi sono fatto travolgere dalla passione politica, se non dalla compassione. E mi sono pure indignato: ma come, due ore dopo i risultati un autorevole esponente del mio partito come Folena tira fuori la storia delle pensioni? Così ha dato la stura a un dibattito senza sen- so. Perché il risultato elettorale non dipende dal Dpef, ma da tante altre cose: se un candidato è buono, vinci; se la coalizione è divisa, perdi. Altro che cinismo: semmai il mio è stato un eccesso di imprudenza. Un'indignazione di cui rivendico le ragioni». Se Velardi evita di nominare Veltroni, la «Velina rossa», tradizionalmente attenta agli umori di Palazzo Chigi, gli rinfaccia «la mancanza di una linea politica»: «Il se¬ gretario non può limitarsi a dire, e quasi "minacciare", "o si cambia o 10 me ne vado". Non si può giustificare la sconfitta sostenendo che la Quercia è diventato il partito degli assessorati. Magari fosse questo! Ci avrebbero portato milioni di elettori! Limitare il discorso a queste sortite è troppo poco; come anche dire che c'è identità di vedute con D'Alema e poi quasi rimproverarlo per i suoi consiglieri». Mercoledì sera, Veltroni ha ripetuto più volte che «non ci sarà nessuno smarcamento dei Ds dal governo, nessuno scarto. Come è stato per la guerra». Sulle pensioni, però, 11 segretario tiene a un distinguo: il problema, sottolinea, sono stati «i messaggi, più dei contenuti». «La gente, sulla spiaggia, mi ha chiesto: "Ma ci volete togliere le pensioni?". Era arrivato questo messaggio. Non ha contato nulla? Per fortuna quasi nessuno l'ha detto. Non l'ha detto certamente D'Alema. Il premier ha detto che non è stata l'unica causa. Verissimo. Ma, badate, noi a Bologna vincevamo anche se due sole persone in più per seggio andavano a votare...». Veltroni fa sapere di non aver apprezzato alcune uscite di Amato - «non può paragonare la Cgil al Gosplan, il sindacato dei minatori» - e chiede al governo di trasmettere «iui progetto complessivo, innovatore e dinamico»; quell'«energia» che in questo momento, riconosce il segretario, trasmette solo Berlusconi. Se era im messaggio all'unità, non è stato recepito: ieri il gruppo al Senato si è spaccato per eleggere il successore di Salvi. Due i candidati, il dalemiano Gavino Angius e l'ulivista Enrico Morando, che mercoledì sera si era adirato per «l'ignobile articoletto dell'Unità in cui vengo definito un "autocandidato"». «L'uno e l'altro per me pari sono», era la linea di Veltroni. L'ha spuntata il primo per 58 voti a 31 (sette le schede bianche). Fiutata l'aria, il navigato Angius ha ammonito i giornalisti: «Se scrivete che ha vinto D'Alema contro Veltroni, scrivete una stupidaggine». i & Molti compagni mi dicono che i nostri candidati erano come quelli che abbiamo combattuto ■■ Siamo diventati un partito di assessori che bada solo alle poltrone e si divide per i posti di potere 0 si cambia oppure io lascio ■■ ti La gente sulla spiaggia mi chiedeva se volevamo davvero togliere le pensioni Così hanno capito ij p IL PRESIDENTE IL SEGRETARIO IL CONSIGLIERE IL COMMISSARIO Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema: guida 11 governo di centrosinistra da ottobre '98 dopo la caduta del primo esecutivo Prodi che governava da maggio 1996 Il segretario dei Democratici di sinistra Walter Veltroni: dal 1996 a ottobre '98 è stato vicepremier di Romano Prodi e successivamente è diventato segretario della Quercia al posto di Massimo D'Alema, passato a Palazzo Chigi Claudio Velardi, consigliere politico di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi: era già assistente del premier quando era segretario di Botteghe Oscure. I due vanno d'accordo dai lontani tempi della Fgci Mauro Zani. 50 anni, di Sala Bolognese: oggi pomeriggio potrebbe succedere ad Alessandro Ramazza alla segreteria dei Ds di Bologna Una specie di commissariamento dopo la sconfitta elettorale

Luoghi citati: Bologna, Roma, Sala Bolognese