Storie di Città t Ga di Bruno Gambarotta

Storie di Città t Ga Storie di Città t Ga SIGNOR commissario, adesso ci conto per filo e per segno come sono andate le cose. L idea di giocare a rifare le indagini su quei casi di cronaca nera dove voi della pula siete andati in bianco, è stata della padrona di casa, di Tutun. Noi ci diciamo tutun a quelle signorine che invecchiando mettono su un'ombra di baffi e gli sproni, carne le gali ine vecchie, anche se adesso non c'è più nessuno che lascia invecchiare una gallina in santa pace. Da giovane era, come tutte le sue consorelle, una tota, poi è diventata un tutun, cambiando anche di genere, dal femminile al maschile. Proprio così: sono state Tutun e sua sorella Ghitin, fanatiche lettrici di cronaca nera, ad avere l'idea e a proporcela. Ghitin starebbe per Margherita; diventata Ghita e poi, a causa delle dimensioni ridotte rispetto a Tutun, Ghitin. Quelle due ciamporgne non sembrano nemmeno sorelle; a parte che una è il doppio dell'altra, di tanto che Tutun è. volitiva e prepotente, altrettanto Ghitin è remissiva e di buon comando, sempre con quell'aria sbaruata, spaventata, che se uno non la conosce pensa che sia anche un po' gnugnu. Non proprio cutu, soltanto gnugnu. Noi ci diciamo cutu a quelli che battono volentieri i coperchi, che sono un po' fuori di melone, quelli che i parenti, quando non volevano che la roba non andasse spartita tra troppi fratelli, li consegnavano al Cottolengo, che accoglieva tutti. Per fortuna quelli che da giovani ci hanno dato dentro nel goga e migoga, da vecchi, al momento di stirare le cuoia, fanno testamento in favore del Cottolengo per comprarsi un passaggio in Purgatorio. Noi ci diciamo «quand ch'ei cui a l'è frust el Pater noster a ven gius:» che in buon italiano sarebbe «quando il di diètro è frusto il Padre nostro viene giusto». Comunque, tornando alle nostre due sorelle Bandiera, noi era già da un po' di tempo che, una sera alla settimana, il giovedì, si giocava a fare i poliziotti. E i giudici. E ne abbiamo presi sa, di assassini, altro che voi. Dopo averli smascherati li abbiamo processati e si sono presi tutti l'ergastolo. Solo perché in Italia non c'è più la pena di morte. Per adesso. Tutto regolare. Avevamo anche-l'avvocato difensore, che è un vero avvocato, anche se adesso è in pensione. Si chiama avvocato Bonarda, ma lei, signor commissario, non lo chiami così che l'avvocato è capace di offendersi, perché Bonarda è uno stranome che ci abbiamo dato noi, per via del fatto che prima dell'arringa fa il pieno con un pintone di Bonarda dell'Oltrepò che si porta lui da casa e vigliacco se una volta che è una volta ha mai detto: gradisce? Lei,* signor commissario, a questo punto si chiederà perché noi lo facevamo, questo teatrino. Bella domanda, complimenti! Lei che è uomo di penna conosce certamente quella bella poesia di Cesare Pavese che dice: «Verrà giovedì e saranno gnocchi». E ben, la risposta è che da Tutun e da Ghitin il giovedì sera non c'erano gnocchi ma si mangiavano le più buone bignole di tutta Torino, fatte una per una, con le loro mani sante, secondo una ricetta segreta che ci sono dei pasticcieri che per averla darebbero via il didietro, ammesso e non concesso che a qualcuno interessi il portacode di un pasticciere che siccome è una categoria che mangia tanto zucchero ohe l'hanno tutti piuttosto basso. Quella famosa ricetta era arrivata alle due sorelle da un bisnonno che era stato cuoco in casa Savoia e che era stato mandato via su due piedi perché una dama di compagnia della regina, entrata in cucina senza chiedere permesso, l'aveva sorpreso mentre forciolinava una sguattera, che per quei tempi era una roba normale, non era sul contratto di lavoro ma quasi, che se uno non lo faceva gli davano del finocchio. Fatto sta che questa qui, o che era una dama di carità che quelle robe neanche a parlarne o che era invidiosa e avrebbe voluto essere lei al posto della sguattera ma non si incalava, ha piantato su mi rabello che la metà bastava e il bisnonno ha perso il posto. Portandosi via però il suo prezioso quaderno di ricette. Signor commissario, la conosce quella dell'idraulico che entra in un bagno e ci trova dentro una signora che sta facendo il bagno? Quella strilla come un'ossessa e lui ci fa: «Cosa c'è? Non ha mai visto un idraulico?». Per arrivare al dunque, quella famosa sera Tutun ci presenta una niuentri come dite voi giovani, una nuova ospite. «E' una famosa medium - dice -, è stata la migliore allieva di Gustavo Rol». Già, adesso che il grande Rol è morto non può più smentire. Si vede dalle foto che doveva essere un gran signore con quella testa lucida che sembrava il faro della Maddalena e quegli occhi che ti trapanavano. Ad ogni modo Tutun annuncia: «Stasera faremo con lei una seduta spiritica per risolvere il famoso caso della ballerina scomparsa durante la festa da ballo data a Palazzo Levaldigi». Lo credo che lei, signor commissario, non ne sapeva niente di questa ballerina, perché quella famosa festa, che durò ventotto ore consecutive, si svolse dal 7 all'i! marzo del 1791. Lei non è più un bambino ma a quell'epoca non c'era ancora. Ma vedo che s'è fatto tardi, com'è andata la seduta spiritica ce lo conto la prossima volta, neh? t Bruno Gambarotta %

Persone citate: Cesare Pavese, Gustavo Rol, Pater, Rol, Savoia

Luoghi citati: Città T Ga, Italia, Torino