NONNO JUNG di Augusto Romano

NONNO JUNG NONNO JUNG Lo psichiatra nei ricordi ài nipote Intervista esclusiva a Dieter Baumann DIETER Baumann è il nipote di Jung e il solo della famiglia che, come il nonno, abbia scelto la strada della psichiatria e della psicoanalisi. Sono venuto aintervistarlo a Bollingen, sul lago di Zurigo, nella casa-torre che Jung progettò e fece costruire per i suoi ritiri. Prima di cominciare, andiamo per colline a comperare dai contadini le rape e le patate che lesseremo insieme ai bollito sul fuoco a legna del grande caminetto. Quando stiamo per aprire il cancello di legno da cui si accede al vasto e incolto giardino che circonda la casa, scorgiamo per terra una splendida volpe, morta. Baumann, che ha un senso religioso della natura, mi dice che è assolutamente necessario seppellirla e solo a fatica acconsente alla proposta di farlo dopo l'intervista (quando usciremo, dopo aver chiacchierato e mangiato, la volpe sarà scomparsa). In questo atteggiamento sembra di riconoscere non solo lo stile personale di Baumann ma lo spirito che egli condivide con Jung e che ha ispirato questa costruzione bizzarra e irregolare, priva di luce elettrica e di acqua corrente (suppliscono candele, lucerne, il fuoco dai camini, la leva del pozzo azionata a mano). Uno spirito del tutto indifferente al ridicolo, giacché ci sono cose infinitamente più importanti del ridicolo, delle buone maniere e della civile conversazione in cui ogni entusiasmo si estenua sino a smarrirsi. La frase che recentemente George Steiner rivolgeva ai giovani, «Non mercanteggiate le vostre passioni», appartiene a quell'universo di discorso nel quale trova posto l'iscrizione latina che più volte Jung ha scolpito con le sue mani sulle pietre di questa casa: «Vocatus, atque non vocatus, Deus aderii». Non si deve sfuggire al proprio dèmone. Baumann è una specie di grande orso, alto, leggermente curvo, dallo « sguardo penetrante, con un vestito stazzonato e fragorose risate infantili; quanto di più lontano dalla borghese medie tà. Assomiglia singolarmente, oltre che al nonno, a questa casa labirintica, di cui non si vede la fina, e in cui si intrecciano vari percorsi: quello svizzero tradizionale, ma anche quello del gioco infantile, quello gnostico, e una specie di ragionata follia che tutti li tiene insieme. Incredibilm onte, non è una costruzione Kitsch. Se il Kitsch corrisponde al volere e non potere, la personalità di Jung che interamente la impronta di sé mostra qui quella imbarazzante capacità di prendere sul serio e di portare sino in fondo le proprie intuizioni ed emozioni, che esclude ogni cedimento alla melassa del Kitsch. Dice Baumann: «In Jung l'astratto, le idee, non erano mai separate dall'immediato., dal concreto, dalle emozioni. Era un uomo molto semplice, un contadino. Mi ha insegnato a vangare, quando ero bambino, durante la guerra, e bisognava piantare le patate. Mi ha anche insegnato a scolpire la pietra. Una volta abbiamo scolpito • insieme un dio pagano. Bisogna metterlo sul davanzale della finestra, è un dio che scaccia le nuvole, un dio del buon tempo.... Jung era una persona intensa, perché il suo comportamento, il suo corpo e quello che diceva andavano sempre insieme. Anche quando pensava in astratto, cosa che sapeva fare molto bene, sentivi che era completamene presente anche col corpo, a differenza di certi tipi intellettuali, anche fra noi analisti, che sembrano vivi solo a partire dalla testa e sotto sono completamente rigidi. La sua psicologia era il suo vissuto. Cercava sempre di aderire ai fatti». Baumann è una delle non molte persone viventi che hanno frequentato Jung lungamente, dato che alla sua morte aveva oltre 30 anni. Quali i suoi ricordi più forti? «Ricordo la sua concentrazione, quando era seduto sulla sua poltrona e si discuteva; rifletteva e intanto tirava la pipa o il sigaro, e mentre faceva buio la brace diventava più ardente. Questo era uno dei modi in cui si manifestava la sua intensità. Ma era anche molto intenso quando si arrabbiava. Poteva essere impressionante». Pensa che questa violenza sia l'Ombra di Jung, il suo limite umano? «Jung ha affermato di se stesso, credo in una lettera, che il suo sentimento era un mostro. Noi sappiamo dalle sue ricerche che la funzione inferiore, quella meno sviluppata, la più arcaica, è mostruosa, eccessiva, violenta. Per esempio, poteva dare dei giudizi di sentimento troppo drastici e generalizzati. Sapeva però tornare indietro e ristabilire una certa distanza». A proposito di Ombra, che atteggiamento aveva verso la sessualità? «Non c'era in lui una mistica della sessualità, come in Freud. Jung è cresciuto in un paese di pescatori e di contadini, e sin da bambino assisteva agli accoppiamenti di tori e mucche, Vedeva la sessualità come Augusto Romano CONTINUA A PAG. 7 SECONDA COLONNA nei ricordi ài nipote n è il ni il solo e, come celto la chiatria lisi. Sorvistarul lago asa-torgettò e . Prima colline rape siena ato solo lo n ma lo n Jung e ruzione di luce (suppliuoco dai onata a indiffeono cose i del ri e della ni entumarrirsi. George i, «Non assioni», o di dio l'iscriJung ha e pietre que non si deve grande vo, dallo « vestito infantialla boringolara questa i vede la no vari dizionainfantipecie di li tiene on è una ch corriotere, la ramente Intervistala impronta dimbarazzantesul serio e di pproprie intuiesclude oglassa del KDicel'astramai sto., dziotoupo.... intensa, pmento, il sdiceva andaAnche quandcosa che sapsentivi che esente anche cdi certi tipi inoi analisti, ca partire dalcompletamenlogia era il sempre di adeluFina _ol'r<ji!Nei n■Mintervc>lAii': vi

Luoghi citati: Zurigo