LA PATATA BOLLENTE

LA PATATA BOLLENTE LA PATATA BOLLENTE Paolo Passarmi IL vertice di maggioranza che lunedì discuterà del Dpef non vedrà nessuno accusare Massimo D'Alema di avere fatto marcia indietro sulla riforma delle pensioni: si tratta di una patata bollente che tutti desiderano rimanga nella pentola. Semmai è più facile che qualcuno accenni all'imprudenza compiuta dal presidente del Consiglio nel mettere questo tema in discussione alla vigilia del voto. Su questo punto è stata diffusa ieri una smentita di Giuliano Amato a «Repubblica», in cui al ministro del Tesoro veniva attribuita la frase «dopo il sì degli autonomi Massimo non ha avuto pazienza». Amato ha negato questataffermazione scaribarilistica, nda è del tutto evidente comunque che, se lo scontro con i sindacati è stato aperto, D'Alema lo ha guidato. Così come non c'è dubbio che fu proprio un'intervista dello stesso Amato la scorsa settimana ad accendere le polveri dei sindacati. A ciascuno il suo. I Ola EHI/ASINO. Ieri i Democratici di Romano Prodi hanno reso note le loro «condizioni» per la ricostituzione dell'Ulivo. Dicono che sono tre, ma in realtà sono di più. Vediamo: prima, accettazione definitiva del bipolarismo (che comporta come sottocondizione l'appoggio al ri-referendum sulla proporzionale); seconda, scelta stabile e irreversibile del campo di centrosinistra (questa è per tentare di tener fuori qualche incorreggibile pendolare di centro); terza, conferimento di quote di sovranità al «nuovo soggetto» da parte dei partiti che gli daranno vita. Walter Veltroni ha detto di «accettare» queste proposte e ha aggiunto di constatare con soddisfazione come calino le «resistenze» al rilancio dell'Ulivo. In realtà, a parte la forma delle «condizioni», i tre punti sono accettabili per la Quercia, soprattutto perchéè il terzo è rimasto ancora mdeterariinato. Ma c'è un quarto punto più difficile da inghiottire. Nell'annunciare le «condizioni», Enzo Bianco ha informato anche che, nel frattempo, su un «piano parallelo», l'Asinelio cercherà di dar vita alla speranza di un Partito Democratico. Non è quello a cui pensa Veltroni, incentrato sulla Quercia, ma quello di Prodi, incentrato sull'Asinelio, che si prepara a lanciare una potente campagna acquisti soprattutto al centro, tra i popolari e nello stesso campo diessino. E' il pri mo caso di parallele destinate i incontrarsi, anzi a scontrarsi. WIININ rOtOU. L'altra notte, parlando di fronte all'assemblea dei parlamentari Ds, Veltroni ha accusato il partito di «cinismo» e ha etichettato come cinici anche alcuni «collaboratori del presidente a Palazzo Chigi». Chi è il cattivo? Sembra trattarsi di Claudio Velardi, consigliere strettissimo di D'Alema reo di aver pronunciato la frase «Polena coordinatore di che?». Il dibattito cresce. e-mail: paopasstgUn