Il cinema

Il cinema LO SCAFFALE Il cinema etainuiuoiu STANLEY KUBRICK LA BIOGRAFIA John Baxter Lindau pp.473 L. 40.000 STANLEY KUBRICK Due biografìe ed un mistero che rimane: di quale malattia è morto il regista. QU ESTÀ biografia di Kubrick è uscita quasi contemporaneamente a quella scritta da Vincent Lo Brutto e pubblicata da 11 Castoro. Tutt'e due i libri non forniscono alcuna notizia sull'argomento intorno a cui resiste la maggiore disinformazione e curiosità: come Kubrick sia morto il 7 marzo 1999, perché, a causa di quale malattia, in che modo. Pure le notizie sul suo ultimo film «Eyes Wide Shut», che uscirà negli Stati Uniti il prossimo 16 luglio, sono scarse e sommarie quanto quelle già pubblicate dai giornali. Scritte da un australiano residente a Parigi e da un insegnante americano abitante vicino a New York, le due biografie sono analogamente accurate. Risultano ricche soprattutto per quanto riguarda il periodo americano dì Kubrick, dal 1928 della nascita al 1960 del trasferimento in quell'Inghilterra dove avrebbe realizzato i suoi film più importanti e avrebbe abitato per il resto della vita. Allineano film, aneddoti e avvenimenti esistenziali restando in superficie, esteriori, e neppure tentando di disegnare un contesto storico-socio-politico, né di analizzare l'elemento cruciale: l'immenso alento di Kubrick. TUTTO IL CINEMA DI HONG KONG Alberto Pezzotta Baldini & Castoldi pp.442 L. 34.000 HONG KONG Tigri in crisi, emigrazione hollywoodiana ed il rischio della perdita di identità I L cinema di Hong Kong non vive il suo periodo I migliore. Il ritorno del Paese sotto la sovranità della Cina, l'annosa crisi economica asiatica, l'emigrazione verso gli Stati Uniti di molti tra i massimi registi e interpreti (John Woo, Tsui Hark. Jackie Chan, Chow Yun-fat) rischiano di svuotare un cine-fenomeno di questi anni. Scrive Alberto Pezzotta: «Se il cinema hongkonghese sopravvivrà, non dipende né dalla tecnica né dalla censura ma dallo spirito... La speranza è che (i suoi autori) seguano l'esempio dei Billy Wilder e dei Fritz Lang», registi austro-tedeschi che nell'emigrazione a Hollywood conservarono lo spìrito europeo. Un'epoca è finita e il libro consente un primo bilancio, steso in linguaggio non accademico né pedante: profilo storico, percorso attraverso i generi (melodramma, azione, fantasy, comico) e un preziosissimo repertorio di » autori, attori o modelli produttivi esemplari completo di filmografie e arricchito da una bibliografia generale. JOEL E ETHAN COEN Vincenzo Buccheri // Castoro pp.125 L. 16.000 I FRATELLI COEN Il fascino di un lavoro artistico a due teste, l'amore per Steve Reeves e per i film in tv SI può anche leggere insieme con i racconti sardonici e divertenti di Ethan Coen (I Cantelli dell'Eden. pubblicato da Einaudi), questa sintesi della vita e del lavoro dei Coen, due tra i giovani autori americani più bravi, appassionanti e divertenti («Il grande Lebowski», loro ultimo film, è esemplare d'ogni forma di post-modernità) che hanno lanciato negli Stati Uniti la voga dei registi fratelli: i Farrelly. i Wachowski... Il mistero di un lavoro artistico a due teste viene considerato dai Coen del tutto naturale: «Noi lavoriamo sempre insieme... da sempre realizziamo e produciamo insieme i nostri film, stiamo insieme sul set, discutiamo con i tecnici e gli attori senza grandi distinzioni di ruoli... Ethan si occupa soprattutto della produzione, ma le decisioni di regìa sono sempre responsabilità comune». Quando erano ragazzi, figli di due docenti dell'Università del Minnesota, e vedevano film soprattutto alla televisione, uno dei loro divi prediletti era Steve Reeves. uno degli esercizi preferiti era rifare in casa film come «Tempesta su Washington». ROBERT WIENE: IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI Paolo Bertetto, Cristina Monti Lindau pp. 171 L. 15.000 ROBERT WIENE Il gabinetto del dottor Caligari fa ancora discutere ottant'anni dopo ROBERT Wiene, il regista tedesco emigrato dopo la presa del potere da parte dei nazisti a Parigi dove morì nel 1938 a meno di sessant'anni, autore nel 1919 de «Il gabinetto del dottor Caligari», classico dei cine-espressionismo tedesco, è stato al centro d'una contesa storica che viene riesaminata nel libro con appassionata attenzione. Uno degli sceneggiatori, emigrato negli Stati Uniti, accusò il regista d'aver alterato il film in senso convenzionale e conformista. Il grande critico Kracauer prese per buona l'accusa. Paolo Bertetto la respinge con un'analisi minuziosa che diventa pure un bellissimo esame del film. Al suo saggio si aggiunge uno scritto di Cristina Monti che ripercorre i modi della produzione di quella straordinaria opera dell'irrealtà, dei fantasmi, della proiezione delle immagini interiori, che derivò il nome del titolo da un testo di Stendhal in cui si parla del piemontese Calligaris. CUNT EASTWOOD L'UOMO DALLA CRAVATTA DI CUOIO Richard Schkkel Sperling&Kupfer pp.545 L 36.000 CLINT EASTWOOD Il racconto della sua esperienza italiana e del suo affetto per Sergio Leone ATTENZIONE: «La biografia ufficiale*, si avverte in copertina, il che significa che nel libro non si trovano scandali né vizi e (dice Gianni Canova nella prefazione all'edizione italiana) «neppure quel tono morboso e un po' voyeur che certi biografi finiscono per adottare loro malgrado». L'autore Robert Schickel, da decenni rispettato critico cinematografico americano, scrive che «la verità su Clint Eastwood risiede, ovviamente, a metà strada tra le vecchie semplificazioni e le moderne attestazioni di stima» sul divo che ha oggi quasi settantanni. Il libro calmo e scrupoloso, completato da filmografia e bibliografia, ha come principale fonte d'informazione Eastwood stesso, che racconta molto della sua esperienza italiana: come parlasse con Sergio Leone, che non sapeva l'inglose. attraverso lo stuntman Benito Stefanelli; come Leone dichiarasse d'essere più giovane (di otto anni); come avesse l'abitudine di ingigantire la realtà.