Il walkman compie vent'anni

Il walkman compie vent'anni TECNOLOGIA Il walkman compie vent'anni Qi UALCUNO racconta che l'idea gli venne su un _ campo da golf, perché voleva ascoltare musica senza dare fastidio agli altri giocatori. I familiari sostengono che fu invece guidando, assordato dall'alto volume del registratore dei figli. Comunque sia, nel mese di luglio di vent'anni fa il giapponese Akio Morita, presidente della Sony, ebbe una grande idea (grande, almeno dal punto di vista commerciale): il walkman, un riproduttore audio di dimensioni ridotte, da tenere in mano o in tasca, con un paio di cuffie per ascoltare musica senza disturbare nessuno. Il nuovo aggeggio elettonico si impose subito, anche come nome. Invece del «camminatore», quei puristi degli inglesi preferivano «Soundabout» o «Stowaway». Ma walkman, parola inventata dai giapponesi, è entrata nell'Oxford Dictionary. L'idea di Morita è stata lautamente ripagata dal mercato. Da allora sono stati venduti più di un miliardo di walkman, nei più diversi modelli. Li si vede ovunque: in tram, per strada, facendo footing nel parco. Nipote del più ingombrante mangiadischi, il walkman è frutto della miniaturizzazione elettronica, di cui i giapponesi sono maestri. Riducendo le dimensioni delle testine di lettura e dell'apparato elettronico per l'ascolto (la registrazione verrà qualche anno dopo), la Sony riuscì a realizzare un riproduttore audio poco più grande della stessa musicassetta, inventata già nel 1963 dalla Philips. Il principio della registrazione su supporti magnetici risale addirittura agli Anni 30, con magnetofono. Dirigendo ii suono verso un microfono, le onde sonore vengono convertite in segnali elettrici. Amplificati, scorrono in una bobina avvolta su un elettromagnete, producendo "urn'campo magnetico. Per effetto di quest'ultimo, il nastro di plastica della musicassetta, rivestito di ossido di ferro, si magnetizza a seconda dell'intensità dei segnali, creando così una specie di «codice» corrispondente al suono originario. Vent'anni dopo il walkman, la nuova rivoluzione musicale sta tutta in una sigla: MP3, il metodo di compressione dei dati audio digitali. Anche la musica, ovviamente, può essere rappresentata in modo digitale, e cioè con una serie di uno e di zeri. Gli algoritmi di compressione (come MP3) cercano di «comprimere», di accorciare questa lunga sequenza, mantenendo però l'informazione originaria. Ridurre le serie digitali che definiscono una canzone significa rappresentarla con un file più piccolo, più «leggero», più veloce da scaricare navigando su Internet. E MP3 deve il suo successo proprio alla rete. Consente di distribuire la musica su Internet con una velocità e una qualità fino a poco tempo fa impensabili. Sono oltre quindicimila i siti che contengono brani registrati in MP3. E sono sempre di più anche i lettori portatili per MP3, destinati a soppiantare i vecchi walkman. Negli Stati Uniti sta per essere lanciato ZipMen, a meno di cento dollari, mentre in Italia l'ormai storico Rio di Diamond Multimedia costa circa mezzo milione (ma in rete si trova anche a 300 mila lire). L'ultima novità è MP3-G0, un sistema portatile composto da .tre elementi per registrare e produrre brani, e pure per scaricarli da Internet. Anche senza sapere nulla di computer e modem. Giovanni Valerio

Persone citate: Akio Morita, Diamond, Giovanni Valerio, Morita

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti