Ue: una spina tedesca per Prodi di Francesco Manacorda

Ue: una spina tedesca per Prodi Bonn non vuole nominare un commissario dell'opposizione e il Ppe minaccia ritorsioni Ue: una spina tedesca per Prodi Schroeder non cede. Kohlfai una scemenza Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Parlano tedesco i problemi di Romano Prodi. Ieri sera il presidente designato della Commissione ha incontrato a cena il Cancelliere Gerhard Schroeder per capire 3uali nomi Bonn proponga per i ue posti da Commissario europeo che le spettano. E al tempo stesso il caso del Commissario uscente tedesco Martin Bangemann, che nello scandalo generale ha annunciato la sua partenza anticipata da Bruxelles per andare a lavorare alla società spagnola Telefonica ha spinto Prodi ad assicurare che nell'esecutivo da lui guidato casi come questo non si vedranno mai, «Ho deciso che non appena la nuova Commissione sarà operativa dico - proporrò l'adozione di regole chiare e trasparenti» proprio per evitare possibili conflitti d'interessi. Prima di porre mano alla moralizzazione di Bruxelles il presidente designato dovrà però completare la sua Commissione, dove mancano ancora le scelte esplicite di tre grandi Paesi: Germania, Francia e Italia, sebbene in quest'ultimo caso la decisione in favore di Mario Monti appaia quasi certa. Ieri il colloquio con Schroeder è durato fino a tarda sera, ma partendo da Bruxelles nel pomeriggio uno dei più stretti collaboratori di Prodi spiegava così il senso della missione: «Vogliamo governare con l'appoggio dei maggiori gruppi al Parlamento europeo. Il messaggio che portiamo ai governi è di ri¬ cordarsi che esiste anche il Parlamento». Un messaggio particolarmente adatto a Schroeder, che finora ha rifiutato di nominare un Commissario dell'opposizione nonostante i popolari europei a cui appartiene la Cdu-Csu siano ormai forza di maggioranza relativa al Parlamento. Da qui le minacce del Ppe di non votare un esecutivo dove non sia abbastanza rappresentato, la conseguente preoccupazione di Prodi e infine il pressing che ieri sera ha cercato di esercitare sul Cancelliere. Assai critico nei confronti di Schroeder è del resto anche il suo predecessore, Helmut Kohl. La sua decisione di non dare un Commissario all'opposizione «è semplicemente una scemenza, non c'è altra definizione», ha detto ieri Kohl in un'intervista televisiva, Non ottenere un Commissario targato Cdu dal governo tedesco potrebbe mettere in seria difficoltà Prodi quando il 21 luglio la sua Commissione dovrà presentarsi di fronte al nuovo Parlamento europeo. Ma il presidente designato, che in quell'occasione spiegherà i criteri con cui ha scelto i Commissari e quelli con cui ha distribuito i portafogli di competenza, è convinto in ogni modo che non otterrà un voto contrario dei popolari. Nel suo esecutivo, anche se Schroeder non cederà, dovrebbero esserci almeno sei Commissari in cui il Ppe si riconosce espressi da Austria, Francia, Gran Bretagna, Italia, Irlanda, Spagna e una settima, perché sarà una donna, potrebbe arrivare dal Lussemburgo. Per 1 Italia la scelta di Mario Monti, gradito ai popolari, appare sempre più probabile. All'inizio della settimana prossima Prodi avrà un incontro con D'Alema su questo tema e fonti vicine al presidente del Consiglio spiegano che «il governo non ha mai fatto questione di nomi ed ha indicato in passato entrambi i Commissari uscenti come ricandidabili, ma ha l'interesse ad avere un importante portafoglio economico». Naturale che l'identikit che si sovrappone a questo tipo di dicastero sia quello di Monti e non quello di Emma Bonino. Ancora incerta appare invece la scelta dei francesi, specie per quel che riguarda il Commissario dell'opposizione: resterà Yves-Thibault de Silguy o toccherà al gaullista Michel Barnier, così convinto della propria nomina che sta già cercando collaboratori? Prodi non lo sa ancora e forse preferisce non saperlo. Fra pochi giorni il presidente incaricato vedrà D'Alema per la scelta del commissario Il presidente incaricato dell'Ue Romano Prodi